Il senatore Turco chiede il Registro dei Tumori di Taranto, che c’è già

Ha fatto il giro delle redazioni, e diverse condivisioni, il convegno sulla pa trasparente organizzato dal vice Conte, Mario Turco sulla webtv del Senato. Diventato virale grazie all’hackeraggio con la messa in onda di un video porno mentre il nobel Giorgio Parisi era in collegamento con i senatori grillini.

Non contento del successo già raggiunto, Mario Turco ha pensato di inviare anche un comunicato di commento all’iniziativa: “Ieri, 17 gennaio 2022, durante il convegno “Per una PA trasparente”, il Premio Nobel per la Fisica, Prof. Giorgio Parisi, ha denunciato la mancata pubblicazione dei dati epidemiologici sui tumori.

Sen. Mario Turco(Ansa)

In particolare, il Prof. Parisi ha fatto riferimento al “Registro Tumori” di Roma, aggiornato al 2017, e soprattutto di Taranto, fermo al 2013, affermando che non conoscere l’incidenza dei tumori sulla popolazione, impedisce qualsiasi informazione, osservazione e attività di ricerca scientifica.

In una città come Taranto – continua Turco – nota per le criticità ambientali e sanitarie, non conoscere l’andamento epidemiologico dei tumori è una vera assurdità.

Si chiede alle Autorità competenti e alle Amministrazioni territoriali responsabili, di rendere tali dati aperti e accessibili a tutti, garantendone la tempestiva pubblicazione per il futuro.

Questo è un grave esempio di inefficienza della PA. inaccettabile su un argomento così importante per l’interesse della comunità.» Lo ha dichiarato in un comunicato stampa – conclude la nota – il Sen. Mario Turco, Vicepresidente del MoVimento 5 Stelle e già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Conte II”. E’ cosi che continua infatti a firmarsi nei comunicati l’ex sottosegretario.

Cosa che forse farebbe meglio a non ricordare, soprattutto se continua a dire cose non vere.

Il registro tumori di Taranto esiste, è stato pubblicato a dicembre 2020, aggiornato con dati al 2017, ed è il più aggiornato in Italia. Mentre quello di Roma citato da Turco, pubblicato si nel 2017, è su dati raccolti fino al 2015. E se pure non è stato lui a fare questo riferimento, ma il nobel Parisi, il già sottosegretario di Conte che è tarantino dovrebbe saperlo.

Visto che tanto si spende per la sua città, come dimostra l’ultima perla dell’acquario Green senza pesci finanziata con 50 milioni quando era sottosegretario, e per fortuna stralciato dal ministro Carfagna perché il progetto “faceva acqua da tutte le parti”.

Invece Turco non sa neppure a quando risale ultimo registro tumori della sua città, ma pretende di dare persino soluzioni programmatiche e legislative su elaborazioni scientifiche datate o irrilevanti, come ad esempio con l’ultima mozione che ha presentato al senato a dicembre scorso. Con la quale vorrebbe addirittura allineare la legislazione italiana sui limiti emissivi alle linee guida oms (quelle dei 50 grammi di zucchero al giorno) anziché alla legge europea. E per farlo cita uno “studio” elaborato dal comune di Taranto (sotto la guida del Sindaco decaduto per dimissioni della sua maggioranza di centrosinistra, e ora sostenuto dal grillino Turco) che mette in una statistica geografica per quartiere tutti i decessi tout court, senza correrarli non alle malattie, ma neanche alla causa di morte. E così in un unico calderone vorrebbe dare una valenza scientifica (magari legandola all’inquinamento) mettendo insieme morti ammazzati, per incidente, per covid, per malasanità (e sappiamo quanto questa incide in Puglia). Chissà che direbbero ad esempio le femministe se scoprissero che per il senatore Turco anche un femminicidio nelle statistiche del comune di Taranto se avvenuto al quartiere Tamburi finisce tra i morti di ilva!

