Gli islamisti nell’aeroporto di Düsseldorf non sono un caso isolato

L’indice alzato il cosiddetto Tauhīd è diventato il saluto dei terroristi dell’ISIS e sta a raffigurare il concetto «Non c’è Dio all’infuori di Allah».

Mohamed AR (19), Hamit A. (20) e Serhat I. (20) sono i tre uomini tutti nati in Germania che qualche giorno fa sulla pista dell’aeroporto di Düsseldorf dove lavorano, si sono messi in posa sulla pista del più grande aeroporto della Renania settentrionale-Vestfalia. Le immagini che i tre hanno diffuso sui social network stanno scatenando aspre polemiche nel bel mezzo della stagione delle vacanze estive. Secondo la polizia federale, tutte le misure necessarie per scongiurare il pericolo sono state prese dopo che l’incidente è stato reso noto. Il quotidiano tedesco Bild ha riportato l’incidente venerdì.

Un’immagine pubblicata sui social network mostra i tre uomini in abiti da lavoro in piedi sull’asfalto che puntano simbolicamente l’indice verso l’alto: un gesto tipico dell’organizzazione terroristica. Secondo la polizia federale «dopo essere venuti a conoscenza dei video e un’immediata valutazione dei fatti tutte e tre le persone sono state identificate». È stato inoltre verificato che i tre non sono attualmente in servizio presso l’aeroporto. Un portavoce della Flughafen Düsseldorf GmbH, società che gestisce l’aeroporto, ha dichiarato che «le persone interessate dalle indagini della polizia federale non sono dipendenti della Flughafen Düsseldorf GmbH, ma dipendenti di un fornitore di servizi che lavora presso l’aeroporto». L’ufficio del pubblico ministero di Düsseldorf non sta indagando sul caso, ha detto venerdì un portavoce della Dpa.

Puntare il dito non è un reato, tuttavia, i tre uomini si sono fatti anche riprendere sulla pista mentre mostravano le proprie tecniche di combattimento che è un fatto che non può certo non destare preoccupazione. La polizia federale tedesca ha sottolineato che il personale dipendente degli aeroporti è sottoposto a un controllo dei loro precedenti penali prima di lavorare nell’area di sicurezza delle strutture aeroportuali e che «solo dopo l’esito positivo del controllo viene rilasciata una carta d’identità aeroportuale che consente l’accesso all’area di sicurezza».

A questo proposito secondo le informazioni fornite dalla polizia federale, non ci sarebbero state anomalie sulle tre persone in questione. Quindi basta essere assunti per non essere più monitorati negli aeroporti tedeschi? Sembrerebbe proprio di sì, e non è certo rassicurante. Per settimane, le lunghe code davanti al banco del check-in o ai controlli di sicurezza hanno causato il caos negli aeroporti di Colonia/Bonn o Düsseldorf. Oltre alla generale e massiccia carenza di personale di terra, ci sono anche problemi strutturali con i controlli di sicurezza.

Sebbene il governo federale con la polizia federale sia responsabile della sicurezza negli aeroporti, il ministero dell’Interno commissiona a società private l’esecuzione dei controlli di sicurezza. Tra l’altro, i lavoratori stranieri provenienti dalla Turchia, che lavoreranno negli aeroporti tedeschi per un periodo di tempo limitato, dovrebbero ora rimediare alla situazione ma ne erano previsti circa 2.000, ma attualmente ne arriveranno probabilmente solo 1.300, e non prima di agosto. Perché il necessario controllo in background richiede alcune settimane sperando poi che le informazioni provenienti dalla Turchia siano vere.

Il tema della radicalizzazione nei servizi pubblici è allarmante; ad esempio in Francia nel 2019 venne scoperto che ben 80 dipendenti degli Aeroporti di Parigi, conosciuti per la loro per radicalizzazione, avevano accesso alle zone più sensibili degli scali parigini ma già nel 2012 venne impedito l’accesso a queste aree a 60 dipendenti che mostravano segnali di radicalizzazione. Una situazione drammatica documentata in un’ ampia ricerca preparata nel 2019 dai deputati, Eric Poulliat (Les Républicains) e Eric Diard (La République En marche) nella quale si documenta la vastità del fenomeno nel settore dei trasporti dove sono frequenti i casi di autisti di bus che rimproverano o non fanno salire le ragazze con la gonna corta o le braccia scoperte, ma anche nella polizia municipale, negli ospedali, nelle scuole, nelle associazioni sportive e nelle carceri dove gli islamisti ormai dettano legge.

Nonostante i rapporti, le denunce e gli articoli dei media, il fenomeno dell’islamismo nel settore pubblico non si è certo arrestato. Stesse problematiche le vive il Belgio che già all’epoca dell’attentato all’Aeroporto Internazionale di Bruxelles del 22 marzo 2016 (35 morti inclusi 3 terroristi) aveva riscontrato, seppur con enorme ritardo, l’esistenza di dipendenti radicalizzati tra il personale aeroportuale, tanto che in un report della polizia si leggeva: «Lo Stato islamico ha beneficiato di una mano amica, con uomini in riconoscimento e scouting. In passato, abbiamo rimosso i badge a diverse persone perché esprimevano simpatia per l’ISIS. Ma di certo non lo abbiamo fatto per tutti. Troviamo questi radicali soprattutto nei negozi, nei servizi di pulizia e tra i facchini». In un momento dove la guerra in Ucraina monopolizza l’attenzione dei media il rischio è che la vicenda di Düsseldorf finisca nel dimenticatoio salvo ricordarsene quando è troppo tardi. Sarebbe imperdonabile.

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