venerdì, 15 Novembre 2024
Le urne di domenica ci diranno come stanno partiti e coalizioni
La leadership del centrodestra da una parte, il futuro del centrosinistra, con il destino del “campo largo” dall’altra. Il primo turno delle amministrative che porteranno al voto 9 milioni di italiani domenica prossima in 978 comuni, potrà forse diradare le nebbie all’interno delle coalizioni. Una resa dei conti, un pesarsi internamente per poi impostare il rush finale verso le politiche.
Da un lato è un’occasione per avere conferma concreta dell’ascesa nei sondaggi di Giorgia Meloni nella compagine di centrodestra. Se dalle urne si intuirà che il primato della coalizione spetta a lei, è possibile che il nuovo cartello “Prima l’Italia”, frutto della fusione tra Lega e Forza Italia, possa davvero venire alla luce, per contrastare l’eventuale leadership di Fdi. Sull’altro fronte, si tratta di capire se l’esperimento del campo largo Pd-Cinque Stelle, martoriato dalle divergenze a livello nazionale, abbia ancora ragione di esistere, almeno a livello territoriale.
Delle 26 città più grandi, 18 escono da una gestione di centrodestra, e replicare non sarà facile perché in alcune piazze importanti si è consumata la spaccatura tra alleati. Massima attenzione a Verona, dove l’uscente Federico Sboarina, sostenuto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, se la gioca con Flavio Tosi appoggiato da Forza Italia. Lega e Fdi non possono permettersi sorprese a Verona, e l’abbraccio immortalato a favore di telecamera tra i due leader vuole assecondare l’immagine di un asse ancora forte. Necessità obbligata, anche perché a Verona il candidato di centrosinistra, l’ex calciatore Tommasi, potrebbe riservare soprese.
Più concorrenziali, sul piano interno, le sfide al primo turno delle province lombarde (Como, Lodi, Monza) dove si capirà se la Lega ha ancora presa nei suoi territori storici, oppure se al contrario l’assalto di Fratelli d’Italia alle province settentrionali sta avendo successo. Dal voto lombardo si potrà anche immaginare dove si schiererà il mondo delle imprese e delle partite iva in questo micidiale momento economico.
A Palermo, invece, si gioca tutto Giuseppe Conte. Leader di un movimento praticamente scomparso dai territori che pure l’avevano tenuto a battesimo (a Parma, lì dove tutto era cominciato, i cinque stelle non si presentano), l’Avvocato cerca in Sicilia, battuta a tappeto in campagna elettorale, ossigeno che rinforzi la sua leadership. Al di là della coalizione vincente (il centrodestra è dato comunque in vantaggio), Conte punta a confermarsi primo partito in Sicilia. Un modo per mettere al suo posto Di Maio, e assicurarsi la sopravvivenza politica.
A L’Aquila va in scena il test cruciale per il centrosinistra: la prova generale del “campo largo” Pd+Cinquestelle, copyright Enrico Letta. Dietro il candidato Pezzopane, si schierano sia il Pd che i grillini che i renziani di ItaliaViva. Il sogno dell’alleanza giallo-rossa, già pesantemente in affanno a livello nazionale per i distinguo quotidiani di Conte su guerra ed economia, in caso di sconfitta potrebbe essere definitivamente archiviata. Un duro colpo per l’immagine del Pd e del suo segretario.
Su tutto, a far da sfondo ci sono i referendum sulla giustizia, forse i più snobbati nella storia della repubblica, nonostante intervengano su una materia cruciale. Il quorum non sembra a portata di mano, anzi. In generale il dato dell’affluenza potrebbe non essere esplosivo, abbattendosi pesantemente sul successo dei quesiti referendari. Quesiti che portano la firma, in primis, di Matteo Salvini, di fatto l’unico oltre a Forza Italia ad aver insistito seriamente per trascinare gli italiani a scegliere. In caso di flop, il referendum potrà diventare un altro strumento dell’ala interna leghista, quella più governista, per contestare la leadership del segretario. A seconda del risultato incassato dalla Lega, una fetta del partito potrebbe ribollire per lasciare anzitempo il governo, e subentrerebbe una fase di ulteriore fibrillazione a livello nazionale. Per questo gli occhi, in questo primo turno, andranno puntati sui due partiti governativi “malpancisti”, Lega e Cinque Stelle: se verranno puniti alla urne, gli ultimi mesi del governo Draghi assomiglieranno a una passeggiata sui carboni ardenti.