Esattamente come nella stessa mozione Turco cita i deficit di apprendimento dei bambini del quartiere Tamburi che proprio l’Istituto Superiore di Sanità ha correlato alle disuguaglianze socioculturali: “Le iniziative realizzate hanno consentito di osservare che le persone di basso status sociale sono più esposte agli inquinanti di origine industriale e presentano peggiori condizioni di salute, in termini di salute percepita, di mortalità, di morbosità cronica o di disabilità: i risultati indicano come il tema del contrasto alle diseguaglianze sociali non può essere trascurato in fase di gestione del rischio, soprattutto nelle aree ad alta criticità ambientale”. Senza che nulla l’amministrazione abbia fatto per ridurre questo divario socioeconomico neppur ein termini di implementazione dell’offerta didattica ed educativa socioassistenziale.

Quanto al registro tumori di Taranto 2020, visto che il senatore Turco non lo conosce, proviamo a sunteggiarlo. Sapendo già che a breve verrà pubblicato quello con aggiornamento di altri due anni fino al 2019: il più aggiornato d’Italia.

La presentazione è affidata al noto epidemiologo Pierluigi Lopalco, che ha firmato il registro in quanto in quel momento era assessore alla sanità della regione Puglia. “E’ oggi con grandissimo piacere che ricevo e leggo lo Short Report del Registro Tumori di Taranto 2020. Un lavoro maturo, completo e straordinariamente aggiornato con dati fino al 2017. Nella mia duplice veste di epidemiologo e di Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Puglia non posso che esprimere il mio più vivo apprezzamento per la qualità di un lavoro che, da un lato, rappresenta una fonte conoscitiva solida e di elevata qualità sul profilo delle patologie oncologiche in un territorio critico della nostra regione, dall’altra offre uno strumento per l’impostazione di politiche mirate al potenziamento delle azioni di prevenzione primaria e secondaria e al miglioramento continuo della qualità delle cure.

L’aggiornamento dei dati del Registro Tumori Puglia – Sezione di Taranto al 2017 rappresenta, nella difficile situazione che stiamo attraversando, un risultato di particolare significato: in primo luogo, va sottolineato che sono pochissimi i registri tumori in Italia in grado di garantire la produzione di stime di incidenza altrettanto recenti; in secondo luogo, l’obiettivo è stato raggiunto nonostante l’emergenza, che – oltre ad impegnare considerevolmente gli operatori – ha reso più difficile le comunicazioni con i servizi sanitari impegnati nell’assistenza, fondamentali interlocutori nel processo di costruzione dei dati.

Si tratta di un risultato conseguito grazie alla straordinaria dedizione e alla determinazione di quanti – se pur ignorati e offesi dal concittadino ex sottosegretario Mario Turco- hanno reso possibile mettere a disposizione dei decisori politici, delle direzioni strategiche regionali e locali, della comunità dei professionisti impegnati nella prevenzione e nella cura delle malattie tumorali, dei cittadini, i dati e le conoscenze utili ad orientare le attività di indirizzo, di governo e di gestione dei percorsi clinici dei pazienti con patologie oncologiche.

Insieme ai dati aggiornati di incidenza delle neoplasie, il rapporto offre in modo snello e facilmente leggibile la possibilità di operare confronti su base temporali: la lettura integrata delle stime presentate orienta l’individuazione delle priorità e delle criticità, supportando quindi un processo di valutazione continua non solo della situazione epidemiologica tarantina ma anche dell’efficacia delle azioni messe in campo ai diversi livelli.

Il rapporto prosegue e conferma lo sforzo del Registro Tumori Puglia non solo di produrre ma anche di condividere l’evidenza scientifica associata a dati di elevata qualità sull’andamento dei tumori, in un’ottica di trasparenza che contribuisce a costruire la base per l’assunzione di scelte consapevoli per la promozione della salute e del benessere della comunità”. Proprio quella che Turco invoca, non sapendo che c’è gia.

In questa pubblicazione, redatta dal Registro Tumori di Taranto, vediamo i dati reali, non stimati, aggiornati al 2017 (che per un Registro Tumori è una annualità a disposizione di pochissime realtà in Italia) e osserviamo quello che accade nel nostro territorio considerando il confronto dei tassi di incidenza tra i diversi Distretti Sanitari della nostra Provincia, con il SIN (Sito di Interesse Nazionale per bonifiche ambientali di Statte e Taranto) e con il Sud e Isole presentando anche la valutazione dell’andamento del Trend Temporale nella nostra Provincia.

