martedì, 26 Novembre 2024
C’è solo la disperazione (politica e personale) dietro gli attacchi alla Meloni sulla figlia
La prudenza linguistica direbbe ‘surreale’.
La coscienza mi induce invece a definire squallida, strumentale, doppio-pesistica la polemica sollevata per l’iniziativa del Premier Giorgia Meloni di portare con sé la figlia Ginevra, di 6 anni, a Bali in occasione del G20, un impegno istituzionale che l’ha tenuta lontana dall’Italia parecchi giorni.
C’è chi, come la giornalista Assia Neumann Dayan su La Stampa, ha azzardato il paragone con le operaie che non possono portare con sé i figli in fabbrica ma anche chi, come Furio Colombo, ha tracimato nell’orrido paradosso di associare la piccola Ginevra in ‘top class’ (alludendo al volo aereo che l’ha condotta in Indonesia con la madre) ai piccoli africani in ‘fondo al mare’, come se si potesse minimamente concepire un simile parallelo.
E’ inutile dire che Giorgia Meloni ha un destino arduo finché sarà a capo dell’esecutivo, quello di essere il bersaglio di critiche e attacchi generalizzati, non solo per ciò che dice o fa, ma anche per il solo fatto di rivestire quella carica che ha fatto travasare la bile dei suoi avversari politici.
Ricorderete tutti le femministe ‘de noantri’ che, in campagna elettorale, hanno negato il significato simbolico del primo Premier donna italiano affermando che Giorgia Meloni non potesse essere qualificata come ‘donna’.
O la giornalista di origini palestinesi che ha velenosamente menzionato le vicissitudini giudiziarie di quel padre che Giorgia non ha mai avuto, avendola abbandonata ad un anno di età.
Al solito, però, il nostro Presidente del Consiglio è il miglior avvocato di se stessa e si è difesa in modo impeccabile con un comunicato laconico e perentorio in cui ha chiarito che le modalità con cui cresce sua figlia è materia che riguarda solo lei.
Aggiungere altro sarebbe pleonastico.
Osservo soltanto che in un mondo occidentale dove, da un lato, si invoca la parità di genere, dall’altro si invitano le donne a conciliare maternità e carriera, dall’altro ancora, ci si strugge per le culle vuote e si invoca un nuovo boom demografico, se una mamma – avendone le possibilità – intende portare con sé la figlia in un viaggio di lavoro per garantirle la propria vicinanza e darle un segnale fondamentale quello del “io per te ci sono sempre”, c’è solo da plaudere a questa iniziativa.
Ho infatti il sospetto che chi oggi alimenta la polemica ad personam contro Giorgia Meloni si sia ben guardato dal censurare quelle deputate bipartizan che si sono presentate a Montecitorio o all’Europarlamento con i pargoli in braccio.
Ricordo ancora che ha appena preso il via la riforma del regolamento parlamentare che consente alle deputate italiane di poter partecipare ai lavori della Camera mentre allattano, avendo a disposizione una stanza apposita.
Ma Signori, questa è civiltà, è coerenza, è futuro.
Il resto è solo uno svilente stridio di unghie sui vetri, di chi non perdonerà mai nulla a Giorgia Meloni e coglierà ogni pretesto per lanciarle dardi avvelenati.
Avrà le spalle sufficientemente larghe per resistere a questo fuoco di fila?
Magari l’aiuterà Luigi Pirandello il quale disse, a proposito dell’ipocrisia imperante: “imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.