Crudelia – Recensione di una perfetta origin story

Crudelia – Recensione di una perfetta origin story
Crudelia

Il progetto legato ad un film su Crudelia, uno dei “villain” Disney più amati di sempre, è stato visto fin dall’inizio da tutti con un po’ di sospetto: annunciato addirittura nel 2013, più volte negli anni è scomparso e poi riapparso, insinuando nei più il sospetto che Disney stessa non fosse del tutto convinta di voler realizzare la pellicola.
Neanche quando nel 2016 a Crudelia fu associato il nome di Emma Stone, che di lì a poco avrebbe conquistato il mondo intero grazie al talento dimostrato in La La Land, il film riuscì a scrollarsi di dosso i dubbi che lo avevano seguito fin dall’annuncio: l’esperienza del poco riuscito Maleficient (e del suo sequel, ancor più sottotono) rendeva difficile attribuire fiducia a Disney nel tratteggiare la origin story di una villain totalmente iconica che rischiava, come nell’esempio del personaggio interpretato da Angelina Jolie, di venire completamente snaturata.

Pian piano siamo però arrivati al 2021, e così come l’età media del suo target (Crudelia è in effetti un film che strizza l’occhio molto più ai nostalgici cresciuti con i vecchi classici che alle nuove generazioni), anche Disney è cresciuta: nel panorama attuale a cui guarda la Casa di Topolino trovano spazio serie Marvel incentrate sulla lotta al razzismo, corti a tematica LGBT+ e, incredibile ma vero, perfette origin story di villain diventate famose perché amano vestirsi di pellicce fatte con pelli di cuccioli dalmata. Vedere per credere.

CRUELLA

La “Crudelia” che abbiamo conosciuto ne La Carica dei 101 (e che è poi stata riproposta in chiave ironico-grottesca nei live-action con protagonista Glenn Close) non è in realtà affatto presente nel film: nella versione italiana, Crudelia sopravvive solamente a livello di titolo, mentre la localizzazione decide, per non creare confusione all’interno di determinate linee di dialogo, di mantenere l’originale Cruella.
La nostra protagonista possiede fin da bambina una sorta di doppia personalità: alla dolce e timida Estella si contrappone la geniale, brillante, vendicativa e a volte crudele Cruella, in un dualismo che riesce a creare una perfetta base per la pellicola. E’ facile infatti empatizzare fin da subito con la protagonista, che non è ancora il personaggio senza cuore e cinico che sappiamo essere destinata a diventare: Estella percorre una strada che inevitabilmente la porterà a diventare Crudelia, ma gli aspetti più interessanti della costruzione del suo personaggio sono quelli che giocano su una ambiguità plasmata con precisione maniacale. Non è quindi mai possibile definire alla perfezione dove inizi Estella e finisca Cruella, definire il giusto e lo sbagliato in modo assoluto: la protagonista non diventa mai un’eroina (pur essendo contrapposta ad una villain che forse farebbe impallidire anche la Crudelia più “anziana”) né un’aguzzina, rimandando le conclusioni ad un futuro che, se anche non verrà esplorato in un sequel – e sarebbe un gran peccato – in ogni caso già conosciamo.

In quest’ottica è forse da sottolineare l’unico difetto del film, ovvero quello di aver mancato un po’ di coraggio nell’evoluzione del personaggio: più che di un errore si tratta però di una scelta stilistica, che pur se non pienamente condivisibile non cambia la percezione del tutto positiva del prodotto finale. In una particolare scena (talmente sfacciata da renderne immediata l’individuazione), gli sceneggiatori si prendono addirittura gioco di loro stessi e del pubblico, fingendo di osare in una direzione e poi subito tornando sui loro passi: una sorta di “ammissione di colpevolezza” forse?

Crudelia

PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Il film è splendidamente inserito nella continuity del film animato del 1961: certo, in apertura i rimandi citano ovviamente solo il romanzo La Carica dei 101 di Dodie Smith ed è possibile notare almeno un cambio di etnia in un dei personaggi principali (Anita, futura padrona di Peggy, è interpretata qui dall’attrice afroamericana Kirby Howell-Baptiste), ma la pellicola decide di rimanere assolutamente coerente con il suo “sequel” in ogni sua parte.
Praticamente ogni dettaglio della vita di Estella precedente agli eventi del romanzo e del film finisce per essere originale, ma mai in contraddizione con quanto accadrà in futuro: dal rapporto con Jasper e Horace alla presenza di nuovi personaggi fino al sentimento di amore/odio per i dalmata, nulla risulta in contraddizione con ciò che verrà. I rimandi, gli omaggi e le citazioni sono anzi continui e sempre soddisfacenti.

Crudelia finisce quindi per ampliare il mondo de La Carica dei 101 anche ben oltre l’origin story della sua protagonista: mentre l’iconografia del personaggio si arricchisce di significati nascosti (dietro la scelta del suo nome, del suo cognome, della sua auto) anche Horace e soprattutto Jasper ricevono ad esempio un trattamento adeguato, risultando più profondi e sfaccettati delle macchiette comiche che li ricordavamo essere.

Crudelia

IL DIAVOLO VESTE DE VIL

Il mondo della moda è da sempre legato nella cultura pop a dinamiche crudeli e ciniche, che in film come Il Diavolo Veste Prada vengono rese cult e finiscono per ridefinire la visione di un settore nella sua interezza. E al film con Meryl Streep e Anne Hathaway Crudelia deve sicuramente moltissimo: sia Estella che la Baronessa di Emma Thompson risultano una versione caricaturale e più sfacciata di Miranda Priestly, pur mantenendo ognuna la propria individualità.

La moda e lo stile dominano la scena però anche in virtù delle loro caratteristiche più essenziali: i costumi e i vestiti delle due rivali sono un continuo spettacolo, tanto per la semplice realizzazione che per le trovate con le quali vengono presentati; la creatività è alla base del film, e la produzione e la costumista Jenny Beavan danno davvero il massimo in più di un’occasione. Sicuramente non tutto è originale al cento per cento, come nel caso del vestito infuocato che, visto anche nel trailer, sembra gridare “Hunger Games” allo spettatore, ma l’insieme risulta in definitiva davvero stupefacente; anche grazie al regista Craig Gillespie (Lars e una ragazza tutta sua, Tonya), capace di mantenere dei toni sempre frizzanti e vibranti che si sposano alla perfezione con la creatività e l’atmosfera estrosa del film. Anche dal punto di vista di Gillespie è difficile notare momenti di originalità, ma il regista riesce a far propri vari escamotage di colleghi dal nome altisonante e a riutilizzarli adeguatamente.

Crudelia

 

Tutto funziona in Crudelia: dalla ricostruzione storica di una decadente ma anche punk Londra degli anni ’70, alle perfette interpretazioni delle attrici principali (castrate purtroppo da un doppiaggio italiano non all’altezza e per nulla equilibrato ai toni del film) agli stupendi costumi, alle trovate destinate a diventare iconiche.
Una sorpresa inaspettata e, forse proprio per questo, ancor più apprezzata e capace di farsi apprezzare: Crudelia (forse neanche volendolo) scrive le basi di una saga che sembra destinata a continuare. E sarebbe un vero peccato se non lo facesse.

Leggi su ScreenWEEK.it