Dal 2013, il Registro Tumori Taranto pubblica periodicamente i dati di incidenza, prevalenza e sopravvivenza partendo dall’annualità 2006 attraverso Rapporti dettagliati (pubblicati nel 2013 e nel 2018) a questi si aggiunge la pubblicazione di Rapporti Short di più facile lettura pubblicati nel 2016 e ora nel 2020. La periodicità della pubblicazione dipende dal fatto di poter contare su dati di confronto (altre Province, Regione Puglia, Sud e Isole, Italia) non sempre contemporaneamente disponibili”.

Appunto a differenza di quello che dice l’ex sottosegretario Turco, Taranto lo ha mentre molte altre province e regioni no.

E quanto ai dati, in diminuzione su tutte le tipologie di neoplasie, quello che fa schizzare il tasso, è il numero elevatissimo di mesotelioma. Unico tumore il cui nesso di causalità è accertato, e causato dall’esposizione all’amianto. E di questo sappiamo che la maggior parte di morti e malattie già riconosciute con cause passate in giudicato che hanno portato a risarcimenti milionari (oltre che a contratti collettivi di prepensionamento) sono causati dalla presenza dell’arsenale e delle navi della Marina Militare. Come pure grazie alle ricerche dell’ex commissario straordinario alle bonifiche Vera Corbelli (cacciato proprio dall’allora sottosegretario Turco) sappiamo che è causato dalla presenza della Marina Militare tutto l’inquinamento del mar piccolo e l’avvelenamento delle cozze che abusivamente a Taranto continuano a essere coltivate, vendute e mangiate (e magari anche chi si ammala mangiandole finisce tra i morti di Ilva anche se non c’entra niente) .

E purtroppo avendo il mesotelioma da amianto un periodo di incubazione di oltre trent’anni, purtroppo avremo un eccesso tumori ancora a lungo. Insieme ad altri tumori comunque incubati un decennio fa quando il complesso industriale tarantino produceva più del doppio di oggi (negli ultimi anni tante industrie pesanti hanno chiuso battenti).

In più Taranto con tutta la Puglia è l’unica ad avere un registro dei tumori infantili. Appena pubblicato meno di due mesi fa. Con dati raccolti dal 2006 al 2017.

Unica in italia. Tant’è che gli unici raffronti nello stesso registro si sono potuti fare solo con le diagnosi avvenute nel periodo 2008-2014 nel quale sono disponibili i dati degli altri due registri regionali infantili operanti in Italia: quello della Regione Campania e della
Regione Piemonte. Nessun altra regione in Italia li fa.

Quello pugliese, come quello sugli adulti, è firmato dall’assessore alla salute regionale Lopalco che nell’introduzione scrive: “è molto alto l’impatto emotivo che una malattia grave contratta nell’infanzia ha sulla famiglia e sull’intera comunità, per questo l’attenzione politica e mediatica sul fenomeno è sempre alta. D’altro canto, parliamo di eventi relativamente poco frequenti la cui lettura epidemiologica in termini di trend, distribuzione spaziale, analisi delle cause, è particolarmente complessa. Facile, dunque, che si abbia una percezione distorta della reale consistenza epidemiologica del fenomeno che induce spesso falsi allarmismi o, peggio, strumentalizzazioni politiche o ideologiche.
Dal Rapporto – scrive Lopalco- si evince che i tumori infantili nella Regione Puglia si confermano essere una patologia a bassa incidenza, con un trend in lento ma in costante decremento. Dato comunque positivo, che si conferma su tutto il territorio regionale. Le mappe di incidenza per comune, infatti, non fanno emergere alcuna area a maggiore o minor rischio di malattia”.

Non c’è in sostanza- scrive Lopalco alla luce dei dati pubblicati nel Rapporto- alcun Comune, Taranto compreso, tra quelli di Puglia, che presenta dati sui tumori infantili più allarmanti degli altri.

