martedì, 26 Novembre 2024
Sabotaggio al gasdotto Nord Stream: ecco come hanno colpito
Che cosa sia accaduto esattamente alle condutture sommerse dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 si potrà scoprire solamente quando saranno riparati, ma certamente l’immenso ribollire del Mare del Nord con il gas che risale dal fondo fino a disperdersi nell’atmosfera, creando una chiazza ampia quasi un chilometro quadrato, come riferito dall’aviazione danese, fa pensare a un sabotaggio. Le autorità danesi e svedesi hanno immediatamente emesso i necessari bollettini per la sicurezza della navigazione marittima e istituito una zona di divieto entro cinque miglia nautiche (circa 9 km) dal sito, considerando che la perdita potrebbe rappresentare un pericolo per il traffico navale. Il gas fuoriuscito, mentre si disperde può anche prendere fuoco sopra l’acqua e nell’aria, provocando esplosioni. L’amministrazione marittima svedese ha anche inviato un avviso per gli aeromobili, sconsigliando il sorvolo della zona e comunque imponendo la quota minima di 3.000 piedi (circa 1000 metri) sopra le aree interessate.
Le dimensioni della perdita fanno ipotizzare una rottura di grandi dimensioni e le ipotesi che i condotti siano stati danneggiati volontariamente sono aumentate dopo che è stata rilevata la fuga di gas anche sul secondo gasdotto, il Nord Stream 2, un progetto molto controverso che è stato congelato dal governo tedesco pochi giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina e che non è mai diventato operativo. Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha affermato: “È ancora troppo presto per arrivare a conclusioni, ma certamente si tratta di una situazione straordinaria, si sono verificate tre perdite distinte ma nel giro di pochissime ore e quindi è difficile immaginare che possa essere accidentale”. I sospetti sono aumentati anche perché l’evento si è verificato mentre Frederiksen era in Polonia per partecipare all’inaugurazione del Baltic Pipe, un nuovo gasdotto per trasportare il gas norvegese in Danimarca e Polonia. Le indagini avviate potranno chiarire se le rotture sono state provocate da mine, da azioni subacquee o da un molto meno probabile evento naturale, comunque improbabile tra 50 e 70 metri di profondità per il Nord Stream 1, più facili a -15 -210 metri per il Nord Stream 2. “I danni che si sono verificati in un giorno contemporaneamente a tre linee di gasdotti off-shore del sistema Nord Stream sono senza precedenti, ha comunicato la società Nord Stream AG responsabile dei gasdotti, che puntualizza: “Finora è impossibile stimare i tempi per il ripristino delle infrastrutture di trasporto del gas. La prima perdita, attraverso il Nord Stream 2, è stata rilevata lunedì sera nella sezione danese del gasdotto del Mar Baltico, intorno all’isola di Bornholm, dopo un grave calo di pressione”. Ore dopo sono state individuate altre due perdite su diverse sezioni del Nord Stream 1, una nella zona economica danese e un’altra nella zona economica svedese del Mar Baltico, dove non potrebbero liberamente entrare unità navali militari di altre nazioni. Ma certo non si può escludere un’operazione sottomarina. Al momento nessuno dei due gasdotti sta attualmente trasportando gas in Europa, sebbene un certo livello di forniture rimanga all’interno dell’infrastruttura. Se si trattasse di sabotaggio, questo potrebbe essere avvenuto soltanto con un’azione sottomarina che per essere portata a termine avrebbe visto giocoforza coinvolti mezzi militari e quindi legati a una precisa nazionalità. Ma chi avrebbe interesse a distruggere il Nord Stream? Certamente l’Ucraina, o la Russia ma sotto falsa bandiera. Nel primo caso a disporre di droni sottomarini è proprio Kiev, che li ha ricevuti in dotazione dal Regno Unito l’estate scorsa per aiutarla a neutralizzare le mine russe al largo delle sue coste e addestrare i soldati ucraini al loro uso. Si tratta di dispositivi leggeri e autonomi progettati per l’uso in aree poco profonde, in grado di funzionare fino a 100 metri sotto il livello del mare per rilevare, localizzare e identificare le mine in modo da poterle far brillare. Proprio il Regno Unito nell’agosto scorso dichiarò che decine di membri della Marina ucraina si stavano addestrando all’uso di questi droni con istruttori inglesi e americani. Ma certo un atto ucraino nelle zone esclusive danesi e svedesi sarebbe di una gravità inaudita.