Primo decreto Meloni: pugno duro contro rave e mafiosi, nuova strategia per il Covid

«C’è compattezza, lealtà, entusiasmo. E se qualcosa non va non ho avuto problemi a dire la mia e poi a trovare un accordo…». Nella prima conferenza stampa ufficiale post Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni sorride davanti ad alcune ricostruzioni della stampa secondo cui già ci sarebbero incomprensioni e frizioni tra i partiti della maggioranza e tra i ministri. Lo fa nell’illustrare il primo decreto del suo esecutivo che «come promesso sarà un governo del fare e del fare in fretta….».

Giustizia, nomina dei sottosegretari, norme contro il Covid e stretta sui Rave Party. Il consiglio dei ministri di oggi, il primo davvero operativo del neonato Governo di Giorgia Meloni, ha avuto al centro queste quattro tematiche. Ed ognuna ha regalato novità che mostrano un deciso cambio di passo rispetto agli esecutivi precedenti.

Bisogna però partire dall’accordo raggiunto sulla nomina dei viceministri e dei sottosegretari che giureranno tra due giorni per essere operativi il prima possibile.

Come in tutte le liste che hanno chiamato in causa i partiti della maggioranza c’è qualcuno un po’ meno contento degli altri, ma la soluzione trovata sembra alla fine non aver intaccato il sereno sul cielo di Palazzo Chigi.

Poi via con le varie decisioni operative. La prima manovra illustrata è quella sul carcere ostativo. «Una misura simbolica, un decreto simbolico del quale sono fiera – ha detto il premier – che conferma la nostra volontà di mettere al centro del nostro operato la lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata». Una norma approvata seguendo quella che era stata mesi fa il pronunciamento all’unanimità del Parlamento. Slitta invece al 31 dicembre il resto della riforma della Giustizia dell’ex ministro Calabria perché da parte di tutti i Procuratori Generali erano state segnalate delle problematiche oggettive in molti uffici che avrebbero reso inapplicabili le novità richieste.

«Questo slittamento – ha spiegato la Meloni – non causerà alcun problema con il Pnrr; non esiste alcun rischio dato che l’Europa ne chiedeva l’introduzione al 31 dicembre. Ci prendiamo quindi questi due mesi per sistemare le cose».

Altro tema, di stretta attualità quello dei rave party. A partire da quello in corso a Modena e che è stato bloccato, con i partecipanti che dopo il dialogo con la Polizia ed i funzionari del Viminale hanno abbandonato il capannone della discordia. La norma introdotta prevede pene severe e la confisca dei beni per chi organizza e partecipa a questi tipi di assembramenti e ritrovi. «Si tratta anche qui di un segnale – ha spiegato il premier – per chi come succedeva in passato pensava che l’Italia fosse un luogo che in qualche maniera tollerava l’illegalità bene. Oggi non più. Oggi ci adeguiamo agli altri paesi esteri, niente di più, dove le regole ci sono e si rispettano. Credo possa funzionare da subito come deterrente».

Ultimo la modifica delle regole sul covid. Anche per il personale sanitario finisce l’obbligo vaccinale mentre resta in vigore, su spinta dei vari governatori che si erano detti pronti a norme contrarie a quelle di Palazzo Chigi, l’obbligo di utilizzo delle mascherine negli ospedali.

«Si tratta di un cambio di approccio – ha spiegato la Meloni – molto meno ideologico e soprattutto che si basa su evidenze scientifiche. Se l’Italia in passato ha avuto il più alto tasso di ricoveri e mortalità d’Europa pur avendo le norme più restrittive significa che qualcosa non funzionava. E a chi mette in dubbio (il riferimento chiaro è agli attacchi del Prof. Crisanti) la competenza del nostro ministro faccio presente che in passato abbiamo avuto dei predecessori che con il mondo della scienza e della salute non avevano nulla a che fare»

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