lunedì, 25 Novembre 2024
La «dura verità» che blocca il Governo
«Abbiamo fatto un’operazione di mitigazione soltanto per il primo trimestre per quello che riguarda l’energia. Siamo consapevoli, l’abbiamo detto e lo ribadisco, che probabilmente tra due mesi saremo ancora alle prese con qualche misura da “fare“ se la situazione non si risolve come temo non si risolverà nel brevissimo termine…». C’è una cosa che salta subito all’occhio nel leggere o ascoltare, come è capitato alla platea dei presenti all’Assemblea di Coldiretti, le parole del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti; si tratta di un concetto semplice ma al tempo stesso inequivocabile: la dura verità.
Mentre la corsa contro il tempo per l’approvazione della manovra sfida anche la sacralità della vigilia di Natale il titolare del dicastero che cura e gestisce i conti dello Stato ed anche i nostri non solo ammette, ma ribadisce una volta di più che i problemi, una volta evitato l’esercizio provvisorio, non sono per nulla finiti, anzi. Quei due terzi delle scarse risorse messe sul tavolo dall’esecutivo e che saranno utilizzate per il contrasto al caro bollette di famiglie e aziende sono solo un palliativo, una soluzione tampone per arrivare a primavera dove bisognerà «fare» (verbo non usato a caso) qualcosa di nuovo. Il tutto forse senza tesoretti e forse con ancora meno risorse di oggi.
Bisogna però essere onesti con Giorgetti che in campagna elettorale non ha mai fatto promesse o lanciato slogan ad effetto a caccia di qualche voto e che, fin dal primo giorno da ministro, ha sempre usato una parola per raccontare la manovra che porterà di fatto la sua firma. Il vocabolo in questione è: prudente. Prudenza legata alla consapevolezza della situazione presente e futura.
Che era, è e sarà complicata ancora per qualche mese.
La politica ci ha abituato per anni, anzi decenni, a promesse elettorali e non solo, di tutti i tipi. Ci hanno persino raccontato alcuni ministri pochi anni fa, gridandolo dal balcone di Palazzo Chigi che «abbiamo abolito la povertà». Bugie una dopo l’altra, così numerose da rendere noi italiani assuefatti a questi racconti della fantasia. Però una cosa resta.
Resta forte la difficoltà di trovarsi alla guida, facendo i conti con la realtà da cui se sei all’opposizione puoi anche scappare facendo finta che non esista e raccontando ogni tipo di favola; ma se sei al comando o dentro al Governo inevitabilmente sei chiamato al voto della sincerità, o quantomeno della consapevolezza.
Il primo governo politico dopo un decennio, il primo governo di centrodestra dopo un decennio, il primo guidato da una donna non sfugge a questa regola ma almeno ha il coraggio di ammetterlo. Siamo certi che Giorgia Meloni, potendo, avrebbe detto e soprattutto fatto altro ma sapeva e sa benissimo, come i suoi ministri, che in questa partita è il momento di giocare in difesa, stretti, compatti, senza pericolosi salti in avanti.
Con la speranza che (presto) possano arrivare tempi migliori dove andare all’attacco, mettendo sul campo tutte quelle idee per migliorare questo paese e la nostra vita.
Non oggi. Oggi dobbiamo fare i conti con la dura verità. A questo dovrebbe pensare la maggioranza che ogni tanto, prima un partito poi l’altro, provano a piazzare qualche bandierina da sventolare ai propri elettori. Catenaccio e palla in tribuna, invece dei colpi di tacco e dei preziosismi.
È anche così che l’Argentina ha vinto il Mondiale.