mercoledì, 27 Novembre 2024
Kiev avanza e Mosca si difende con bugie e minacce
Una delle domande che gli analisti militari di tutto il mondo si stanno ponendo è per quanto tempo ancora Vladimir Putin potrà negare la realtà. Anche nei media ufficiali russi si avverte incertezza: mentre alcuni analisti russi chiedono una dichiarazione di guerra totale e la mobilitazione generale, altri sostengono che non sarebbe d’aiuto e che sia tempo di aprire negoziati politici con l’Ucraina. Ma non c’è ancora un messaggio chiaro, poiché Putin finora ha insistito sul fatto che tutto stia andando secondo i piani, mentre da qualche settimana questa affermazione ha perso ogni credibilità. Non è infatti un caso se mentre il capo del Cremlino dichiarava che l’operazione militare speciale in Ucraina è stata inevitabile e che nel Paese è diventata necessaria una mobilitazione parziale con il richiamo dei militari della riserva, il portale Google registrava il record di ricerche interne su come poter lasciare il Paese. E’ chiaro che Putin vorrà utilizzare il risultato dei referendum sull’annessione dei territori del Donbass alla Russia, una consultazione per la quale i filorussi “hanno il sostegno di Mosca”, come ha aggiunto Putin stesso, in un discorso in televisione che conteneva anche frasi come: “Nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite” e che da capo userà “tutti i mezzi di difesa a nostra disposizione perché coloro che stanno cercando di usare il ricatto nucleare contro la Russia scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro”. Concludendo con “Non sto bluffando, l’obiettivo dell’Occidente è indebolire, dividere e distruggere la Russia.”
Ma la parola “mobilitazione” ha inevitabilmente cominciato a far riflettere anche i più convinti sostenitori dell’invasione in corso, in particolare il fatto che per una “operazione speciale” è ormai stato utilizzato l’85% delle forze militari disponibili in servizio attivo. Con l’improvviso successo della controffensiva ucraina, riuscita anche grazie alle lacune tattiche e logistiche dell’esercito di Putin, la guerra è entrata in una nuova fase, la terza, dopo che già in aprile il Cremlino era stato costretto ad ammettere che il suo sforzo per prendere Kiev e rovesciare il governo di Zelensky era fallito. La ritirata delle forze russe dalle aree intorno alla capitale ha rivelato un panorama di distruzione sfrenata e crimini di guerra così come sta emergendo da questa seconda ritirata; i leader militari russi in una seconda fase dell’aggressione avevano quindi spostato la loro attenzione sulla conquista dei distretti di Donetsk e Luhansk che comprendono la regione orientale del Donbass ucraina, nonché l’intera costa del Mar Nero a est di Odessa. Ma con la “normalizzazione” della guerra a livello mediatico si rischia di dimenticare che negli ultimi sei mesi l’Europa geografica ha assistito ai combattimenti più intensi dalla Seconda guerra mondiale. Il territorio urbano ha offerto protezione alle truppe resistenti, ma ha inevitabilmente prodotto l’effetto di spingere l’artiglieria russa a colpire città e villaggi ucraini colpendo indiscriminatamente aree residenziali, ospedali, asili e centrali elettriche, senza peraltro ottenere l’effetto sperato. Ora la bugia è rivelata, soprattutto dopo che anche ai russi, con la chiamata alle armi della riserva, risulta chiaro che l’offensiva russa è diventata stagnante e che il Paese non è più in grado di continuare a impegnare risorse sul campo, come mostra la qualità decrescente delle iniziative industriale. Invece il morale è Kiev è alle stelle e quando hanno iniziato ad arrivare notizie della rapida avanzata delle forze ucraine l’atmosfera si è fatta esultante per la dimostrazione data al mondo che la “vittoria”, intesa come fallimento russo, è possibile. Mentre a Mosca è l’opposto e i russi stanno rapidamente iniziando a riconoscere che non è possibile sconfiggere l’esercito ucraino e occupare l’intero paese. I blogger pro-Cremlino hanno iniziato a lamentarsi di passi falsi strategici e della mancanza di rifornimenti per le truppe, tanto che un commentatore immediatamente scomparso ha scritto: “Abbiamo già perso, il resto è solo questione di tempo”. A meno di scossoni improvvisi e sanguinosi, Putin rimarrà rinchiuso al Cremlino e nella sua bolla mediatica tutto l’inverno nella speranza che la sua strategia contro l’Europa, il taglio del gas, abbia qualche effetto. E quando sarà evidente anche questo fallimento, sarà ovvio a tutti i russi che il loro Paese avrà perso, rischiando una umiliazione internazionale che il suo popolo non merita. Starà poi all’Europa, e all’Italia in particolare, recuperare i rapporti con una nazione che valeva sette miliardi di export e con la quale abbiamo avuto rapporti di amicizia per decenni.