Francia, sarà ballottaggio Macron-Le Pen tra gli elettori in fuga

Il pronostico della vigilia non è stato smentito. Al ballottaggio del 24 aprile saranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen a sfidarsi. Secondo i risultati pubblicati da Le Monde alle ore 21.20, il primo turno ha visto il presidente uscente al 28,5%, seguito dalla leader del Rassemblement National al 23,6%. Medaglia di bronzo a Jean-Luc Mélenchon, che si è attestato al 20,3%. Deludente il risultato del polemista Eric Zemmour, fermo al 7%. Un disastro invece per la candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse, che ha racimolato un magro 5%. Ancora peggio per i socialisti che, con Anne Hidalgo, hanno raccolto un misero 2%. Questi risultati fotografano una situazione complessiva non certo nuova: il quadro politico francese si conferma infatti notevolmente frastagliato. Tutto questo, senza trascurare l’affluenza, in ulteriore calo rispetto al 2017 (quando già si rivelò significativamente più bassa rispetto alle presidenziali del 2012 e a quelle del 2007).

Entrando maggiormente nel dettaglio, il risultato della Le Pen è notevole ma resta comunque al di sotto delle aspettative, che erano state alimentate dai sondaggi negli ultimi giorni. Varie rilevazioni parlavano infatti di una sua rimonta, che l’avrebbe vista quasi appaiata al presidente uscente. In realtà, Macron mantiene uno stacco di circa 4 punti: una forbice di poco superiore a quella che si registrò al primo turno nel 2017. Questo dato conferma le difficoltà strutturali della candidata del Rassemblement National che, agli appuntamenti decisivi, non riesce di fatto mai a concretizzare delle svolte degne di questo nome. Non va comunque granché meglio al presidente uscente: non solo perché, come abbiamo visto, rispetto al primo turno di cinque anni fa ha guadagnato un’inezia. Ma anche a causa dell’affluenza in notevole calo: quella di Macron è quindi una vittoria fondamentalmente azzoppata. L’inquilino dell’Eliseo sconta del resto una serie di evidenti limiti che si sono palesati nel corso del suo primo mandato: difficoltà nel gestire immigrazione e sicurezza, nodi di carattere socioeconomico, una politica estera roboante ma essenzialmente velleitaria (se non addirittura fallimentare).

Adesso bisognerà capire come si comporteranno gli elettori al ballottaggio. Zemmour e la Hidalgo hanno già dato il proprio endorsement rispettivamente alla Le Pen e a Macron. Più difficile prevedere come si orienteranno i sostenitori della Pécresse e di Mélenchon. Cerchiamo di analizzare nel dettaglio. Questo primo turno ha già spaccato i Repubblicani: se la centrista Pécresse ha annunciato che voterà per il presidente uscente, il conservatore Eric Ciotti ha detto di non volerne sapere. Sulla carta, i voti di Mélenchon dovrebbero invece confluire su Macron, anche se un simile scenario nel concreto non è così automatico. La sinistra del candidato di La France Insoumise è infatti caratterizzata da profonde venature antisistema, che certo mal si sposano con una figura di establishment come Macron. È quindi plausibile ritenere che il 20% di Mélenchon finirà col disperdersi tra il presidente uscente, la Le Pen e, probabilmente soprattutto, l’astensione.

La Francia si avvia insomma al ballottaggio in un panorama politico sempre più spaccato. Si preannuncia la riedizione di un duello elettorale che, spiace dirlo, vede due candidati fondamentalmente sbiaditi e caratterizzati entrambi da limiti significativi. Il riflesso di una classe politica – quella francese – che si sta rivelando sempre più in crisi.Il pronostico della vigilia non è stato smentito. Al ballottaggio del 24 aprile saranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen a sfidarsi. Secondo i risultati pubblicati da Le Monde alle ore 21.20, il primo turno ha visto il presidente uscente al 28,5%, seguito dalla leader del Rassemblement National al 23,6%. Medaglia di bronzo a Jean-Luc Mélenchon, che si è attestato al 20,3%. Deludente il risultato del polemista Eric Zemmour, fermo al 7%. Un disastro invece per la candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse, che ha racimolato un magro 5%. Ancora peggio per i socialisti che, con Anne Hidalgo, hanno raccolto un misero 2%. Questi risultati fotografano una situazione complessiva non certo nuova: il quadro politico francese si conferma infatti notevolmente frastagliato. Tutto questo, senza trascurare l’affluenza, in ulteriore calo rispetto al 2017 (quando già si rivelò significativamente più bassa rispetto alle presidenziali del 2012 e a quelle del 2007).

Entrando maggiormente nel dettaglio, il risultato della Le Pen è notevole ma resta comunque al di sotto delle aspettative, che erano state alimentate dai sondaggi negli ultimi giorni. Varie rilevazioni parlavano infatti di una sua rimonta, che l’avrebbe vista quasi appaiata al presidente uscente. In realtà, Macron mantiene uno stacco di circa 4 punti: una forbice di poco superiore a quella che si registrò al primo turno nel 2017. Questo dato conferma le difficoltà strutturali della candidata del Rassemblement National che, agli appuntamenti decisivi, non riesce di fatto mai a concretizzare delle svolte degne di questo nome. Non va comunque granché meglio al presidente uscente: non solo perché, come abbiamo visto, rispetto al primo turno di cinque anni fa ha guadagnato un’inezia. Ma anche a causa dell’affluenza in notevole calo: quella di Macron è quindi una vittoria fondamentalmente azzoppata. L’inquilino dell’Eliseo sconta del resto una serie di evidenti limiti che si sono palesati nel corso del suo primo mandato: difficoltà nel gestire immigrazione e sicurezza, nodi di carattere socioeconomico, una politica estera roboante ma essenzialmente velleitaria (se non addirittura fallimentare).

Adesso bisognerà capire come si comporteranno gli elettori al ballottaggio. Zemmour e la Hidalgo hanno già dato il proprio endorsement rispettivamente alla Le Pen e a Macron. Più difficile prevedere come si orienteranno i sostenitori della Pécresse e di Mélenchon. Cerchiamo di analizzare nel dettaglio. Questo primo turno ha già spaccato i Repubblicani: se la centrista Pécresse ha annunciato che voterà per il presidente uscente, il conservatore Eric Ciotti ha detto di non volerne sapere. Sulla carta, i voti di Mélenchon dovrebbero invece confluire su Macron, anche se un simile scenario nel concreto non è così automatico. La sinistra del candidato di La France Insoumise è infatti caratterizzata da profonde venature antisistema, che certo mal si sposano con una figura di establishment come Macron. È quindi plausibile ritenere che il 20% di Mélenchon finirà col disperdersi tra il presidente uscente, la Le Pen e, probabilmente soprattutto, l’astensione.

La Francia si avvia insomma al ballottaggio in un panorama politico sempre più spaccato. Si preannuncia la riedizione di un duello elettorale che, spiace dirlo, vede due candidati fondamentalmente sbiaditi e caratterizzati entrambi da limiti significativi. Il riflesso di una classe politica – quella francese – che si sta rivelando sempre più in crisi.

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