domenica, 24 Novembre 2024
«La variante Delta non deve spaventarci. Ma serve vaccinarsi»
È l’ultimo spauracchio della Pandemia da Covid, l’ormai famosa variante Delta che da giorni ha riportato alta la tensione nel Regno Unito ma non solo. Anche in Italia i casi segnalati sono in aumento e questo ha portato alcuni osservatori a richiedere misure drastiche, compresa l’istituzione di micro Zone Rosse ove riscontrati eventuali focolai.
Ma per la medicina la variante Delta non sembrerebbe rappresentare un pericolo per la popolazione. Nonostante sia contagiosa più del doppio rispetto al Covid che conosciamo può essere fermata dalle vaccinazioni. Chi ha concluso il ciclo vaccinale infatti ha una copertura quasi totale contro la variante e ci sono bassissime probabilità di essere ospedalizzati. In Italia i casi sequenziati sono ancora molto pochi rispetto ad altri paesi come il Regno Unito, la Russia, il Portogallo Tunisia, Bangladesh, Australia e Sud Africa investiti dalla mutazione indiana del Covid. Per il momento infatti la variante Delta secondo l’Iss è in aumento del 16,8 per cento a fronte della variante Alfa che è dominante con un 74,92 per cento, anche se il sequenziamento dei tamponi nelle regioni purtroppo procede molto a rilento.
«La variante non è in grado di mettere in difficoltà la campagna vaccinale ed in Uk ha una letalità dello 0,3 rispetto al 2 per cento della variante inglese» ci spiega Marco Gerdol genetista dell’Universita di Trieste.
Quanto sono efficaci i vaccini contro la variante Delta?
«I dati diffusi da Public Health England lasciano piuttosto tranquilli per quanto riguarda la protezione offerta dalla vaccinazione con doppia dose, sia per quanto riguarda Pfizer-Biontech, sia per quanto riguarda AstraZeneca, con efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione stimata al rispettivamente al 96% per entrambi i vaccini».
Che differenza c’è con le altre varianti?
«Si tratta in ogni caso di una variante con proprietà immuno-evasive, anche se meno spiccate rispetto alle varianti beta e gamma (sudafricana e brasiliana), come dimostrato da studi in vitro che hanno osservato una riduzione del titolo neutralizzante di sieri di pazienti convalescenti o individui vaccinati. Questo si traduce in una modesta riduzione dell’efficacia calcolata sulla prevenzione dell’infezione sintomatica quantificabile in un 10% circa per entrambi i vaccini, in seguito alla somministrazione di due dosi. Il problema maggiore in questo momento riguarda i vaccinati in attesa della seconda dose, perché in questo caso la riduzione dell’efficacia è molto più marcata, nell’ordine del 35% circa e i soggetti che non sono vaccinati».
La variante Delta sarà dominante sul territorio nazionale?
«In tempi previ la variante Delta sarà predominante, ma non sarà certo questo il capolinea del normale processo di evoluzione del virus. Considerando l’elevata efficacia dei vaccini nei suoi confronti, questo strumento contribuirà a fare in modo che questa variante non causi una nuova ondata paragonabile alle precedenti».