martedì, 22 Aprile 2025
Avatar di James Cameron: fu vera gloria?
13 anni. Tanto tempo è passato da quando James Cameron ci aveva travolto e sconvolto completamente la fantasia grazie ad Avatar, ancora oggi senza ombra di dubbio uno dei film di fantascienza più famosi, ambiziosi e iconici di sempre.
Ora, con il secondo episodio che arriverà nelle nostre sale il 14 dicembre (e il primo che tornerà il 22 settembre), è forse anche giunto il momento di guardarci indietro, analizzare quel film, capire quanto e come ha cambiato il nostro approccio al cinema di intrattenimento, ma soprattutto chiederci se riuscirà ad avere lo stesso successo che ebbe in quel 2009. Perché forse è passato tanto, troppo tempo, secondo alcuni, mentre altri si appellano alla maestria del regista, al fatto che bene o male se sei un bravo narratore, lo sei anche dopo tutto questo tempo.
Un lungo miracolo creativo
Era il 2009 quando rimanemmo stregati dalle avventure di Jake Sully su Pandora, da Avatar, un film di fantascienza capace di unire la tematica ecologista in salsa new age, con uno spirito anticapitalista e comunitario molto particolare ed originale.
James Cameron lavorava fin dal 1994 a questo progetto, forse il più visionario della sua già incredibile ed iconica carriera, ma era stato anche il primo a sapere che gli serviva una base tecnica e tecnologica molto più avanzata di quella degli anni ’90, se voleva veramente regalare al pubblico l’esperienza cinematografica che aveva in mente.
Con quasi 250 milioni di budget, Avatar fu senza alcun dubbio una scommessa assolutamente unica nel suo genere, In cui il regista aveva condensato una miriade di elementi pescati da sostanzialmente ogni film o racconto fantascientifico. Avatar infatti univa in sé elementi propri degli anime e dei manga, di quel cinema western degli anni ‘80 e ‘90 che aveva cambiato completamente la visione dei nativi presso il grande pubblico. Il tutto senza dimenticare i romanzi di Burroughs e Cooper, i film di Miyazaki, e poi tutta una marea di fumetti, romanzi e film d’avventura sovente ambientati nell’epoca vittoriana.
Tutto questo però non sarebbe stato possibile senza gli straordinari effetti speciali studiati dalla Weta Digital, a più di un decennio di distanza ancora ritenuti tra i più innovativi stupefacenti mai visti sul grande schermo, e la ragione principale per la quale il film affascinò il pubblico di mezzo mondo, guadagnando quasi 3 miliardi di dollari al botteghino. La critica in gran parte concordò sul fatto che James Cameron fosse riuscito a ricreare l’effetto di novità e fascino con cui George Lucas aveva fatto di Guerre Stellari, un momento assolutamente iconico nella cultura occidentale. Oppure era solo la suggestione del momento, l’effetto di una novità anche di fruizione del prodotto cinematografico di cui però non è rimasto molto?
L’innovazione che guardava al passato
3D. Questa la parola d’ordine con cui Avatar si presentò al grande pubblico, cioè teorizzando che da quel momento in poi entrare in una sala cinematografica avrebbe significato bene o male ancora una volta usufruire di una sorta di esperienza sensoriale senza precedenti.
James Cameron all’epoca si disse assolutamente certo del fatto che il cinema in 3D sarebbe stato il futuro, avrebbe avuto un impatto simile a quello dell’invenzione del sonoro, ma la realtà è che a tanti anni di distanza, bisogna ammettere che quel piccolo periodo in cui all’entrata in sala ci si vedeva consegnare quei grossi è un po’ scomodi occhiali, è finita molto prima di quanto anche i più pessimisti pensassero.
Si tratta di qualcosa che bene o male riprendeva un certo cinema di nicchia nato negli anni ‘20, poi ritornati in auge prepotentemente durante I primi anni ’50, soprattutto per quello che riguardava b-movies e in generale produzioni legate alla fantascienza, all’avventura e al fantasy. Tornato a ruggire a più riprese, il cinema in 3D non ha in realtà mai attecchito veramente in profondità, perché per quanto sia attraente è interessante, dal punto di vista pratico ha spesso dovuto misurarsi con problematiche irrisolvibili, legate al difficoltà di fruizione per una certa parte del pubblico, così come a costi economici e logistici tutt’altro che indifferenti.
Ma più in generale, il cinema in 3D soprattutto per un film così lungo come Avatar, si è rivelato spesso molto faticoso per il pubblico, per quanto contribuisse poi in modo particolarmente potente ad un’esperienza cinematografica che ancora oggi tutti ricordiamo come una delle più esaltanti della nostra vita. Il tutto naturalmente tenendo conto del fatto che Avatar non è che avesse mai avuto una trama così particolarmente originale o innovativa parliamoci chiaro, come testimoniato anche dalle diverse cause intentate per plagio.
Un film profondamente idealista
Cosa resta quindi di Avatar oggi? Senza ombra di dubbio uno dei blockbuster più riusciti di sempre, non solo e non tanto per la dimensione visiva, ma anche per una colonna sonora magnifica, per una cura dei personaggi che confermò quanto James Cameron sia sempre stato uno dei grandi narratori cinematografici del nostro tempo.
Avatar ha saputo riportare in vita in quel 2009 il tema dell’uomo e del suo rapporto con la civiltà, con i suoi simili, ma soprattutto con la natura. Si è posto paradossalmente come foriero di un messaggio anti tecnologico, pur essendo un film che senza la tecnologia non avrebbe mai potuto trionfare come fece.
Il che in ultima analisi ci ricorda anche che il film di Cameron ha saputo farsi portatore di un messaggio politico antitetico rispetto al trionfo della new economy, ai colossi hi-tech, ai guru, al turbocapitalismo e di tutto ciò che oggi ci fa vivere dentro una società classista, in un pianeta Terra che stiamo rendendo sempre più invivibile per noi stessi.
Metafora possente di ciò che è stato il colonialismo occidentale in tutto il mondo, Avatar soprattutto ci fece comprendere la differenza tra progresso e avanzamento tecnologico, come non sempre le due cose siano connesse, anzi, spesso ci dimentichiamo di quanto la natura se la più grande forza creatrice dell’universo.
Ma avrà successo questo film e gli altri che Cameron sta preparando? Questa rimane la grande domanda, ma già dalle prime immagini, dal primo trailer, colpisce chiunque faccia parte del pubblico over 25 con una forza che pensavamo di aver dimenticato: è quella del grande cinema, fatto di immagini meravigliose e soprattutto di un’anima che oggi l’industria ha messo da parte. La realtà è che ciò che speriamo, a 13 anni di distanza, quando gli influencer, tiktok, gli youtuber e il MCU non esistevano ancora, è di riassaporare il cinema com’era fatto una volta, con grandi mezzi però al servizio di grandi idee, non di una ripetizione nauseante ed estenuante.
Avatar arriverà nuovamente nelle sale italiane il 22 settembre.
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