sabato, 23 Novembre 2024
Star Wars: The Bad Batch, la recensione del secondo episodio
Dopo l’esordio con un episodio a lunghezza doppia, lo scorso lunedì (vedi qui per la nostra recensione), Star Wars: The Bad Batch, la nuova serie animata prodotta da Dave Filoni e visibile su Disney+, inanella oggi il suo secondo episodio. Piazzandosi nel suo slot ufficiale del venerdì, giorno diventato talmente saturo per le nuove uscite Disney+ da spingere al trasloco Loki a giugno (i nuovi episodi di questa e presumibilmente delle future serie MCU usciranno il mercoledì). Cosa succede dunque in questo secondo episodio, Cut and Run (“Taglia la corda”), alla squadra di cloni geneticamente modificati guidata da Hunter? Una mezz’ora prevedibilmente animata dall’apparizione di personaggi già conosciuti in The Clone Wars e da combattimenti a colpi di blaster. Segue un accenno alla trama, perciò se avete già visto l’episodio – o se non è per voi un dramma leggere di chi stiamo parlando, a proposito della rimpatriata – è meglio. Per andare sul sicuro, mettiamoci pure uno SPOILER ALERT. Ok, fatto. Andiamo.
TROOPER MORTALI
La squadra composta dai cinque cloni impermeabili al controllo mentale dell’Ordine 66 di Palpatine è diventata una squadra di quattro. Il cecchino Crosshair, quello che aveva da tempo l’aria di essere la canaglia della banda, più che il suo bassista carismatico in pectore, era, uh, davvero la canaglia della banda. E qui già è partito tra i fan un mondo e mezzo di teorie al riguardo, specie sul fatto che possa diventare il capostipite di tutto un nuovo filone di villanzoneria galattica. Già da un paio di settimane il tradimento di Crosshair era infatti scolpito, se non nella pietra, quanto meno nel cartoncino. Quello della confezione delle nuove action figure Hasbro di The Bad Batch. Il testo della descrizione sulla figure di Crosshair della linea Star Wars The Black Series lo presentava infatti come un “ex membro della Bad Batch” che non segue i suoi ex compagni quando abbandonano l’Impero, e così si trova a “guidare una nuova squadra di reclute”.
E siccome le figure di questi “Elite Squad Trooper” ricordano fin troppo i Death Trooper, i letali Trooper neri visti per la prima volta in Rogue One, in tanti hanno fatto due più due, concludendo che Crosshair potrebbe essere il primo Death Trooper in assoluto.
STASERA A CASA (SUL PIANETA) DI AMICI
Crosshair, in ogni caso, lo abbiamo lasciato per il momento da parte, perché il secondo episodio è tutto incentrato sulla fuga dei suoi ex compagni. Hunter, Echo, Wrecker e Tech raggiungono insieme a Omega il pianeta Saleucami, un arido mondo dell’Orlo Esterno, mostrato e menzionato più e più volte nel corso della saga e delle sue ramificazioni multimediali precedenti (Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, The Clone Wars, il vecchio e sempre amato videogame Star Wars: The Old Republic…). Su Saleucami vivono infatti Cut Lawquane, sua moglie Suu (una Twi’lek) e i figli di Suu, adottati da Cut. Cut Lawquane è un altro clone che viene da Kamino come la Bad Batch e tutti gli altri. Lo abbiamo conosciuto nel decimo episodio della seconda stagione di The Clone Wars, ed era lui “Il disertore” del titolo, in cui si imbatte il Capitano Rex. Per chi non avesse seguito The Clone Wars, anche Rex, per la cronaca, era un clone.
Resta, di base, il discorso dell’altra volta: anche senza aver visto The Clone Wars si riesce a seguire tutto senza problemi. Viene però da chiedersi quanto passi il concetto del clone soldato divenuto agricoltore per restare lontano dalla guerra, in termini più che altro emotivi. Era spiegato molto bene dall’episodio citato, quello del debutto di Cut.
Al di là di questo, è molto piacevole vedere come viene raccontata la transizione tra Repubblica e Impero, e il suo impatto sulle persone comuni. La guerra è finita, dovrebbe essere un’epoca di gioia per tutti, ma il neonato Impero militarizza i luoghi, toglie libertà a chi li popola, fa quello che ti aspetti faccia chi lavora per Palpatine. E ok. Ma la faccenda interessante è come l’Impero stesso presenta le sue mosse alla popolazione di Saleucami (e presumibilmente tutte le altre): lo stiamo facendo per voi. Vivrete meglio. È l’inizio di una nuova epoca. Manca solo un grande classico come Meno tasse per tutti.
METALLO E SPADE
Quanto alla conclusione dell’episodio, tutto prosegue su canoni classici: serve un lasciapassare per fuggire dal pianeta, la missione stealth degenera prevedibilmente in una furibonda sparatoria in cui Wrecker lancia cose e persone, e Omega col cavolo che molla i suoi nuovi amici. Anche se, come dicevamo l’altra volta, i personaggi seguono fin troppo gli stereotipi da squadra d’azione (o fumetto di super-eroi anni 90, è uguale), le dinamiche tra loro funzionano abbastanza bene. Forse l’unico vero problema è che il genietto della tecnologia occhialuto Tech (ma poi insomma: due ore con quelle ganasce e neanche risolvi?) e il cyborg Echo tendono a sovrapporsi come caratteristiche.
La resa visiva di The Bad Batch continua ad essere molto piacevole. Non solo perché quel tipo di texture pieno di segni per ogni materiale (visi inclusi) smorza bene le spigolature del design cartoonoso adottato per i personaggi, ma anche perché è stato fatto un ottimo lavoro con le luci. E si nota. Verrebbe da chiudere sperando che il livello si mantenga così, ma al timone c’è Dave Filoni (affiancato da Jennifer Corbett), e ormai ci fidiamo di lui, no? Una curiosità: questo secondo episodio è stato scritto da Gursimran Sandhu, che ha fatto parte del team di sceneggiatori di Game of Thrones.