martedì, 26 Novembre 2024
Boni: «La riconquista di Kherson sarà decisiva per Kiev»
Questa mattina gli allarmi aerei sono risuonati nelle regioni di Chernigov, Sumy, Kharkiv e Odessa mentre lo stesso è accaduto la notte scorsa nelle regioni di Kirovograd, Cherkasy, Poltava, Dnepropetrovsk, Nikolayev e Kiev, oltre che nella capitale ucraina dove stamattina ci sono state tre esplosioni. Bombe anche su Kryvyi Rih,città dove è nato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, mentre sono in corso bombardamenti anche su Dnipro, dove sarebbero state colpite infrastrutture energetiche, a Kharkiv e Mykolaiv e secondo le autorità di Kiev gli attacchi russi di questa mattina hanno creato blackout di elettricità a Kiev e in altre regioni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram ha commentato quanto sta avvenendo: «L’Ucraina è sotto il fuoco degli occupanti. Continuano a fare quello che sanno fare meglio, terrorizzare e uccidere i civili. A Mykolaiv il nemico ha distrutto un palazzo con missili S-300. Una persona è morta. C’è stato anche un attacco contro un mercato dei fiori, contro il parco dei castagni. Mi chiedo contro cosa i terroristi russi stessero combattendo in questi luoghi assolutamente pacifici». Nella giornata di ieri il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un incontro con i responsabili militari e i suoi fedelissimi ai quali avrebbe detto che occorre attaccare Kiev muovendo truppe dalla Repubblica di Bielorussia e l’area di Kharkiv partendo dalla regione di Belgorod. Si tratta di una tattica molto rischiosa visto che se l’operazione fallisse in pochi mesi (come probabile), entro il mese marzo le truppe russe resteranno senza armi e il «oggi non abbiamo nulla da attaccare, e domani non ci sarà nulla da difendere» sarà realtà.
Intanto prosegue la controffensiva ucraina che mira a riconquistare Kherson e costringere i russi ad abbandonare la sponda orientale del fiume Dnipro. Secondo il generale di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «Si tratta dell’obiettivo forse più importante e ambizioso che l’Ucraina intende raggiungere prima dell’arrivo dell’inverno. La controffensiva nel fianco meridionale è stata preparata dagli ucraini con meticolosità facendo precedere il contatto delle truppe dalle operazioni in profondità tese a compromettere soprattutto il sostegno logistico e l’organizzazione di comando dei russi. La fase in corso, dal punto di vista militare, è però molto impegnativa perché i corsi d’acqua favoriscono sempre i difensori e gli esiti di operazioni come quella in corso non sono mai scontati. Le forze di Kiev stanno saggiando le difese russe per individuare le loro criticità, come hanno fatto d’altronde sino ad ora, per poi tentare di chiudere la partita. Kiev deve prendere Kherson perché fu la prima grande città a cadere nelle mani degli invasori durante la prima fase del conflitto e per scongiurare il pericolo che Mosca prosegua la sua corsa verso Odessa passando per Mykolaiv. I russi difendono Kherson, per le ragioni opposte, e per scongiurare che un’ulteriore disfatta in un contesto altamente simbolico per il conflitto, possa ulteriormente compromettere la loro reputazione agli occhi del mondo».
Nonostante le smentite Russia e Iran, secondo quanto scrive anche il Washington Post, hanno stretto una serie di accordi che prevedono anche la consegna dopo i droni, che stanno terrorizzando la popolazione civile ucraina, «di missili balistici che colpiscono a velocità quattro volte superiori a quella del suono» ed altri armamenti. Gli accordi sarebbero stati affinati lo scorso 15 ottobre a margine del meeting di Samarcanda tra Vladimir Putin il presidente irainiano Ebrahim Raisi con il quale è stato siglato un accordo strategico. Gli ayatollah avrebbero colto l’occasione della guerra in Ucraina e delle difficoltà russe nell’ottenere armamenti per farsi dare dai russi i progetti per poter costruire in patria tank, cingolati da combattimento, missili anti-nave e anti-aerei a lungo raggio. Ma non solo, gli iraniani in cambio voglio oltre che valuta pregiata anche i jet russi di ultima generazione vedi i Sukhoi 35. Tutto questo evidentemente, servirebbe poi ad attaccare l’Arabia Saudita (come fatto con i droni forniti agli Huthi yemeniti) e a minacciare Israele. Delle armi iraniane ha parlato il capo della diplomazia di Kiev, Dmytro Kuleba, che su Twitter ha scritto: «Probabilmente sono il primo ministro degli Esteri a rivolgersi al consiglio Affari Esteri dell’Ue da un rifugio antiaereo a causa delle sirene. Ho chiesto all’Ue di imporre sanzioni all’Iran per aver fornito alla Russia droni». A lui ha risposto l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell: «Stiamo seguendo con attenzione la questione della presunta fornitura di droni alla Russia da parte dell’Iran: stiamo raccogliendo le prove e siamo pronti a reagire con i mezzi a nostra disposizione»,ovvero altre sanzioni che potrebbero mettere in ginocchio il regime di Teheran. Se Israele decidesse di schierarsi in maniera netta con Kiev per la Russia aumenterebbero i problemi viste le indubbie capacità dello Stato ebraico nelle questioni militari, di intelligence e nella fornitura di armi tecnologicamente avanzate, uno su tutti il sistema d’arma mobile per la difesa antimissile Iron Dome (cupola di ferro)prodotto dalla società israeliana Rafael Advanced Defense Systems Ltd. I russi sanno benissimo che questo potrebbe accadere tanto che il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev sul suo canale Telegram ha reagito al possibile sostegno di Israele all’Ucraina: «Una mossa molto avventata che distruggerà tutte le relazioni tra i nostri Paesi». Forse sarebbe stato meglio pensarci prima aggiungiamo noi.
Intanto si aggrava il bilancio dello schianto dell’aereo militare di Mosca su un palazzo nella città russa di Yeyskuna, città portuale e luogo di vacanze in Russia appena a sud della città ucraina di Mariupol, oltre il Mar d’Azov. Secondo l’agenzia Interfax le vittime sarebbero 13 i feriti 19 mentre almeno sei persone sono disperse. Le impressionanti immagini diffuse nella serata di ieri mostrano il palazzo in fiamme, mentre il ministero della Difesa russo ha confermato che i due piloti sono riusciti ad espellersi dal jet militare prima che andasse a schiantarsi contro l’edificio. Lo schianto del jet secondo le autorità russe sarebbe stato causato «da un guasto tecnico».