Per migliorare la vostra attenzione sul lavoro (e non solo) dovete fare delle pause

È stato per lungo tempo il leitmotiv che ha accompagnato lo sviluppo dei nuovi media. Le interruzioni alle nostre attività quotidiane, causate da suoni e notifiche dei dispositivi elettronici, distolgono la nostra attenzione e rallentano il progresso del nostro lavoro. Ma ora un nutrito numero di ricerche suggeriscono che le cose non stanno esattamente così.

Quello che sta emergendo è che disattivare e riattivare dopo un certo periodo la nostra attenzione su un determinato oggetto in vista di un obiettivo favorisce in effetti il suo raggiungimento. Per chiarire con un esempio il punto, se lavoriamo al computer, la nostra performance risulta migliore se imponiamo a noi stessi brevi interruzioni a intervalli fissati di tempo. Queste interruzioni favoriscono il mantenimento dell’attenzione su un dato compito e aiutano il suo raggiungimento nel più breve lasso di tempo possibile.

Uno studio di ricercatori americani sul giornale di ricerca Cognition ha studiato la performance di un campione di persone nello svolgimento di una prova al computer. Mentre a una parte del campione si consentiva di lavorare senza interruzioni o diversioni per 50 minuti, un’altra parte veniva “disturbata” con una sequenza di quattro numeri che apparivano sullo schermo a fissati lassi di tempo di svariati minuti. I membri di questa seconda parte del campione erano preventivamente avvertiti che sarebbe stato loro richiesto di ricordare le sequenze.

Dallo studio emergeva che la performance declinava nel corso dell’esecuzione del compito soltanto per i partecipanti che non venivano interrotti dall’apparire dalla sequenza di numeri sullo schermo. I ricercatori spiegano che un fenomeno simile accade nella percezione. Man mano che il tempo passa, il cervello smette di focalizzarsi su un certo suono, oggetto che appare alla vista, sensazione tattile.

Per esempio, in qualche senso il corpo “si abitua” alla sensazione del vestito che sfiora la pelle e non lo considera più uno stimolo. E l’attenzione continua a un oggetto nella visione periferica determina la sua sparizione completa dalla vista. Sembrerebbe quindi che si sia un’analogia tra la sensazione e l’attenzione: come uno stimolo cessa di esserlo sottraendosi alla nostra consapevolezza così un pensiero si sottrae all’attenzione della mente.

Un altro studio dell’American Psychological Association collega invece il respiro alla concentrazione e dimostra che siamo più attenti al mondo intorno a noi quando ispiriamo e meno quando espiriamo. Così un tiratore d’arco trattiene il respiro prima del tiro non solo per mantenere la stabilità ma anche per favorire la concentrazione. Più in generale, una corretta respirazione favorisce la concentrazione.

Alla luce di questi studi, chi lavora al computer dovrebbe stabilire delle interruzioni e attenersi scrupolosamente al piano stabilito anche se ha l’impressione di sprecare tempo. Bisognerebbe fissareun obiettivo, iniziare il lavoro, fermarsi per venti secondi ogni cinque minuti e per cinque minuti ogni 25 minuti circa. Infine stabilire una pausa lunga ogni tre ore. Durante questi intervalli sarebbe meglio mantenere il corpo in movimento e, anzi, fare esercizi di stiramento dei muscoli.

Leggi su panorama.it