mercoledì, 12 Febbraio 2025
The Fabelmans, quando Spielberg s’innamorò del cinema
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(ANSA) – ROMA, 18 DIC – Arriva in sala, il film amarcord di
Steven Spielberg, The Fabelmans, presentato a Toronto, poi in
anteprima italiana alla Festa di Roma e Alice nella citta’,
candidato a cinque Golden Globe e certamente considerato per le
nomination agli Oscar. Prodotto da Amblin Entertainment, The
Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group con Rai
Cinema, nei cinema dal 22 dicembre con 01 Distribution, con
un’anteprima in 250 cinema sabato 17 e domenica 18 dicembre. Il film emoziona ai limiti della commozione ma soprattutto
lascia grande malinconia: Spielberg parlando della sua famiglia
evocava in fondo delle ombre, delle persone care scomparse.
Incipit straordinario per The Fabelmans, con un piccolo
Spielberg (nel film si chiama Sam), che sta per essere iniziato
alla sala cinematografica da un dolcissimo padre (Paul Dano) e
da una energica madre (Michelle Williams). Per convincerlo a
entrare nel buio della sala per assistere al suo primo film, il
padre, che e’ un proto informatico, da’ fondo a tutte le sue
nozioni di fisica, ma ne vale la pena. Sammy infatti, di fronte
a una dinamica scena dello scontro tra un treno con un auto, e’
segnato per sempre. Vuole rappresentarla mille e mille volte. E
lo fa con la prima macchina da presa e il suo trenino. Tra
bullismo subito a scuola, anche per le sue origini ebree, Sammy
cresce (da ragazzo e’ Gabriel LaBelle) con una telecamera in
mano. Una telecamera che gli fara’ vedere bene anche una
particolare amicizia della madre per un amico di famiglia e che
lo difende poi dai soprusi dei suoi amici palestrati. E ancora
per il ragazzo, una storia d’amore con un’integralista cattolica
che lo vede come un Gesu’ (“anche lui era ebreo” gli dice) e poi
la sua voglia di cinema, quello di serie A. E, nel finale,
l’incontro con il metafisico John Ford, inarrivabile e avvolto
dal fumo del suo sigaro. Da lui una sola lezione: “Quello che
conta – dice – e’ solo dove e’ posto l’orizzonte in una scena. Se e’ al centro e’ da buttare. Buono invece l’orizzonte in alto
e in basso”. Un po’ poco, ma abbastanza per Spielberg. Il resto
lo imparera’ da solo. (ANSA).