Satoshi Kon, l’illusionniste: Le difficoltà del regista Pascal-Alex Vincent e la situazione di The Dreaming Machine

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Il 2021 segna il decimo anniversario della morte di Satoshi Kon, e per l’occasione i suoi produttori giapponesi hanno voluto realizzare un documentario. La regia è stata affidata a un europeo, il francese Pascal-Alex Vincent che una decina di anni fa aveva diretto un documentario sulla star trans Miwa, eroina del film Black Lizard di Kinji Fukasaku.

Uscito in una quarantina di sale in Giappone, la pellicola fu un piccolo successo. Così i produttori si sono recati a Parigi per incontrare Vincent e affidargli la regia di Satoshi Kon, l’illusionniste.

Il documentario, che verrà presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, ha presentato diverse e inaspettate difficoltà. Il filmaker ha raccontato a Chaos:

“Le difficoltà sono venute da una realtà che non sospettavo: quando fai un documentario su una persona morta (non sto parlando di qualcuno che è morto 60 anni fa come Ozu), ci sono inevitabilmente delle persone intorno a te che intervengono.

In letteratura come nel cinema è pieno di questi eredi, vedovi o vedove, che non hanno molto a che fare con l’opera, come per esempio Boris, il figlio di Jean Eustache.

E devo ammettere che sono stato molto infastidito su questo progetto da alcune persone vicine a Kon, in Giappone e anche in Francia.

Ho dovuto lottare, ma i miei produttori, che erano i produttori storici di Kon, hanno fatto di tutto per aiutarmi. E mi hanno effettivamente permesso di incontrare tutte le persone che volevo e di avere accesso a molti archivi meravigliosi.”

Il problema degli interventi

Alcune persone hanno rifiutato l’invito di Pascal-Alex Vincent per intervenire nel film, uno fra tutti Otomo. Il filmaker ha spiegato:

“Quando ho visto il film una sera a Les Halles, mi sono detto: non è possibile, queste persone hanno visto Satoshi Kon, ci sono troppe somiglianze.
E quando ho contattato Rodney Rothman attraverso i suoi agenti, mi ha detto: “Sì, fermiamo tutto, voglio vedere questo francese per dirgli che abbiamo visto tutto Satoshi Kon prima di fare Spider-man”.

E l’intervista che seguì fu molto calorosa ed entusiasta, sapendo che ho avuto altre sorprese nell’altro senso.

Mamoru Oshii e altri erano un po’ tesi. A quanto pare non era facile con Satoshi Kon, litigava con tutti. E Oshii non è l’unico ad aver espresso delle riserve. Spesso è venuto fuori che era fantastico, ma anche molto difficile da sopportare.

Ho ricevuto alcuni rifiuti per questo, Otomo in particolare, che mi ha fatto capire che “non era ancora finita”. Non so cosa, ma è andata così. E anche il musicista Susumu Hirasawa, uno dei pionieri dell’elettro giapponese, ha rifiutato. È stato difficile, ma ha dato un po’ di drammaticità al documentario.”

Ecco l’elenco completo degli interventi: Mamoru Oshii, Mamoru Hosoda, Masao Maruyama, Taro Maki, Masashi Ando, Aya Suzuki, Masaaki Usada, Sadayuki Murai, Hiroyuki Okiura, Masafumi Mima, Yasutaka Tsutsui. Nobutaka Ike, Junko Iwao, Megumi Hayashibara, Shōzō Iizuka, Jeremy Clapin, Marc Caro, Marie Pruvost-Delaspre, Alexis Blanchet, Dimitri Megherbi. Yael Ben Nun, Rodney Rothman, Darren Aronofsky e Andrew Osmond.

Il punto della situazione su Yume-Miru Kikai/The Dreaming Machine

Parlando di Dreaming Machine, l’ultimo progetto incompiuto di Kon, Vincent ha gettato la luce sulla situazione del film e sul perché non abbiamo potuto ancora vedere i 26 minuti realizzati dal regista giapponese:

C’è uno storyboard, e ci sono 26 minuti di girato, colorato, montato, ma senza sonoro. Il problema è che questi meravigliosi 26 minuti sono oggetto di un terribile contenzioso tra i produttori e la vedova, il tipo che durerà molto a lungo, temo.
Un giorno si sbroglierà, ma nel frattempo ci sta seduta sopra. All’inizio mi è stato detto: “Sì, vai avanti, mostra qualche clip”, e poi la vedova si è tirata indietro. Si tratta di soldi? Credo di sì.
Forse è una questione di ego. In ogni caso, è uno di quei film maledetti nella storia del cinema, con l’autore che non c’è più e gli eredi e i produttori che si odiano. Questa storia è copiosamente documentata nel mio film, che mostra disegni, storyboard, ma nessuna immagine animata, a causa di questo guazzabuglio con gli ufficiali giudiziari e gli avvocati.

Non è facile. Mi ha esaurito, ma il documentario è lì.

Sono molto felice di mettere un piede nella porta di Cannes, perché a parte la Quinzaine, non c’è stato quasi nulla nella selezione ufficiale per l’animazione giapponese. Mai un Miyazaki, nessuna tradizione. Ora vedremo delle immagini di un anime all’interno del palazzo, e per me è una vittoria, sono super commosso!

La sinossi:

Il mangaka e regista di anime Satoshi Kon è morto improvvisamente nel 2010, all’età di 46 anni. Ha lasciato un corpo di lavoro breve e incompiuto, che tuttavia è tra i più diffusi e influenti nella storia della cultura giapponese contemporanea.
Dieci anni dopo la sua morte, la sua famiglia e i suoi collaboratori parlano finalmente della sua produzione, mentre i suoi eredi in Giappone, Francia e Hollywood riflettono sulla sua eredità artistica.

Satoshi Kon, The Illusionist illustra la traiettoria di un autore solitario, la cui vita è stata dedicata al fumetto e all’animazione per adulti.

Satoshi Kon

Deceduto il 24 agosto 2010, ha debuttato come fumettista mentre frequentava il college con la storia breve Toriko (1984). In seguito ha lavorato come assistente di Katsuhiro Otomo.

Dopo essersi diplomato ha realizzato il manga Kaikisen (1990) e ha scritto la sceneggiatura del film live action di Otomo: World Apartment Horror.

Nel 1991 ha cominciato a lavorare come animatore nel film Roujin Z, ha supervisionato Patlabor 2: The Movie di Mamoru Oshii e molti altri lungometraggi animai.

Dopo il manga Seraphim: 266,613,336 Wings, ha sceneggiato e ha lavorato come layout artist e art director nel corto Magnetic Rose, il primo di tre dell’antologia Memories di Otomo.
Nel 1993 ha scritto e co-prodotto il quinto episodio OAV (original video animation) di JoJo’s Bizzare Adventure, quattro anni dopo debutta con la sua opera prima come regista: il thriller Perfect Blue.

Seguono Millennium Actress (2001), Tokyo Godfathers (2003), Paranoia Agent (2004) e Paprika (2006).

L’ultimo progetto

Prima di morire di pancreatite a soli 46 anni, il 24 agosto 2010, Kon stava lavorando alla Madhouse sul lungometraggio Yume-Miru Kikai (The Dreaming Machine).

Mesi dopo Madhouse riprese la produzione, ma il progetto non venne portato a termine.

Nell’agosto del 2018, al Hiroshima International Animation Festival, Masao Maruyama fondatore di Madhouse, MAPPA e Studio M2 ha dichiarato che il film rimarrà incompleto e non verrà distribuito.

Ha poi aggiunto che era in lavorazione la sceneggiatura per un adattamento animato del manga OPUS di Kon.

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