Sophia Kianni, la nuova Greta, più bella e meno ribelle

Addio alla vecchia bambina con l’impermeabile giallo, è il momento della nuova ragazza/attivista che di certo conta – anche – sul fisico per attirare attenzione e interesse. Solo sulla causa ambientale? Ai posteri l’ardua sentenza.

Fuori Greta dunque, dentro Sophia: per l’esattezza, Sophia Kianni, ventenne americana di origini iraniane, un account instagram simile a quello di Chiara Ferragni, un aspetto che è quanto di più lontano possa esserci dalla piccola svedese ormai passata di moda (Thunberg ha rifiutato di parlare alla Cop 27 di Sharm, definendolo “ambientalismo di facciata” e possiamo dire che non se ne è sentita la mancanza), fondatrice di “Climate cardinals”, organizzazione no-profit basata sul lavoro di volontari-traduttori che diffondono informazioni sul clima a livello globale. Martedì ha parlato lei, a Sharm, davanti ai potenti di tutto il mondo dicendo, più o meno, che sono tutti dei gran bugiardi: «Dicono una cosa, ne fanno un’altra. Stanno mentendo. Che linguaggio dobbiamo usare per farvi agire? L’unica ragione per cui non state facendo nulla è che non avete le informazioni, perché se aveste le informazioni corrette, sarebbe impossibile non agire. Abbiamo bisogno che i leaders smettano di mentire».

Diciamo che sul discorso, ecco, magari si poteva lavorare un po’ di più, ma contenuti vagamente banali e populisti a parte, Kianni vanta già un palmares di tutto rispetto, quantomeno per gli appassionati del genere “attivismo climatico”: nel 2020 il segretario generale dell’ONU, Antonio Gutierres l’aveva nominata membro dello Youth Advisory Group on climate change, dove la giovane Sophia rappresenta Medio Oriente e Stati Uniti, ed è anche portavoce del famigerato movimento di imbrattatori di tele “Extinction Ribellion”, del quale, effettivamente, sarebbe meglio non sentir parlare mai più.

La leggenda, intorno alla bella Sophia, narra che si sia “innamorata” della causa climatica durante un viaggio in Iran, terra di origine dei nonni, essendosi accorta che a causa dell’inquinamento non era possibile osservare il cielo stellato: da quella profonda delusione –ma negli USA non si era ancora accorta?- ecco la partecipazione negli anni della scuola superiore ai Fridays for Future di gretina memoria, poi un anno di pausa sabbatica dallo studio per diventare addirittura National Strategist del movimento creato da Thunberg.

Alla quale, ora, sembrerebbe quasi che voglia un po’ “fare le scarpe” contando anche su un’avvenenza che alla COP 27 non è certo passata inosservata.

Perché la (non più) bambina Greta sempre imbronciata e spesso urlante ha un po’ stufato, di questo gli attivisti si sono certamente accorti: finiti i tempi della tenerezza un po’ infantile verso la ragazzina con l’impermeabile, un movimento che si avvia alla tarda adolescenza e mira a conquistare gli adulti ha forse capito di dover contare –anche- su altre, chiamiamole così, skills.

Quelle che Kianni possiede di certo: eloquio, bellezza, fascino multiculturale, e poi c’è anche l’Iran di mezzo, impossibile non amarla. O quantomeno, almeno fare finta.

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