giovedì, 28 Novembre 2024
Vertice Quad di Tokyo, perché è importante per mezzo mondo
La guerra in Ucraina, il programma di armamento della Corea del Nord, la situazione di Taiwan e un nuovo controverso accordo di sicurezza tra la Cina e le Isole Salomone sono le questioni che in queste ore vengono discusse vertice della Quad defence alliance, l’accordo tra India, Giappone, Australia e Usa. Anche se dai media più critici il Quad viene definito la Nato asiatica, non si tratta di un’alleanza militare formale, piuttosto di un forum strategico caratterizzato dall’organizzazione di riunioni semi-regolari, da scambi di informazioni ed esercitazioni militari. Non prevede quindi lo stesso tipo di accordi militari dell’Alleanza Atlantica, per la quale l’attacco a un membro è visto come un attacco a tutti, ma prevede uno scambio di informazioni costante tra i membri per poter prendere decisioni nell’interesse comune. La collaborazione, attiva dal 2017, ha riguardato anche provvedimento per il contenimento del Covid-19, la gestione di disastri naturali, la cooperazione per lo studio dei cambiamenti climatici e la sostenibilità. Tuttavia, la sicurezza resta l’obiettivo primario con l’idea di conquistare un “Indo-Pacifico libero e aperto” sconfiggendo minacce comuni come il terrorismo, la disinformazione e le controversie territoriali.
Lo scorso settembre il Regno Unito, gli Usa e l’Australia hanno firmato un accordo di sicurezza noto come Aukus per l’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare nella regione, una mossa che ha scatenato le ire della Francia (che si è vista cancellare un contratto precedente) e ha fatto infuriare il governo cinese, con il quale i rapporti restano tesi anche perché, nel gennaio di quest’anno, Giappone e Australia hanno firmato un trattato per rafforzare la cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Il Quad è stato sempre considerato il contrappeso occidentale alla crescente portata della Cina nella regione, con tutte e quattro le nazioni che hanno vissuto relazioni turbolente con Pechino negli ultimi anni. Per esempio, le relazioni tra India e Cina sono state caratterizzate da crescenti tensioni dal maggio 2020, quando le truppe di entrambe le parti sono state coinvolte in scontri mortali lungo il confine himalayano.
Pechino aveva raffreddato i rapporti con Canberra sia per liti commerciali, sia quando gli australiani avevano chiesto un’indagine indipendente sulle origini del Covid-19. Infine, Giappone e Cina rimangono in disaccordo sulle isole Senkaku, nel Mar cinese orientale, contese da entrambe le nazioni. La preoccupazione cinese sta nel timore dell’accerchiamento militare e nella possibile interferenza nei rapporti commerciali e diplomatici che sta espandendo nel Pacifico meridionale.
Dalla nascita del Quad, Pechino ha costruito le sue posizioni militari nel Mar cinese meridionale nonostante le Nazioni Unite abbiano respinto le rivendicazioni; ha intensificato le minacce contro Taiwan e spinto la sua flotta di pescherecci armati fino ai confini delle acque territoriali australiane. A inasprire i toni anche l’accordo che il mese scorso la Cina ha annunciato con le Isole Salomone facendolo passare per un “patto di sicurezza” e scatenando le proteste di Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. La preoccupazione in questo caso è che i cinesi possano costruire una nuova base militare nell’arcipelago, mossa che tuttavia Pechino ha finora smentito. Di fatto però questo accordo tende a destabilizzare ulteriormente le Isole Salomone, dove lo stretto rapporto del governo attuale con Pechino ha già suscitato proteste poiché accusato di indebolire l’autonomia della poverissima nazione.
Certo le dichiarazioni di Biden a proposito di un possibile intervento militare in difesa di Taiwan non aiutano ad abbassare i toni e ad aprire tavoli di confronto con Pechino. Anche la Corea del Nord e il suo programma di armi sono argomento di discussione del Quad di oggi: la nazione asiatica ha recentemente intensificato i suoi test missilistici a dispetto del diritto internazionale allarmando Giappone e Usa perché entro la possibile gittata degli ordigni, soprattutto riguardo la base militare Usa di Guam. Riguardo la guerra in Ucraina, Australia, Giappone e Stati Uniti hanno preso posizioni dure nel condannare l’invasione e nell’imporre sanzioni a Mosca, mentre l’India ha tuttora ottime relazioni civili e militari con Mosca, che le fornisce oltre il 50% degli armamenti dei quali ha bisogno per gestire le tensioni al confine con Cina e Pakistan.