sabato, 16 Novembre 2024
La stabilità è il vero “bene per il Paese”, non l’ingovernabilità che vuole la sinistra
Se c’è una frase abusata, anzi, maltrattata, in questa campagna elettorale è “per il bene degli italiani”. Basta leggerla con attenzione che si tratti di una vera e propria stupidata, chiunque sia a pronunciarla, perché di fatto nasconde la certezza che gli altri (chiunque essi siano) tifino per il “male dell’Italia”. E questo, davvero, è troppo.
Ma la cosa più curiosa è che chi abusa di questa fesseria ultimamente riesce a collegarci un altro concetto, altrettanto aberrante a dir poco. Stamane, in uno degli innumerevoli talk di informazione ormai dedicati esclusivamente al voto anticipato, abbiamo sentito da un autorevole commentatore di lunghissima esperienza e notorietà pronunciare la seguente frase: “La sinistra deve solo fare una cosa: raccogliere più seggi possibili per non far vincere la destra”. Concetto espresso anche da Carlo Calenda, che sostiene di voler fare una politica del buon senso e che in effetti diverse cose di buon senso le pensa e le dice pure (rigassificatori, atlantismo, nucleare), ma che questa volta è scivolato sulla più classica delle bucce di banana… “Bisogna impedire che la destra vinca così, senza un governo stabile, si mette insieme un governo di unità nazionale guidato da Draghi”.
A parte il finale, con il richiamo all’ex presidente del Consiglio, quello che fa specie è il fatto che a sinistra e nel centrosinistra ormai la sfida elettorale non sia fatta per vincere, ma per non far vincere gli altri. Un atteggiamento talmente da perdente da far persino effetto dato che mancano ancora 60 giorni al voto. Certo, i sondaggi e le ultime proiezioni soprattutto sulla parte dei collegi uninominali, lasciano poche speranze ma, caspita, stiamo parlando di sondaggi che valgono quel che valgono e nel passato si sono dimostrati lontani dalla realtà delle urne.
C’è poi un discorso ancora più profondo. Questo ragionamento infatti ha un significato politico ben preciso: l’ingovernabilità. E’ quello che si cerca, è quello che si vuole. Non un governo forte, stabile, magari capace di stare in carica per 5 anni, no. Serve il caos, il papocchio per poi partire con giochini e giochetti. E questo è proprio la cosa più lontana che esista dal “bene degli italiani”.
Siamo i Campioni del Mondo di cambi di governi. Per un premier tedesco in Italia ne girano 5 o 6. Non solo; arriviamo dalla legislatura più sconclusionata di sempre, cominciata con un governo gialloverde, proseguita con uno giallorosso e conclusa con la politica messa in castigo ed il paese consegnato da Mattarella a Draghi vista la pochezza di leader e dei loro partiti.
Ed oggi a cosa punta certa gente? Ancora a questo, all’ingovernabilità. Il terreno preferito da Renzi, da chi deve vivacchiare, da chi non ha la forza elettorale e politica per contare qualcosa e così si offre come banderuola per questo o quello scopo. Ricordate? La terra dei responsabili che Conte cercava per salvare il suo bis… ecco, quella roba lì. Ricordiamo che nel Parlamento appena sciolto si è registrato il numero record di cambi di partito, circa 300 tra onorevoli e senatori su 900.
All’Italia serve soprattutto stabilità. Che vinca la destra, la sinistra, il centro o il M5S, poco conta. Serve soprattutto stabilità e non solo per 5 anni. Per le prossime legislature (più saranno, meglio è).
Abbiamo citato all’inizio l’opinione poco condivisibile di un’opinionista. E’ giusto citarne una che condividiamo in pieno. Piero Sansonetti da tempo sostiene che “Letta deve smarcarsi dai grillini e correre da solo anche a rischio di perdere. Perché, primo, magari le elezioni si possono anche vincere e che, secondo, certe volte esistono sconfitte onorevoli, che valgono come una vittoria”.
Per il bene della politica e, di riflesso, del Paese.