La Pace della sinistra, divisa per tre

Ogni partito, una piazza per la pace. Di più: ogni corrente una piazza, una via, un vicolo, un marciapiede per la pace. Il centrosinistra non è ancora finito all’opposizione, che già riscopre il valore della protesta. Ma a modo suo: in ordine sparso. Diviso anche su argomenti sui quali, obiettivamente, occorrerebbe marciare uniti.

Così Enrico Letta, pur continuando a calzare l’elmetto, convoca il sit-in pacifista domani pomeriggio, insieme a Più Europa, davanti all’ambasciata russa, e per loro la pace significa: sconfitta di Putin. Un’iniziativa che appare quantomeno contraddittoria, quella di invocare la pace chiudendo ogni spiraglio diplomatico. Ma tant’è: gli stessi portatori della linea bellicista, che hanno sostenuto la linea delle armi senza se e senza ma, adesso manifestano genericamente per la fine del conflitto, senza specificare come ci si debba arrivare.

Ma per non farci mancare nulla, parallelamente si apparecchia l’altra piazza per la pace, quella di Giuseppe Conte, più equidistante tra Kiev e Mosca. Forse si aggregherà alla tre giorni indetta dalla Rete per la pace dal 21 al 23, o magari si fonderà con le marce cattoliche previste a novembre. L’avvocato è il capofila della linea più dubbiosa nel proseguire il conflitto, pur avendo votato in parlamento l’invio degli armamenti. Una posizione che però, mentre la crisi morde, riscuote crescenti consensi nel Paese, tanto che il Pd è dovuto per l’appunto correre ai ripari per non trovarsi scoperto a sinistra. E dunque lo spettacolo è servito: una rincorsa generale alla parola “pace”, che pare ormai svuotata di contenuti.

In questa tragicomica farsa piazzaiola si inserisce a gamba tesa il governatore campano Vincenzo De Luca, che proprio sul suo territorio deve fare i conti con le strillate grilline. Per arginarle, anche lui si è costruito la sua piazzetta personale, fissando la kermesse pacifista al 28 di ottobre. Dice De Luca: “Se l’obiettivo è la pace, allora dobbiamo chiedere in tutte le sedi un cessate il fuoco, se qualcuno immagina che la soluzione del problema ucraino sia militare vuol dire che prepara le condizioni per arrivare alla guerra atomica”.

Insomma, in piazza scendono poche idee, ma confuse. Dietro il teatro di guerra, come avrete capito, si è già scatenata la lotta intestina per la leadership dell’opposizione. Per vincere questa guerra parallela dei consensi, tutti i protagonisti in campo sono pronti a recitare qualsiasi parte in commedia. Su questo, e solo questo, sembrano avere le idee chiare. Sul conflitto ucraino, prevediamo un liberi tutti ideologico dopo che per mesi si sono divertiti a distribuire patenti di putinismo agli avversari. Al futuro governo si richiede la massima responsabilità: chiederla anche alla futura opposizione, forse, è solo un’illusione.

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