Le colpe politiche di Soumahoro, di chi lo ha candidato e fatto diventare il paladino dei diritti

Al di là della vicenda giudiziaria sulla cooperativa della moglie e della suocera, il caso Soumahoro è tutto politico. E riguarda, ancora una volta, la qualità della classe dirigente di questo paese, e dei partiti che la selezionano. E mi riferisco alla tendenza rovinosa di candidare figurine mediatiche pratiche di social, molto abili nel mettersi in posa davanti ai fotografi ma niente più, e a farsi ritrarre col pugno alzato e gli stivali sporchi di fango davanti all’ingresso di Montecitorio. Personaggi buoni per i commentatori da salotto, che amano cadere in ginocchio di fronte all’ennesima icona che piace alla gente che piace, dalle Schlein alle Ocasio Cortez. Spesso, come nel caso in questione, sotto la confezione c’è poco e niente: sono profili fragili, che di solito naufragano al primo colpo di vento. Sotto l’etichetta del difensore dei deboli, Soumahoro si è rivelato non già disonesto (non lo sappiamo, e non ci sbilanciamo), ma incredibilmente impreparato, di fronte a questioni di cui fino a ieri si professava esperto. E l’impreparazione estrema, fino alla goffaggine, è un difetto a prescindere dalle carte giudiziarie.

La sua difesa televisiva nello studio di Corrado Formigli è stata imbarazzante, per un personaggio che doveva rappresentare il futuro di una certa sinistra descamisada. Non si è accorto degli stipendi non pagati? “Avrei dovuto viaggiare di meno”, è la risposta. “Ma lei come si manteneva?” chiede il conduttore, visto che la famiglia ha comprato un villino con un mutuo da 270 mila euro. “Ho scritto un libro”, è la difesa dell’interessato. Fino al culmine del paradosso: il difensore dei braccianti sfruttati che professa il “diritto all’eleganza”, in riferimento alla moglie che posta foto con borse Louis Vuitton. Il diritto all’eleganza non è una gaffe: in bocca alla sinistra rivoluzionaria, diventa una nemesi tragicomica. Neanche Chiara Ferragni sarebbe arrivata a tanto.

Vedremo gli sviluppi. Certo è che il colpevole politico non è solo Soumahoro: ma chi si è intestardito a candidarlo. Con buona pace del Pd modenesi, che pure aveva sollevato perplessità su alcune condotte del personaggio poco chiare. Solo oggi, dopo diversi colloqui riservati, Fratoianni e Bonelli (Sinistra Italiana e Verdi), si sono resi conto che forse non hanno davanti un personaggio all’altezza. E infine, forse a suscitare più rabbia è il destino delle vittime di questa storia: i braccianti sfruttati. Immigrati e non. Questa storia ferisce soprattutto i loro diritti, getta fango su battaglie che vanno comunque combattute. Loro hanno già troppi problemi, per meritarsi Fratoianni e Soumahoro come rappresentanti.

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