La scienza conferma: questi i danni che ci lascia il Covid

Man mano che la ricerca va avanti impariamo sempre di più sugli effetti a breve e a lungo termine dell’infezione da Covid-19. Un fatto che sta emergendo è che le conseguenze a lungo termine al cervello e al sistema nervoso sono meno evidenti di quelle ad altri organi, sebbene non meno preoccupanti . Bisogna premettere che la maggior parte delle persone che si sono infettate ritorna in buona salute, ma altre, incluse quelle per le quali non è stato necessario un ricovero, continuano ad avere sintomi persistenti. Tra questi, la tosse, il fiato corto, la perdita del gusto e dell’olfatto, la fatica, il dolore al petto sono in genere sintomi a breve termine, ma la depressione, la difficoltà a concentrarsi, il mal di testa, la febbre intermittente, le palpitazioni potrebbero essere a lungo termine e persistenti. E infine ci sono sintomi sulla cui possibile evoluzione non si è fatta ancora bene luce: le infiammazioni del muscolo cardiaco, le lesioni renali, le anormalità della funzione respiratoria, la perdita di capelli, le eruzioni cutanee, l’ansietà, i cambi di umore.

Vi sono casi in cui la malattia Covid-19 ha danneggiato alcuni organi. Stante così le cose, potranno esservi effetti negativi alla lunga: al cuore, quando vari esami, come la ecocardiografia o la Tac o la risonanza magnetica, hanno mostrato un danno; ai polmoni, a seconda del tipo di polmonite che è stata diagnosticata e del danno agli alveoli; al cervello, quando ci sono stati ictus, encefaliti e altri problemi riscontrati con valutazioni strumentali con elettroencefalogramma e neuro-immagini.

In generale si può dire che il grosso dei danni del Covid-19 di lunga durata sono dovuti a coaguli nel sangue che bloccano piccoli capillari e provocano ictus e infarti o danni a polmoni, gambe, fegato e reni che risentono dell’indebolimento e il versamento dei vasi sanguigni.

È ormai assodato che il virus attacca il sistema nervoso. A fare danni è anche la mancanza di ossigeno: una ricerca su Medical Pathology effettuata attraverso autopsie su pazienti Covid in Finlandia ha rivelato danni al loro cervello, sebbene non vi fossero sintomi evidenti quando erano in vita. Il cervello e il sistema nervoso destano quindi le maggiori preoccupazioni, proprio perché i danni sono spesso più subdoli. Una ricerca dell’università di Harvard ha stimato che più del 40 per cento dei pazienti con il Covid soffre di problematiche di carattere neurologico fin dall’inizio della malattia con alterazioni delle funzioni cognitive.

A questi si aggiungono quei pazienti che i danni li hanno avuti senza sintomi evidenti. Bisogna anche tenere presente che esistono ictus che sono silenti e che colpiscono quelle connessioni che permettono a diverse parti del cervello di comunicare fra loro. Quando questo avviene il paziente può avere alla lunga problemi di attenzione e concentrazione. La previsione è di circa 27 milioni di persone al mondo che avranno lievi ma reali danni cerebrali con sottili conseguenze di carattere comportamentale, psicologico e cognitivo.

Uno studio su Alzheimer’s Research & Therapy avverte che la combinazione dei diversi effetti del virus, dalle infiammazioni, agli ictus, ai danni a organi come fegato e polmoni, mette nel futuro a grave rischio di Alzheimer i sopravvissuti da Covid. I ricercatori si spingono a dire che tutti gli individui che hanno posizioni di responsabilità e sono sopravvissute al Covid dovrebbero sottoporsi a test neuropsicologici per assicurarsi che non vi siano compromissioni di nessun tipo alle funzioni cognitive.

Quanto ai rischi di Parkinson, anche quelli non mancano, tanto che un gruppo di ricercatori sul The Journal of Parkinson Disease avverte del potenziale link tra Covid-19 e rischio accresciuto di Parkinson. Uno degli autori, il neurologo Kevin Barnham, afferma che “siccome il virus danneggia le cellule cerebrali, c’è un maggiore potenziale di degenerazione. Quello che noi abbiamo visto è che la perdita di olfatto o la sua riduzione veniva riportata da circa tre su quattro pazienti infetti da Covid-19. Ora, a molti questo sintomo può apparire una cosa non così preoccupante, e invece può essere il segno di qualcosa di più profondo, come un’infiammazione acuta al sistema olfattivo. E l’infiammazione gioca un ruolo nella patogenesi delle malattie neurodegenerative tanto da essere stata studiata moltissimo negli studi di queste malattie. Bisogna tenere presente che la perdita di capacità olfattiva, infatti, si presenta nel 90 per cento dei primi stadi del morbo di Parkinson. E dovremmo imparare dalla storia: la spagnola ha fatto crescere di tre volte il rischio di sviluppare il Parkinson»

Altri rischi dei sopravvissuti a una forma grave di Covid-19 riguardano il cuore: l’infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite), la morte di parte del tessuto cardiaco (infarto), la parziale assenza di flusso sanguigno (ischemia) e la combinazione di queste forme. Lo suggerisce l’European Heart Journal, con uno studio su 148 pazienti inglesi Quello che i ricercatori hanno visto è che il 54 per cento dei pazienti che nella fase di Covid acuta avevano alti livelli nel sangue di una proteina chiamata troponina dopo la dimissione mostravano alla risonanza magnetica gravi danni al cuore come quelli appena menzionati. La risonanza magnetica effettuata a un mese o due dalla dimissione mostrava ancora danni di vario tipo al cuore ma non è ancora chiaro a quali conseguenze questo porterà. Ma nel caso del cuore i danni sono più evidenti e riconoscibili già nella fase della malattia Covid-19.

Il sistema nervoso e il cervello sono altra cosa. Una meta-analisi degli articoli di ricerca effettuata dall’università di Copenhagen conclude: “C’è bisogno di molti più studi di alta qualità sulle conseguenze del Covid. Quello che sembra emergere guardando le tendenze di queste ricerche è che il Covid ha un impatto certo sul cervello. Un indizio è il fatto che anche l’epidemia di Sars era associata con sintomi di disturbi mentali, dunque questo è il campo su cui dovremo concentrare gli sforzi per una maggiore comprensione degli effetti del Covid-19». Il mondo è preparato a un’ondata di conseguenze dell’infezione da Covid-19? Questa è la domanda che comincia a inquietarci man mano che procediamo nella vaccinazione.

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