Niente tetto del gas; l’Europa ci abbandona ancora. Ma W l’Europa

«Noi siamo europeisti..», «guai a chi non vuole stare in Europa». La campagna elettorale appena conclusa ha visto tutti, ma proprio tutti i partiti, utilizzare frasi come queste. Essere europeisti, amici di Bruxelles sembrava condizione imprescindibile per poter partecipare al voto. E se c’era un insulto da dare all’avversario (ovviamente dopo la parola «fascista») quello che è andato per la maggiore era proprio «anti-europeista». W l’Europa quindi, ad ogni costo. Ebbene, ci adeguiamo anche noi.

W l’Europa. Quella che oggi, 30 settembre, ha deciso di non mettere un tetto al prezzo del gas. E questo malgrado la richiesta sia arrivata da 15 nazioni, con l’Italia in prima fila.

W l’Europa. Quella dove da sempre, alla fine, decide la Germania. Che sia di destra (Merkel) o di sinistra (Scholz) non cambia nulla. Berlino ha sempre la prima e soprattutto l’ultima parola, su tutto quello che conta. E che nessuno critichi la mossa del governo che ieri ha deciso un intervento di Stato da 200 miliardi per i cittadini e le imprese tedesche, senza avvisare gli altri paesi, andando contro ogni regola europea.

W l’Europa. Quella dove bisogna sempre sottolineare ogni cattiva azione o frase di Orbàn ma non si può dire nulla quando sbagliano gli altri. Ad esempio non si può dire (e purtroppo soprattutto fare) nulla contro l’Olanda che vuole salvaguardare la borsa del gas di Amsterdam, la massima espressione della speculazione finanziaria i cui effetti paghiamo soprattutto noi da tre mesi a questa parte con una crescita delle bollette che sta uccidendo l’economia e mettendo in ginocchio le famiglie.

W l’Europa. Quella dove siamo tutti uguali, dove la Norvegia sta facendo soldi a palate con il suo gas e noi invece siamo attaccati alla «canna del gas»

W l’Europa. Quella a cui da due mesi il tanto soprattutto da loro idolatrato Mario Draghi sta chiedendo interventi seri e strutturali contro il caro energia e loro, tra un complimento e l’altro, rinviano e rinviano ancora. Adesso si parla di novembre…

W l’Europa. Quella in cui però la Presidente della Commissione ha modo e tempo di interferire sul voto italiano ricordando che «se il voto darà un risultato difficile abbiamo gli strumenti per agire».

W l’Europa. Quella dove dobbiamo essere uniti contro la Russia ma dove ieri il parlamento tedesco ha detto No all’aumento delle forniture di armi a Kiev in quanto «non necessario».

Potremmo andare avanti per ore ed ore con questo elenco delle malfatte: l’assenza sui migranti, il complotto contro il Governo Berlusconi del 2011 ma troveremo sempre chi ci ricorderà che l’Europa di sta dando i famosi 200 e passa miliardi del Pnrr.

Forse però sarebbe il caso di essere onesti, una volta per tutte.

Essere europeisti come concetti è bellissimo ma nei fatti l’Europa si è dimostrata nella sua ancora breve storia poco affidabile, soprattutto poco amica degli italiani. E ci piacerebbe che chiedere un suo cambiamento, anzi, un deciso passo in avanti da tanti punta di vista, non sia vista come una cosa reazionaria o sovversiva, ma di semplice buon senso.

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