Oltre il danno la beffa del «revenge porn»

E poi fu revenge porn.

Si dice che stiano circolando foto – e persino spezzoni di video – che i quattro rampolli dell’alta società, tra cui il figlio di Beppe Grillo, scattarono e girarono durante le loro performance sessuali (“smutandati e con il pisello fuori“), consumate in una notte d’estate.

Da qualche giorno poi, come ben prevedibile, a tutto il precedente degrado si è aggiunto anche l’ipotesi di reato di revenge porn.

D’altra parte è stato proprio il comico, garante e fondatore del Movimento 5 stelle a berciare “c’è il videooooooo” durante il suo filmato, catalizzando immediatamente la curiosità pelosa della massa indistinta verso una testimonianza che, con tale richiamo mediatico, cessa di avere una mera funzione probatoria e processuale, strettamente riservata agli addetti alle indagini, divenendo oggetto di interessi pruriginosi per onanisti senza scrupoli morali.

Immagino già pletore di depravati, bulli, bulletti, o beceri curiosi, che stanno compulsando il deep-web in cerca di tali scatti, magari arrogandosi il diritto di giudicare se la vittima fosse o meno assenziente.

In una società dove il Grande Fratello di Orwell è divenuto realtà, era scontato che comparissero anche le immagini della “presunta” violenza e quando la pietra inizia a rotolare giù dalla montagna della rete internet, è impossibile fermarla.

La notizia ha destato le più che legittime reazioni della ragazza e della sua famiglia, fino ad oggi intenzionata a mantenere un dignitoso silenzio: in un comunicato ha lamentato come questa divulgazione rappresenti un’ulteriore e, se mai possibile, più grave violenza, elevando il corpo della figlia a simbolico trofeo, esibito contro ogni decenza umana.

La solidarietà è totale: consenziente o meno che fosse questa ragazza, stiamo scendendo a pie’ pari i gradini della bestialità, con tutto il rispetto che merita il regno animale dove, almeno, si uccide per mero istinto ma non si esibisce la preda per umiliarla.

Al netto di tutto, mi chiedo – retoricamente-, perché quel video, perché quelle foto, perché riprendere quell’orgia? Che bisogno c’era? Semplice. Per fissare nel tempo le gesta di una serata d’estate che ha ben poco a che vedere con la soavità descritta dalle parole di Federico Garcìa (estate dove “gli alberi tessono il vento e i fiori lo tingono di profumo“): ed ecco video e immagini per gongolare fra amici della propria prestanza mentre si sculaccia un corpo violato ripetutamente e preso a schiaffi sulla schiena e sulle natiche (come trapela dalla stampa in questi giorni).

Beppe Grillo ha definito i ragazzi ‘coglioni’, con un buffetto di critica bonaria, quasi fossero responsabili solo di un atto di goliardia giovanile, non già di un fatto grave che, arricchito dalle foto e dai video, rischia di marchiare a vita la vittima, ritenuta consenziente e trattata – parrebbe – al pari di una professionista di video hard per gang-band.

Beh, a mio avviso qui c’è molto di più: c’è un senso di ignominia che pervade quell’ambiente in cui il sesso viene degradato a mero sforzo meccanico, a prevaricazione, a dimostrazione di virilità.

C’è la mortificazione del corpo, lo svilimento della donna, c’è la perversa captazione attraverso l’obiettivo di un cellulare, c’è l’ingenua sicumera di non dover rendere conto a nessuno, il privilegio di appartenere a famiglie protettive, la trascuratezza dei minimali principi morali travestita da coglionaggine post-adolescenziale.

Resta comunque un vero schifo, una brutta vicenda che la Procura di Tempio Pausania dovrà sbrogliare con tutti gli occhi della nazione puntati su di lei, effetto di un videomessaggio di Beppe Grillo che ha catalizzato l’attenzione mediatica su un fatto che, probabilmente, sarebbe stato trattato con minore enfasi e solo nelle pagine interne dei quotidiani.

Grazie al fervore difensivo di suo padre, però, oggi Ciro Grillo è sotto la graticola, alla mercé della cronaca, alla berlina dell’opinione pubblica: era questo l’effetto che Beppe Grillo voleva sortire?

Ormai per il mattatore c’è poco da ridere o fischiettare, ma tanto da piangere e, spero, da interrogarsi, magari proprio in quelle “Notti d’estate” dove gli alberi tessono il vento e i fiori lo tingono di profumo.

Info: danielamissaglia.com

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