Sorrentino, le sale ora hanno bisogno di noi

(ANSA) – MARRAKECH, 12 NOV – “Penso che bisogna provare a
salvare le sale. In tutto il mondo e anche in Italia stanno
chiudendo tanti cinema per la crisi e le piattaforme non hanno
in questo momento bisogno di noi per fare le serie o i film
mentre le sale cinematografiche sì. Io stesso ho fatto, con una
esperienza meravigliosa, il mio ultimo film E’ stata la mano di
Dio con Netflix, ma in quel momento i cinema erano chiusi per la
pandemia, ora la sfida è far tornare il pubblico in sala e sarà
anche la mia prossima sfida” dice PAOLO SORRENTINO, premio Oscar
per La Grande Bellezza.
    Il regista è a Marrakech, presidente della giuria del
concorso di un festival alla 19/a edizione, tutto orientato
sulla scoperta di nuovi registi alla prima o alla seconda opera
cinematografica e che riprende quest’anno dopo due anni di stop
per la pandemia. Quattordici film selezionati, 10 debutti, 6
registe donne, opere da 14 paesi per il concorso, per un totale
di 66 film da 33 paesi incluse le altre sezioni: il festival di
Marrakech (11-19 novembre), aperto ieri da Pinocchio di
Guillermo Del Toro, è un mix di debutti e grandi star, con
tributi ad importanti personalità del cinema mondiale.
    “Curioso di vedere il nuovo cinema, sarò un presidente di
giuria democratico – scherza – pronto al colloquio con i
colleghi” Diane Kruger, Nadine Labaki, Tahar Rahim, Vanessa
Kirby, Justin Kurzel, Laila Marrakchi.
    La rivoluzione delle donne in Iran, la guerra in Ucraina, le
tensioni internazionali sui migranti, una crisi economica in
procinto di abbattersi sulle popolazioni, temi che pesano e
influenzano anche il cinema mondiale? La regista e attrice
libanese Nadine Labaki ne è convinta, “abbiamo grandi
responsabilità come cineasti, è un nostro compito amplificare,
rivelare, raccontare le sofferenze, per me è una missione anche
artistica”. Paolo Sorrentino la pensa in modo opposto: “Sento la
responsabilità e il dovere di prendere posizione su tutto questo
come cittadino, ma come regista sono impotente sull’attualità:
il mio lavoro è su ciò che già si è storicizzato, non sono un
giornalista o un saggista, non penso che sia un mio compito
raccontare la realtà corrente intorno, mentre come cittadino mi
indigno e ne soffro”. (ANSA).
   

Leggi su ansa.it