Giorgia Meloni la «underdog» che vuole salvare l’Italia dalla tempesta «facendo quello che devo»

«Sono una persona libera e sarò sempre una persona libera. Ed intendo fare quello che devo. Grazie». Si è chiuso così dopo 70 minuti e 4 bicchieri d’acqua bevuti a piccoli sorsi per contrastare l’emozione ed una leggerissima tosse il discorso con cui Giorgia Meloni si è presentata davanti ai deputati per chiedere la loro fiducia. Un discorso di quelli che si direbbero di «alto profilo» per non dire «istituzionale», che ha toccato tutti i punti del programma e del lavoro del primo governo della storia della Repubblica italiana guidato da una donna.

Ed è proprio alle donne che hanno fatto la storia della Repubblica che Giorgia Meloni ha dedicato il primo pensiero, ricordando figure che da destra e da sinistra, da Nilde Iotti a Oriana Fallaci, hanno aperto quella strada che ora lei ha definitivamente chiuso.

Un discorso ampio e soprattutto ambizioso, dove l’ambizione è la visione a lungo termine per l’Italia. Meloni ha ricordato come troppo spesso negli ultimi 10 anni la politica ha pensato a soluzioni a breve termine, ad uso esclusivo di questa o quella tornata elettorale; dall’energia ai giovani, alla scuola alla cura del territorio. Il neo premier ha assicurato ad esempio sull’energia delle decisioni a lungo termine da far partire oggi stesso. E così ecco che «sfrutteremo tutte le risorse che il mare ci offre»; tradotto, via libera alle trivelle, sia quelle al momento ferme che quelle nuove che dovranno essere attivate dando il via libera a concessioni rimaste ferme nei cassetti. Poi bene i risultati ottenuti da Draghi e Cingolani ma «bisogna fare di più perché non si può sottostare ai ricatti sul gas di Putin»

Camera dei Deputati, le dichiarazioni programmatiche del Governo Meloni www.youtube.com

Appunto, l’Europa, che proprio sull’energia, secondo la Meloni, ha mostrato i propri limiti ed i propri errori. In primis con un riferimento a chi dall’estero si dice preoccupato rispetto al nuovo esecutivo di centrodestra: «Finalmente torna un governo politico. E chi si preoccupa per noi dovrebbe spendere meglio il loro tempo… Non abbiamo lezioni da prendere…Non si deve definire come un nemico o un eretico chi non teme di dire se qualche cosa a Bruxelles non funziona».

Restando poi sul piano internazionale erano attesi anche i riferimenti alla posizione del nostro esecutivo riguardo alla guerra in Ucraina. «Saremo un partner affidabile all’alleanza atlantica vicina all’orgoglioso popolo ucraino…». Applausi da Salvini e Tajani che le stavano ai fianchi (in maniera più amichevole il leghista, che le ha passato l’acqua e con cui ci sono stati anche degli scambi di battute, un po’ più riscattavo il coordinatore di Forza Italia).

Dagli esteri alla delicata situazione economica. «Siamo nel pieno della tempesta, la nostra barca ha subito dei danni e gli italiani ci hanno affidato il compito di condurla in porto. Lo faremo. Perché non siamo abituati a scappare e perché la nostra imbarcazione, l’Italia, è la più bella del mondo». Per questo, senza scendere nei dettagli, soprattutto senza quantificare risorse o spiegare dove trovarle, Meloni ha spiegato che la priorità oggi sia quella di aiutare famiglie ed imprese contro il caro bollette; un’emergenza che metterà in secondo piano e farà rinviare di almeno un anno altri progetti elettorali della coalizione su pensione, tassazione del lavoro e fisco.

Dal lavoro alle Riforme Istituzionali. «Siamo per una riforma costituzionale di tipo presidenziale. Siamo per una democrazia decidente. Siamo pronti a parlarne con tutti e crediamo che queste riforme vadano fatte con il consenso più ampio possibile ma se vedremo solo muri dalle opposizioni, beh, andremo da soli…». E qui qualche applauso è arrivato anche da alcuni banchi delle opposizioni che comunque ha apprezzato diverse dichiarazioni della neo premier. A partire da quella contro la criminalità organizzata «un cancro che affronteremo a testa alta. Da questo governo criminali e mafiosi avranno soltanto disprezzo e inflessibilità» per proseguire con quello sui diritti «vedremo se le bugie raccontate in campagna elettorale sui diritti e sull’aborto come andranno a finire. Non toccheremo i diritti di alcuno», sulle leggi razziali del 1938 «il punto più basso del nostro paese. Mai avuto simpatie per il fascismo» e sul Reddito di Cittadinanza «una sconfitta per l’Italia e per le persone che potrebbero lavorare ed aiutare il nostro paese».

Lungo anche il passaggio sui migranti, frasi pronunciate con Salvini che prendeva appunti: «In Italia non si entra illegalmente. Dobbiamo fermare le partenze illegali ed impedire che la selezioni all’ingresso in Italia la facciano gli scafisti…»

Ma sono soprattutto i momenti in cui ha parlato di se stessa, della sua vita e delle difficoltà incontrate, del suo percorso da attivista di piazza (in cui ha addirittura invitato i giovani a manifestare anche contro il suo stesso esecutivo), dalla sua carriera politica che il neo premier ha dato l’impressione di essere più convinta e sicura. Fino a lanciare la sfida: «Sono un underdog, la sfavorita che per riuscire deve stravolgere i pronostici».

Giorgia Meloni sa benissimo che questa è la sua grande occasione, forse l’unica, quella che segna il punto più alto del suo percorso politico e forse della sua vita. E per cui non è disposta a fare concessioni alla retorica, ai fronzoli, alle battaglie di partito. Vuole riuscire a a vincere, a riportare la barca in porto semplicemente «facendo quello che devo»

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