Pero- specifica infine l’assessore alla salute Lopalco- non bene la quota di mobilità ospedaliera. I pazienti pugliesi per ben il 35% sono seguiti fuori Regione, con una forte attrazione da parte dei centri di eccellenza del Lazio (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Policlinico Gemelli).
In conclusione, il rapporto 2021 dei tumori infantili in Puglia descrive un quadro epidemiologico sostanzialmente rassicurante, ma mette in luce anche alcune aree di miglioramento. Conferma comunque il primato del ragionamento epidemiologico quale base indissolubile di ogni processo decisionale”.

Con buonapace del senatore Turco che preferisce affidarsi a ritagli di giornale, sentito dire, o sull’ aneddotica piuttosto che sulla ricerca empirica.

In questo caso il rapporto aggiornatissimo sui tumori infantili a Taranto ci dice che sono in linea su tutte le province e in forte diminuzione negli anni. Da rilevare poi che in Puglia i comuni con una popolazione infantile superiore a 17.000 soggetti sono solo quattro: Andria, Bari, Foggia e Taranto (che quindi aneddoticamente sembrerà avere più casi, soprattutto se sono gli unici a finire sempre in tv!).

Ma soprattutto, conclude il rapporto, solo l’11% dei piccoli pazienti tarantini è seguito in ospedali della provincia di Taranto.

E di questo forse potrebbe e dovrebbe occuparsi il senatore Turco, insieme ai suoi alleati con cui è in maggioranza in Comune, Regione e Governo.

Del resto, se propio vuole dati più aggiornati possibili, solo due giorni fa è stato pubblicato il rapporto Ppenpolis sui decessi prematuri per polveri sottili elaborato su dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.

Il calcolo viene fatto sul pm2.5 che è, si legge nel rapporto, la sostanza inquinante più dannosa per la nostra salute, insieme al biossido di azoto (No2) e all’ozono (O3), nonché quella che ogni anno causa il numero più elevato di morti premature.

A causa dell’alto tasso di industrializzazione, l’Italia è uno dei paesi Ue che risultano maggiormente colpiti dal problema del particolato fine. Da questo punto di vista esistono però forti differenze a livello locale.

Cremona è la provincia italiana che nel 2019 ha registrato il numero più elevato di decessi causati dall’esposizione al particolato fine. È la quarantesima provincia in Ue da questo punto di vista. Si stima che in quell’anno 468 persone abbiano perso la vita per questo motivo. La seguono Brescia, Mantova e Padova con 123 decessi ogni 100mila abitanti. In generale, a risultare maggiormente colpito è il nord della penisola e in particolare la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, in corrispondenza della zona fortemente industrializzata della pianura padana.

Mentre Taranto registra 73 decessi prematuri per polveri sottili. Meno, per fare un raffronto con le altre città pugliesi, dei 76 di Lecce e dei 75 di Bari e Brindisi.

Ma siccome sappiamo già diranno che non sono le polveri sottili il problema di Taranto, ma, a ruota, diossine o metalli pesanti, dall’ultimo rapporto Arpa su Taranto (2021) leggiamo “la deposizione di metalli solidi totali rilevata presso le postazioni di Scuole Tamburi, Tamburi via Orsini e Ilva mostra variazioni di -58%, -22% e -32%, solo un -1% nel quartiere più lontano da Ilva (Talsano), mentre fa registrare un aumento del +8% la postazione autorità portuale”. Quella dove da un paio d’anni fanno tappa le crociere cos’ ben volute dall’amministrazione come “alternativa green” per liberarsi da Ilva.

Ma ormai da anni sappiamo che ad ogni dato scientifico positivo che ribalta il mainstream allarmistico dominante, rispondono che è venduto, errato, o come Mario Turco, che non è stato pubblicato.

Quello che non è pubblicato è il registro tumori nazionale. Per questo il nobel Parisi non trova quello di Taranto in una banca dati nazionale. Turco che è stato ex sottosegretario di Conte, come tiene ancora a firmarsi, quando era al Governo poteva mobilitarsi per attivarlo. Ma in questo modo, confrontandola con le altre città, forse avremmo scoperto, ancora una volta, che Taranto non è la maglia nera né dell’inquinamento né dei tumori. E neanche dei bambini con capacità ridotte. Forse solo di qualche politico.

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