La protesta al Liceo Manzoni, simbolo dell’anti democrazia

Ormai è il nuovo fortino della Resistenza Italiana, soprattutto dopo la sconfitta elettorale della sinistra con il Pd al minimo storico e bloccato dopo decenni all’opposizione. Stiamo parlando del Liceo Manzoni di Milano, occupato da una 50ina di studenti contro la vittoria del centrodestra e soprattutto di Giorgia Meloni nelle elezioni di domenica. Un’occupazione da subito raccontata con giubilo dai soliti noti della sinistra e che ovviamente avviene nel luogo più comunista d’Italia: il centro di Milano, dove le case costano almeno 10mila euro al mq.

«Occupiamo contro questo governo e soprattutto contro Giorgia Meloni e le sue idee retrograde che non si adattano con la vita che vogliamo perseguire noi studenti..» ha spiegato una studentessa. A cui però andrebbero spiegate alcune cose, di Educazione generica e di Educazione Civica (dove rischierebbe evidentemente un bel recupero a settembre).

Primo: non è democratico che 50 studenti su un istituto da oltre mille condizionino l’attività del resto dei compagni, che sono la stragrande maggioranza.

Secondo: non è democratico soprattutto contestare quello che nella nostra Costituzione è in assoluto la cosa più democratica che abbiamo, forse l’unica: il VOTO. Gli italiani, cara ragazza, hanno votato, hanno scelto ed hanno dato la maggioranza ad una coalizione. Questa decisione è sacra e va rispettata, da tutti. Soprattutto in un luogo pubblico, come la scuola (soprattutto se come nel caso vostro è una scuola pubblica).

La vostra, sappiatelo, è una protesta antidemocratica.

Da sempre settembre ed ottobre sono i mesi delle manifestazioni e delle proteste: si scendeva in piazza ultimamente a favore dell’ambiente, o contro la guerra. Allora fatelo per quello. Fatelo contro l’aggressione Russa, convocando magari a scuola il console ucraino che vi spiegherà cosa sta succedendo nella sua terra. Occupate la scuola per parlare di ambiente, sentendo esperti, facendo proposte, informandovi. Occupatela soprattutto per avere una scuola più moderna, più sicura, con professori preparati e motivati, anche e soprattutto nel pubblico. Ma il voto degli italiani non si contesta. Si rispetta e basta.

L’astensionismo è un brutto segnale e quello giovanile è una piaga nella piaga. Quindi ben vengano le discussioni sul tema: si chiedano assemblee, si invitino negli istituti politici di tutti gli schieramenti o costituzionalisti per capire e conoscere; si metta in contatto scuola e politica. Però tutto questo va fatto senza senza fermare le lezioni, senza obbligare la maggioranza ai voleri di una minoranza.

«Quello che ci preoccupa di più – ha spiegato ancora una delle rappresentanti degli occupanti – sono le politiche di odio e xenofobia e ingiustizia che porta avanti Fratelli d’Italia, un partito evidentemente fascista, erede del fascismo di cui ha ancora la fiamma nel logo…».

Un perfetto mix di luoghi comuni triti e ritriti e di bugie che da solo spiega la pochezza di questa protesta che di sicuro aprirà per qualcuno le porte della tv, dei giornali e, perché no della politica. Come già successo con Mattia Santori, il leader delle Sardine, preso e usato dalla sinistra ma ricordato negli ultimi mesi solo per alcune fesserie colossali fatte e proposte in Regione Emilia Romagna prima di finire nel dimenticatoio.

Noi tutti alla politica abbiamo chiesto serietà dato che i tempi sono difficili, per mille motivi. Cercate di essere un po’ seri anche voi magari andando a scuola domenica armati di pennello a coprire le scritte con cui avete imbrattato i muri. Oppure pagate voi il conto dell’imbianchino: 10 mila euro…

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