lunedì, 25 Novembre 2024
Loki e la cura Lokivico: alla ricerca di un nuovo cuore per l’MCU
Chi è davvero Loki? Cosa vuole? Cosa significa essere un dio degli inganni? E ci sarà da prendere per buona una risposta, qualunque essa sia, se te la dà uno che ha ingannato tutti – appunto – per secoli? Il primo episodio di Loki è arrivato ieri su Disney+ (qui la nostra recensione dei primi due) e al di là del fascino incredibile di un carrozzone crono-parastatale alloggiato nei corridoi brutalisti dell’Atlanta Marriot Marquis, e al di là pure della capacità di Tom Hiddleston e di (un ottimo) Owen Wilson di reggere sulle proprie spalle praticamente tutta la scena, quello che si coglie è un’esigenza. L’esigenza di rendere Loki protagonista. E pure buono. Magari non del tutto, ma quel tanto che basta per.
Perché bisogna pur dare un nuovo cuore a questo MCU, no?
UN CORSO ACCELERATO DI UMANITÀ
In effetti, sì. Scomparso ormai da tempo il Tony Stark di Robert Downey Jr., fabbricante di armi, corazze e perle di sarcasmo che ha conquistato il pianeta, gettato le basi dell’MCU e accompagnato passo passo la sua crescita, e rappresentato per oltre un decennio il fulcro di tutto questo universo di fantasia, occorre trovare un nuovo cuore all’MCU. E Loki in questo parte avvantaggiato, visto che – dopo l’Iron Man di RDJ – il dio interpretato da Tom Hiddleston è senza dubbio il personaggio più amato del Marvel Cinematic Universe. Restava però pur sempre un problema, non esattamente secondario, da risolvere: il Loki che fa impazzire i social, la divertente canaglia dai capelli tinti rimessasi sufficientemente sulla buona strada, riappacificatasi con il fratello e con la memoria del padre adottivo Odino… non c’è più. Thanos gli ha spezzato il collo nel penultimo Avengers.
Questo Loki, l’anomalia temporale pizzicata immediatamente appena mette piede fuori dal suo tempo, cioè dal 2012, è il Loki del passato. Villain ancora convintissimo, che ha portato un’invasione aliena a New York City, vuole diventare il re di Midgard (cioè della Terra), giocherella con un cubo cosmico. E ha dei problemi familiari irrisolti piuttosto seri, diremo. Il modo in cui è stata risolta la faccenda nel primo episodio di Loki, cioè in meno di cinquanta minuti, è doppiamente azzeccato: perché nulla ti fa capire di più i tuoi errori e ti fa riflettere, che vedere come questi causeranno nell’immediato futuro la morte di una serie di persone a cui tieni (te compreso). E, due piccioni con un solo lancio di mjolnir, in questo modo incorpori nella fase motivazionale pure un recap dei film in cui Loki è apparso. Racconti con il filmino gli eventi pregressi, ma senza affidarti a uno spiegone iniziale. Well played.
LA CURA LOKIVICO
Il che non vuol dire esattamente che il filmino e il suo effetto da Spirito del Natale Futuro di Dickens abbiano trasformato all’istante l’aspirate re-del-mondo in un eroe. Chiaro. E del resto, Loki non lo era compiutamente neanche prima della sua morte. Fino al sacrificio contro Thanos, fino a quel momento in cui il titano gli spiega con i fatti quanto sia sopravvalutata la parola “immortale”, da lui non sapevi mai cosa aspettarti. Quell’ambiguità morale che fa molto del suo fascino, e che ha sempre accompagnato il personaggio, nelle avventure a fumetti e secoli prima nei racconti dei popoli del nord. Pure nella mitologia norrena, Loki fa sempre un po’ quello che gli pare, e una volta è la vergogna degli dei, un attimo dopo risolve un impiccio, quello dopo ancora si trasforma in puledra per accoppiarsi con un cavallo magico e generare lo stallone volante di Odino. E buongiornissimo a chi è cascato dal pero Yggdrasill per quella storia del Loki “gender fluid” dell’MCU.
Ma in fondo non serve che questo Loki sia un eroe tutto d’un pezzo. Basta che abbia la molla giusta per assecondare Mobius e la TVA, per dare la caccia a quello che è il loro attuale grattacapo più grande. Cioè un altro Loki. E se ti accolli una gita nel tempo per fermare un altro te stesso malintenzionato, scambiato pure per diavolo, diventi comunque l’eroe della storia, e tutti possono fare il tifo per te. A posto così.
INCUBO, KANG E I DIROTTAMENTI AEREI
Per il resto, si è tornati a fare il Gioco, noi e i Marvel Studios. La banda di Kevin Feige cala tutta una serie di lenze, noi che ci crediamo squali ma siamo un po’ tonni abbocchiamo, a differenza dell’impiegato della TVA, che i pesci manco sa cosa sono. Perché? Fietro non ci ha insegnato nulla? Non lo sappiamo forse che tante di quelle presunte piste, di quegli indizi, sono al più degli omaggi senza particolari intenti? Certo che lo sappiamo. Ma è il Gioco. E poi vai a sapere cosa, là in mezzo, un significato lo ha davvero. Col fatto che in fondo è tutto potenzialmente collegato.
E allora le gomme da masticare fuori dal tempo, finite nella Francia del 500, che hanno quel disegnino lì, che sembra proprio quel gran casinista della dimensione dei sogni che è Incubo, il nemico del Dottor Strange (finirà pure lui in Dottor Strange 2, come si vocifera da tempo?). E allora quel giudice di pace temporale che ha la smania di resettare tutto e tutti, lì alla TVA, c’è che nei fumetti ha avuto una relazione a dir poco turbolenta con Kang il Conquistatore. E Kang sarà uno dei prossimi grandi villain dell’MCU, già prenotato per il terzo Ant-Man. E quella faccenda del Nexus, inteso prima come essere (Wanda in Wandavision) e ora come evento, anomalia temporale? Macina dati e riferimenti, il fan, perché… dai, è divertente farlo.
E parlando di divertimento, in tutto questo, il momento probabilmente più brillante di tutti è la spiegazione, mezzo secolo dopo, di uno dei più grandi misteri della storia dell’aviazione. L’unico caso di pirateria aerea ancora rimasto irrisolto, la faccenda di D. B. Cooper e di quel Boeing 727 da cui si è lanciato con una valigetta contenente 200mila dollari. Sparendo nel nulla. Cinquant’anni di ricerche e teorie, e alla fine è stato Heimdall a tirarlo su con il ponte dell’arcobaleno, Bifrost, per una scommessa con Thor. Come ha fatto l’FBI a non pensarci prima?