Le bombe sull’ospedale dei bambini a Mariupol sono il punto di non ritorno

Ogni guerra ha i suoi momenti simbolo. Dove si infrange qualsiasi regola, dove cade qualunque legge morale. E’ stato così per i campi di sterminio e per l’attacco a sorpresa a Pearl Harbor durante la seconda guerra mondiale. E’ così oggi nello sconcertante bombardamento dell’ospedale dei bambini a Mariupol. Attaccare i bambini è quanto di più abbietto e insensato si possa concepire, persino in un affare sporco e disumano come un conflitto armato. In Ucraina è stata bombardata l’innocenza, e dunque anche il futuro di un popolo, oltre che la sua tenuta psicologica. Mai avremmo immaginato che nel cuore dell’Europa sarebbero tornate, e così in fretta, aberrazioni novecentesche che credevamo confinate a un altro mondo.

E così ci arrivano in casa immagini che impastano insieme pigiami rosa e muri abbattuti, mamme che si tengono il pancione e carcasse carbonizzate di automobili, bambini in fasce e soffitti sfondati. I medici avevano implorato le forze russe di lasciare arrivare almeno il latte in polvere, perché anche senza le armi si rischia una strage di bambini. Ma l’umanità fin qui non arriva.

L’assedio alle donne incinte e ai loro figli a Mariupol resterà nella memoria di tutti, a prescindere dalla forma che prenderà questa crisi. Una città cui gli assedianti hanno staccato luce e riscaldamento, tagliato viveri e benzina, senza più modo di fuggire o comunicare. Con il terrore di esporsi alla luce del giorno, perché nessuno sulla linea di tiro viene risparmiato. Tutto questo mentre le temperature mordono, e aggiungono sofferenza a sofferenza. Secondo Medici senza Frontiere, la gente beve la neve e brucia gli alberi per non morire assiderata. Mentre il sindaco della città parla apertamente di genocidio.

In questa che è anche una guerra comunicativa giocata con le armi moderne della propaganda, il regime russo tenta e tenterà di depistare e sminuire l’abisso di cui le forze armate di mosca si sono rese protagoniste a Mariupol. D’altro canto, è impossibile documentare la tragedia fino in fondo: osservatori internazionali e stampa restano fuori da questa terrà al di là del diritto e della pietà. Eppure, a prescindere dalle tregue e degli armistizi che verranno, le immagini di quell’ospedale un tempo verde brillante oggi ridotto a cumulo di macerie sono un marchio d’infamia che resterà per sempre. E consuma quel poco di credibilità e di rispettabilità internazionale rimasta al potere di Mosca.

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