giovedì, 23 Gennaio 2025
Perché un flop: la recensione di Chaos Walking
Chaos Walking è uno di quei titoli che si portano dietro una nomea talmente terribile che diventa difficile scindere il film in sé dal rumore che lo circonda. Uso il termine “rumore” non a caso, perché è una delle parole chiave del film, e della saga letteraria di Patrick Ness da cui è tratto, dove indica la proiezione “pubblica” dei pensieri che tormenta tutti i personaggi.
Nel nostro caso, il rumore è invece tutto il chiacchiericcio sulla lavorazione difficoltosa di Chaos Walking: girato da Doug Liman nel 2017, fu rimandato dopo una serie di deludenti test screening in modo da poter girare materiale aggiuntivo. Fede Alvarez si sostituì a Liman dietro la macchina da presa, ma le riprese furono realizzate solamente ad aprile 2019, a causa degli impegni delle due star (Tom Holland e Daisy Ridley) con i rispettivi franchise (Spider-Man e Star Wars). Poi venne il Covid e Chaos Walking fu spostato da gennaio a marzo 2021, due anni dopo quella che avrebbe dovuto essere la sua uscita originaria e tre anni e mezzo dopo l’inizio delle riprese.
I segnali del disastro c’erano tutti. Ma, come sappiamo, il cinema è un’arte imprevedibile e, a volte, nel mezzo del caos scatta la scintilla. Certo, la quieta sostituzione del regista non è mai un buon segno, ma pensiamo a Rogue One, dove è accaduta la stessa cosa e ne è uscito il miglior nuovo film di Star Wars (a detta di molti).
Non è purtroppo il caso di Chaos Walking. Difficile capire cosa fosse andato storto nei test screening, ma, qualunque cosa fosse, se quelle proiezioni erano andate male il film deve essere stato davvero impresentabile. Perché il risultato di tanta sofferenza e riprese aggiuntive è una delle visioni più generiche degli ultimi anni. Si vede che c’è un mondo più vasto a portata di mano, ma l’ago della bilancia pende troppo dalla parte del “lanciamo un nuovo franchise” e troppo poco da quella del “facciamo un film interessante e di senso compiuto”. Detto in parole povere: Chaos Walking è poco più di un prologo troppo lungo di un film molto più interessante.
La trama del film
La trama: è il 2257, l’umanità ha raggiunto un distante pianeta e lo ha colonizzato dopo un viaggio di 64 anni. I coloni non potevano sapere, però, che l’atmosfera di “Mondo Nuovo”, per qualche ragione, è in grado di proiettare i pensieri degli uomini (le donne non ne vengono influenzate). In un mondo in cui la privacy non esiste più, e i segreti sono inesorabilmente messi a nudo, l’orfano Todd Hewitt (Holland) dovrà aiutare Viola Eade (Ridley), giunta con una nuova nave di coloni, a mettersi in salvo dal folle David Prentiss (Mads Mikkelsen), il leader dell’insediamento che, nonostante tutto, qualche segreto sepolto ce l’ha eccome.
Dire di più, al solito, sarebbe spoilerare, ma va anche detto che Chaos Walking non fa nulla per tenere nascosti i propri colpi di scena ed è prevedibilissimo sin dall’inizio. Abbiamo già visto mille volte il percorso caratteriale di Todd – da giovane ingenuo a leader di una ribellione – e il “grande mistero” del film è talmente telefonato da ammazzare sensibilmente ritmo e tensione. Non aiuta il fatto che, come abbiamo detto, Chaos Walking sia in sostanza un prologo, che suggerisce un mondo più vasto ma praticamente non lo mostra mai. Ad esempio, si parla spesso gli indigeni che abitano Mondo Nuovo, gli Spackle, e uno entra anche in scena a un certo punto, ma la sequenza è frettolosa e buttata via. Si intuisce che questi “alieni” (come vengono chiamati dai veri alieni, i coloni) dovrebbero avere un ruolo più importante nei capitoli successivi, ma l’unico che vediamo è mal definito nella sua CGI scadente, e non invoglia certo a saperne di più.
Un’allegoria dell’America
Il problema è che Chaos Walking è costruito su temi che conosciamo molto bene e non trova una chiave per farceli vedere sotto una luce nuova. L’allegoria dell’America è evidentissima: la colonia si chiama Mondo Nuovo (più palese di così…), c’è una forte estetica western e ci sono i Na’vi – scusate, gli Spackle – a fare da contraltare agli indiani. Eppure Doug Liman, Fede Alvarez, Patrick Ness e tutto lo stuolo di sceneggiatori, venuti prima che l’autore dei romanzi ci mettesse del suo, non sanno che farsene di questa allegoria. Al punto che smette di essere un’allegoria e diventa solamente una scusa, una premessa facile facile su cui imbastire un mondo che, purtroppo, qui vediamo poco e male.
Questa banalità si riflette anche sulla scrittura dei personaggi. Tom Holland fa un buon lavoro con il suo Todd, ma è l’attore a salvare il personaggio. Lo stesso accade con Mads Mikkelsen, che con la sua faccia e la sua voce saprebbe rendere interessante anche la lettura di una bolletta del gas. Purtroppo, Prentiss è un villain così generico che non capiamo nemmeno le sue motivazioni. Forse, nel romanzo, Prentiss ha una backstory che chiarisce perché veda la seconda ondata di coloni come una minaccia, ma nel film la risposta è “perché è il cattivo”.
Caos che cammina
C’è inoltre un problema di fondo: la premessa del romanzo di Ness è difficile da rendere cinematograficamente. Parliamo di pensieri che vengono proiettati, sia come immagini che come suoni, e che avvolgono la testa dei personaggi come una sorta di aura violacea. I pensieri si sovrappongono molto spesso ai dialoghi e, sulla carta, è un’idea interessante ma anche parecchio complicata. Senza una direzione precisa o una forte idea visiva, si rischiava il caos in senso letterale ed è quello che succede, per lo meno all’inizio. A un certo punto, il potere di proiettare immagini diventa fondamentale, ma è gestito come un deus ex machina che risolve snodi di sceneggiatura, piuttosto che un elemento inserito coerentemente all’interno di un mondo ben sviluppato.
Chaos Walking, al netto di qualche soluzione di regia e scenografia rispettabile, è una grande promessa, troppo orizzontale e troppo poco verticale per appassionare. Punta alla nicchia di appassionati e dimentica tutti gli altri. Perché un film funzioni, deve prima di tutto reggersi sulle sue gambe. Tutto il resto è rumore.
Chaos Walking è disponibile su Amazon Prime Video. QUI il trailer.