Ora tutti vogliono più gas dal Tap ma per il raddoppio ci vogliono 4 anni

Il tubo che nessuno voleva e che oggi tutti corteggiano sta pompando gas sulla rete italiana a pieno regime: il Tap, il gasdotto che attraversa l’Adriatico, fa arrivare in Italia tra i 25 e i 30 milioni di metri cubi di gas naturale al giorno coprendo il 95% circa della sua capacità. A questo ritmo immetterà nel 2022 sul nostro mercato 10 miliardi di metri cubi, pari a un settimo dei consumi nazionali di metano.

Attivo dal 31 dicembre 2020 il gasdotto Tap sbuca nell’entroterra del comune di Melendugno, provincia di Lecce, e fa parte del Corridoio Meridionale del Gas, un’infrastruttura gigantesca che percorre circa 3.550 chilometri. Parte in Azerbaijan, attraversa Georgia, Turchia, Grecia e Albania, e poi s’inabissa nell’Adriatico per approdare sulle coste italiane. La costruzione dell’opera è suddivisa in tre tronconi e il Tap (Trans adriatic pipeline) ha gestito la realizzazione del blocco più occidentale che parte dal confine greco-turco e arriva in Italia: percorre 878 chilometri di cui 550 in Grecia, 215 in Albania, 105 sotto l’Adriatico e appena otto in Puglia.

Con la crisi del gas provocata prima dalla forte domanda dell’Asia e poi dalla guerra russo-ucraina, il gas proveniente dall’Azerbaijan è diventato fondamentale per aumentare la diversificazione delle nostre fonti energetiche. E il prossimo passo sarà aumentare la capacità di trasporto del Tap per far arrivare più gas in Italia. Il gasdotto è già concepito per portare più metano dei 10 miliardi di metri cubi all’anno, ma richiede una serie di interventi per aumentare la compressione del gas. L’aumento della capacità, fino al raddoppio, è soggetto a una procedura europea di test di mercato che di solito dura un paio di anni. Il Tap sta accelerando i tempi e dopo aver avviato questa proceduta nel luglio del 2021, ha già chiesto alle autorità di Italia, Grecia e Albania e agli operatori di rete che come Snam si occupano della distribuzione del gas, il via libera e le manifestazioni di interesse per quantitativi aggiuntivi. Il passo successivo è un’analisi di fattibilità per mettere a disposizione più capacità di trasporto. Il tutto dovrebbe richiedere non meno di 4 anni. Se non ci fossero stati i ritardi a causa delle contestazioni all’opera, i tempi per aumentare il flusso di gas dall’Azerbaijan sarebbero ovviamente più corti. Tra i contestatori più convinti il leader dei 5 Stelle Alessandro Di Battista che il 2 aprile 2017, durante un comizio a San Foca, prometteva che in caso di vittoria alle elezioni il Movimento avrebbe impedito la realizzazione del Tap.

Il giacimento dell’Azerbaijan da cui arriva il gas si chiama Shah Deniz e si trova nel Mar Caspio a circa 70 km a sud-est della capitale Baku, a una profondità di 600 metri. Le riserve totali del giacimento sono stimate a 1,2 miliardi di miliardi di metri cubi di gas naturale. I rapporti tra il Paese e la Russia sono buoni. Due giorni prima che Mosca lanciasse l’invasione dell’Ucraina, il presidente Vladimir Putin ha firmato un ampio accordo con il suo omologo azero, Ilham Aliyev, approfondendo la cooperazione diplomatica e militare. A molti in Azerbaijan, è sembrato che la nuova alleanza avesse lo scopo di assicurare la fedeltà del loro Paese alla Russia in vista dell’attacco all’Ucraina. Ma pur essendo considerato uno stretto alleato di Mosca, l’Azerbaijan si è offerto di mediare tra Russia e Ucraina. In un videomessaggio del 26 febbraio, il presidente ucraino Zelenskiy ha detto che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente azero Ilham Aliyev si sono offerti di aiutare a organizzare colloqui che «non possiamo che accogliere con favore».

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