martedì, 26 Novembre 2024
La Puglia chiede il Green Pass per le visite ambulatoriali, alla faccia della salute per tutti
E’ stata la direttiva con cui ci hanno condotti fin qui, restrizione dopo restrizione, tassello dopo tassello, prima i ristoranti, poi i cinema, poi i mezzi pubblici, poi gli uffici pubblici, “tutto tranne gli ospedali”, dicevano.
La ratio con cui garantivano l’assistenza sanitaria a chiunque, e quando a qualche genio veniva la brillante idea “se non ti vaccini ti curi a spese tue”, tutti in difesa del principio di sanità pubblica: le cure per tutti. Del resto è lo stesso principio di sanità pubblica con cui ci “invitano” a vaccinarci: perché altrimenti i novax intasano le terapie intensive. Quindi è implicito che curiamo anche loro. La bellezza del servizio sanitario pubblico italiano di cui si vanta il ministro Speranza: cure gratis per tutti.
LA CIRCOLARE DELLA REGIONE PUGLIA
ORDINANZA REGIONE PUGLIA COVID.pdf
E invece neanche questo vale più. O, come per le scuole aperte, non in tutta Italia. La repubblica delle Regioni. Dove ognuna fa come vuole, e se qualcuno non vuole c’è l’infinita strada dei tribunali.
In Puglia è scritto nero su bianco su una circolare del 6 gennaio inviata dal Dipartimento Salute a tutte le asl, ospedali, istituti di ricerca, enti ecclesiastici e cliniche private: i pazienti per effettuare visite ambulatoriali dovranno esporre Green pass rafforzato o tampone. Quindi in violazione della legge nazionale che non prevede greenpass per i pazienti.
Ogni ospedale però recepisce la circolare in modo diverso.
C’è chi effettua la visita solo in presenza di Greenpass rafforzato, chi pretende tampone molecolare, chi greenpass rafforzato più tampone.
Ciò che rende tutto ancora più complicato, e quindi il diritto alla salute violato, è che nessuna comunicazione di tutto ciò viene fornita al paziente né dalla regione Puglia (che mai ha dato questa informazione nonostante le pagine social istituzionali straboccano di video politici, di fumetti, e meme incomprensibili, e Michele Emiliano si infila persino nelle chat di mamme e studenti invitandoli a chiedere la dad), né tantomeno lo comunica la struttura ospedaliera, o il cup delle prenotazioni. Tra l’altro i pazienti che si recano oggi a fare gli esami sono sicuramente per prenotazioni effettuate almeno un anno fa, essendo di circa due anni la durata delle liste di attesa in Puglia. E così chi non ha greenpass rafforzato, non sapendo che deve fare tampone, vedendosi rifiutare la visita viene rimandato a casa costretto a una nuova prenotazione con altri due anni di attesa.
Questo purtroppo avviene anche per le visite urgenti.
La signora A.Q., il 12 gennaio 22 si è recata su prenotazione presso la struttura ambulatoriale pubblica della asl di Manduria per sottoporsi ad ecografia ginecologica con codice 048, essendo una paziente oncologica. Ma pur essendo malata di tumore e con prescrizione urgente, si è vista negare la visita perché sprovvista di green pass rafforzato. Neanche le hanno dato la possibilità di effettuare un tampone, neppure a proprie spese. Le hanno spiegato che a prevederlo è una circolare asl, senza che le fosse mostrata. Con accesso agli atti ha scoperto che la circolare n. 4030 del 11 gennaio della Asl Taranto, distretto socio sanitario 7, disponeva che l’ingresso presso la struttura specialistica ambulatoriale e di continuità assistenziale fosse consentito solo previa esibizione di green pass rafforzato. La signora A.Q. con l’assistenza dei propri legali ha depositato esposto in ragione del fatto che tale disposizione di servizio è in contrasto e violazione degli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione e con le leggi vigenti, tanto più che i decreti legge 127/2021 e 1/2022 nulla stabiliscono in merito al divieto di pazienti nelle strutture mediche e di cura pubbliche e private. Oltretutto la signora è paziente oncologico è l’impossibilità di eseguire esami diagnostici può comportare grave nocumento per la salute. La procura della repubblica presso il tribunale di Taranto dovrà ora accertare le eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti.
La stessa cosa avviene a Bari: al Policlinico ad esempio la Presidente dell’associazione anticoagulanti di Bari ha verificato che al centro anticoagulazione richiedono Green pass più tampone, sia per visite programmate ma anche per chi fa prelievo e poi deve ritirare il referto. In questo caso quindi nessuna possibilità di cura per i pazienti non vaccinati.
Un avvocato con appuntamento per radiografia polmonare in convenzione invece si è visto negare l’esame alla clinica Santa Rita di Taranto perché sprovvisto di Green pass rafforzo (non accettavano tampone). Questo lo fanno tutte le cliniche private per gli esami in convenzione.
Tutto nasce da una delibera (l’ultima firmata dal capo della protezione civile Lerario nominato da Michele Emiliano e ora in carcere dopo essere stato filmato dalla Finanza mentre due imprenditori dopo l’assegnazione di un bando gli consegnavano prima 20 e poi 10 mila euro) con cui venivano stanziati 14 milioni alle cliniche private per smaltire le liste di attesa. Certamente queste visto l’afflusso inaspettato non potendo rischiare focolai tali da impedire anche le cure private, si sono scudate con la richiesta di greenpass rafforzato, o tampone a carico del paziente . Ma oltre a non saperlo prima di recarsi a visita, e quindi perdendo la prenotazione, per quale motivo un paziente che non ha scelto lui di prenotarsi nel privato convenzionato anziché nel pubblico, ma è stato ribaltato sul privato dalla asl, deve pagarsi tampone?
Questo per gli esami ambulatoriali, per i ricoveri invece la circolare indica “sia per pazienti muniti di certificazione verde COVID-19 che per quelli che ne sono sprovvisti, può essere valutata, da parte di ciascuna Direzione Sanitaria, la possibilità di procedere ad esecuzione di tampone anche antigenico rapido”. In questo caso dunque a spese loro, la domanda a questo punto è: e se risulta positivo che fanno, non lo ricoverano più?
Se ha un intervento programmato da anni, oppure urgente? Nella circolare di questo non si parla. Ma se come ha detto il viceministro Sileri “tutti prenderemo Omicron” e quindi tutti prima o dopo a un certo punto risulteremo positivi, saltiamo tutti le cure? Perché uno col greenpass può fare una radiografia e uno senza no, se entrambi possono contagiare il radiologo? Per la stessa ratio non mandiamo un positivo in terapia intensiva?
E’ il caso che ad esempio è avvenuto all’ospedale Galeazzi di Milano, dove venivano rimandati interventi chirurgici ai pazienti senza greenpass. Sentito in procura il direttore Fabrizio Pregliasco ha dichiarato che in questo caso sono stati solo riprogrammati interventi non urgenti per questioni organizzative.
In Puglia invece gli esami vengono annullati senza riprogrammazione, senza preavviso, e in totale violazione della legge italiana che garantisce a tutti almeno il diritto alle cure. Almeno fino a oggi.