Living, l’Avatar esistenziale di Hermanus

(ANSA) – ROMA, 23 DIC – C’è la meraviglia estetica di Avatar
2 e quella esistenziale di LIVING di Oliver Hermanus. Due viaggi
diversi: il primo verso mondi sconosciuti oltre la nostra realtà
e l’altro nell’infinito mistero della vita, come ricorda il
titolo. Scritto da Kazuo Ishiguro e basato sul capolavoro IKIRU
di Akira Kurosawa, il film, in sala con Circuito Cinema,
racconta di un uomo comune, Mr William, (Bill Nighy),
funzionario delle opere pubbliche nella Londra semidistrutta del
Dopoguerra. Siamo nel 1953. William fa in realtà esattamente
quello che aveva sognato, ovvero è a capo di una brigata di
ingessati impiegati, tutti molto a modo ed eleganti, alle prese
con la ricostruzione e circondati da centinaia di faldoni. Per
lui è una vera fortuna vivere nell’ombra, essere un disertore
della vita, ma all’improvviso una sconvolgente diagnosi lo
obbliga a fare un bilancio, a guardarsi dentro e anche a capire
cosa fare del tempo che gli resta da vivere. Dov’è la vita vera?
Lui non lo sa, ma raccoglie i suoi risparmi e lo ritroviamo
sulla costa, accompagnato da una specie di simpatico balordo del
posto (Tom Burke), che lo inizia a piccole trasgressioni con
scarsissimo successo. Tornato a Londra, William si lascia conquistare dalla vitalità della giovane Margaret (Aimee Lou
Wood), una sua ex dipendente giovanissima che ora fa la
cameriera in una sala da tè. Dice il regista Oliver Hermanus
(Moffie, The Endless River) di questo film già Fuori Concorso
all’ultima Mostra del Cinema di Venezia: “Anche se si potrebbe
pensare che solo uno sciocco si assumerebbe il compito di
reimmaginare IKIRU, il capolavoro del maestro del cinema
Kurosawa, io ho colto al volo questa opportunità. Ho sentito la
necessità di raccontare una storia sulla vita e sul valore delle
semplici tracce che man mano lasciamo nel corso della nostra
esistenza. Per me questo film parla del potere che ha la morte
di spingerti verso la vita.” (ANSA).
   

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