«Nordio è un magistrato e conosce bene pregi e difetti del tema intercettazioni»

L’arresto del boss mafioso, Matteo Messina Denaro, ha riaperto il dibattito politico sulla limitazione delle intercettazioni ai reati di mafia e terrorismo voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il guardasigilli nonostante le critiche di procuratori e giornalisti non ha retrocesso nemmeno di un passo:«Andremo avanti sino in fondo, non vacilleremo e non esiteremo. La rivoluzione copernicana sull’abuso delle intercettazioni è un punto fermo del nostro programma-ha sottolineato ieri in Aula al Senato-ribadendo che non ci saranno invece mai interventi per limitare l’uso di questo strumento nelle indagini di mafia e terrorismo ma se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni cadremo in una democrazia dimezzata».

«Sul tema delle intercettazioni dei reati credo sia fondamentale soffermarsi sull’utilizzo del materiale intercettato e sulla sua diffusione – dice Emanuela Attura, magistrato, segretario Associazione Magistrati di Roma – Ossia quello che è inerente alle attività investigative va utilizzato mentre tutto quello che esula dalle indagini andrebbe stralciato. Invece c’è un vulnus nel sistema che permette la pubblicazione di intercettazioni personali che con l’indagine non hanno nulla a che fare».

È d’accordo con quanto affermato da Nordio?

«Il ministro Nordio è un magistrato e quindi ha ben chiaro il tema che rende indispensabili le intercettazioni per i reati di mafia e terrorismo ma non si è fatto un riferimento preciso al loro uso nella pubblica amministrazione, dove credo sia importante che vengano inserite perché sono uno strumento di ricerca fondamentale. Ad esempio Messina denaro aveva un patrimonio infinito dato dalle centinaia di società satellite di cui disponeva infiltrate anche nell’eolico. In questo caso è chiaro come le intercettazioni siano state indispensabili per fare i dovuti collegamenti tra il contesto mafioso e pubblico».

Come si dovrebbe procedere?

«Ritengo che in Senato nella commissione Giustizia si stiano valutando anche i costi che pesano sul bilancio in modo importante. Molte volte infatti con questi mezzi di ricerca non si trovano prove sufficienti e si spendono molti soldi ma questo dipende anche dal fatto che non ci sono accordi adeguati con le compagnie telefoniche. Comunque tornando al focus del dibattito secondo me si dovrebbe procedere trovando un modo per capire quando le intercettazioni possano essere pubblicate e disposte. Io credo che quando sono conversazioni irrilevanti e private spesso al limite della diffamazione perché screditano la persona è assolutamente inutile utilizzarle. Anzi diventano un attacco gratuito che lede la privacy ma su questo le norme già ci sono ma spesso non vengono rispettate. La diffusione di questo materiale serve ormai solo per soddisfare il bisogno di avere informazioni della società bulimica in cui viviamo.Inoltre si deve capire come intervenire soprattutto su blog e giornali online non sempre certificati, che vengono in possesso di questo materiale facendone un utilizzo non deontologico. In pratica occorre fare una scrematura su cosa viene captato ma soprattutto occorre discutere in Parlamento dei due interessi contrapposti, (cosa diffondere e quando è opportuno avvalersi delle intercettazioni come strumento investigativo) per creare un impianto normativo che tuteli tutto. Infine serve senso di responsabilità sia dalle istituzioni che da parte del giornalista che ha un ruolo fondamentale perché il suo lavoro di informazione è in grado di cambiare le cose sia in bene che in male».

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