Soldi, potere, futuro; il vertice Cina-Arabia Saudita potrebbe segnare il mondo

L’atteso vertice tra il presidente cinese Xi Jinping e l’erede designato al trono dell’Arabia Saudita, il principe Mohammed Bin Salman (MBS), si svolgerà a Riyadh il prossimo 9 dicembre. Secondo le prime indiscrezioni, il leader cinese arriverà nella capitale del regno saudita il 7 dicembre ma oltre a questo la visita è ancora avvolta nel mistero, visto che sia i sauditi che i cinesi non hanno voluto rispondere alle domande delle stampa sulla visita di Xi, sull’agenda del vertice e su quanto durerà la visita del presidente cinese.

É evidente che entrambe le parti tentino di mantenere un profilo basso, visto che a Washington l’avvicinamento della Cina all’Arabia Saudita è visto come un tradimento dei sauditi nei confronti del loro alleato storico con il quale i rapporti dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca sono ai minimi storici, al punto che le parti si scambiano da mesi una serie di accuse incrociate sugli approvvigionamenti energetici e la crescente influenza cinese in Medio Oriente favorita secondo gli Usa da MBS.

Di cosa discuteranno MBS e Xi Jinping che arriverà nel regno accompagnato da una nutrita delegazione? Secondo l’agenzia stampa Reuters la delegazione cinese dovrebbe firmare dozzine di accordi e memorandum d’intesa con le nazioni del Golfo e altri Stati arabi in materia di energia, sicurezza e investimenti, come aveva anticipato il mese scorso Il ministro saudita per gli affari esteri Adel Al-Jubeir: «Il rafforzamento dei legami commerciali e della sicurezza regionale sarebbe una priorità della visita, che dovrebbe includere anche un vertice Cina-Golfo insieme al più ampio raduno arabo».

Gli Stati Uniti hanno espresso più volte preoccupazione per la diffusione della tecnologia cinese 5G nel Golfo Persico e gli investimenti di Pechino in infrastrutture sensibili come i porti, anche negli Emirati Arabi Uniti che hanno interrotto un progetto portuale cinese a causa delle preoccupazioni degli Stati Uniti. Ci sono poi le tensioni emerse lo scorso mese di marzo dopo che Riyadh e Abu Dhabi hanno iniziato ad acquistare attrezzature militari cinesi e dopo che un’azienda saudita ha firmato un accordo con una società cinese per produrre droni armati nel regno. Si tratta di una decisione assunta dopo che le industrie militari dell’Arabia Saudita, come scritto dalla Reuters, «hanno in programma la produzione di un drone di fabbricazione saudita e la creazione di una delle più grandi fabbriche di munizioni del mondo». Di questo ha parlato la Tv di Stato del regno al-Ekhbariya che ha riportato le dichiarazioni dell’amministratore delegato Walid Abukhaled.

Secondo la tv saudita il regno «intende destinare il 50% della spesa militare alle aziende saudite entro il 2030» ed in particolare alla SAMI (Saudi Arabian Military Industries) che è di proprietà del Public Investment Fund (PIF), il Fondo pubblico d’investimento dell’Arabia Saudita. Evidente che tutto questo non piaccia agli americani che da decenni sono i principali fornitori della Difesa saudita che spende miliardi di dollari per difendersi dall’Iran il nemico di sempre. Per MBS si tratta di dimostrazione di forza come aspirante leader del mondo arabo, visto che il principe saudita ritorna sulla scena globale dopo l’omicidio nel 2018 di Jamal Khashoggi riunendo a Riyadh anche i governanti di tutto il Medio Oriente e del Nord Africa per il vertice sino-saudita. Pe rMBS sarà l’occasione per presentare gli aggiornamenti del suo piano di diversificazione «Vision2030» che mira ad uscire dalla dipendenza dal petrolio creando nuove industrie, tra cui la produzione di automobili, armi e la logistica e proverà ad attrarre quegli investimenti stranieri fino a qui molto al di sotto delle attese. Il regno sta investendo pesantemente in nuove infrastrutture e mega progetti nel turismo e iniziative come la zona NEOM da 500 miliardi di dollari dove stanno lavorando le imprese di costruzione cinesi e a questo proposito l’Arabia Saudita e i suoi alleati delGolfo hanno fatto sapere che «continueranno a diversificare i partenariati per servire gli interessi economici e di sicurezza, nonostante le riserve degli Stati Uniti sui loro legami sia con la Russia che con la Cina».

Come abbiamo scritto qualche giorno fa, a margine del vertice ci saranno numerose trattative in merito ad aziende cinesi che possono essere di interesse per il Fondo pubblico d’investimento del PIF e tra queste potrebbe esserci anche l’FC Internazionale Milano, di proprietà del gruppo cinese Suning che deve vendere al più presto come da direttive del Partito comunista cinese; direttive recentemente riconfermate anche con un certo fastidio vista la lentezza della famiglia Zhang. Una trattativa più volte smentita e poi rilanciata, che stavolta potrebbe (il condizionale è d’obbligo visto l’ammontare dell’affare), arrivare a quella svolta che farebbe felici tutti, non solo in Cina

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