Jules Verne è stato il vero padre del cinema fantastico

Il legame tra cinema e letteratura è uno dei più profondi e interessanti che esistano, qualcosa che perdura ancora oggi, connettendo ogni possibile genere ad ogni plausibile trasposizione sul grande o piccolo schermo. Eppure, vi è un nome che occupa uno spazio assolutamente unico, che ancora oggi non ha pari per influenza ed importanza sia diretta che indiretta: Jules Verne. Lo scrittore francese è il simbolo supremo di fantasia, della creatività capace di guardare al domani, al futuro, all’avventura, creando le basi per ciò che intere generazioni di cineasti hanno poi reso simboli della settima arte. Ma tutto è cominciato con lui, a lungo ritenuto un mero autore secondario.

Uno scrittore incapace di concepire il presente

Si può sostenere in un certo senso che Jules Verne e il cinema siano quasi nati assieme, ad ogni modo poco ci manca. Animato da uno spirito d’avventura che già da ragazzino lo fece salire su una nave di nascosto per raggiungere l’India, grande studioso di letteratura, poesia e filosofia, Verne soprattutto durante il suo periodo di studi a Parigi, diventò in breve un tuttologo tanto appassionato quanto trasversale. La scienza in quella metà di ‘800 infatti scopriva i grandi rettili del passato, il magnetismo, l’elettricità, ci si cominciava ad interrogare su che cosa ci fosse nello spazio mentre i motori cominciavano ad entrare nella nostra vita, la tecnologia ad ogni livello dettava una fortissima accelerazione della civiltà. Tutto questo si sarebbe trasmesso in ben 62 tra romanzi e racconto, che fanno di Verne l’antesignano della fantascienza, del fantasy, nonché uno dei più grandi innovatori del concetto di avventura e di racconto di formazione.

Attivo nel teatro fin da inizio carriera, ebbe però la fortuna di essere connesso fin dall’inizio dalla Francia che creava la settima arte, tant’è che una delle immagini più iconiche di sempre, il fotogramma di Viaggio nella Luna di George Melies, costituisce ancora oggi uno degli omaggi più sentiti e belli di sempre.
Fu il primo film di fantascienza ed era tratto da quel “Dalla Terra alla Luna” scritto nel 1865, che poi si sarebbe prolungato con “Intorno alla Luna”. Era il 1870, mancavano ancora cent’anni a vedere Neil Armstrong fare il grande passo per l’umanità sul suolo lunare. Eppure Verne era come se avesse sempre saputo che l’uomo avrebbe superato ogni confine utilizzando la tecnica, la volontà di scoprire qualcosa di diverso, di raggiungere nuovi orizzonti. E indovinate, era stato proprio lui, lo scrittore francese, ad andare oltre le varie isole di pirati, balene, signori del crimine o fiere nascoste nelle foreste con cui la letteratura si era posta nei confronti del pubblico.

La realtà sull’uomo nascosta dietro la fantasia

“Viaggio al centro della terra”, “20.000 leghe sotto i mari”, “il Dottor Oss”, “Mastro Zacharius”, “il giro del mondo in 80 giorni”, “l’isola misteriosa”, “5 settimane in pallone”, “I figli del capitano Grant”, “Michele Strogoff” …l’elenco è lunghissimo, completarlo significa ricordare come il cinema in più di cent’anni di storia abbia preso spunto da tutto questo, lo abbia materializzato di fronte ai nostri occhi.

A guardare con più attenzione, si può essere anche tentati dal ritenere che Verne avesse una sorta di macchina del tempo, perché ha saputo prevedere quanto la tecnologia avrebbe infine soppiantato la religione, si sarebbe impadronita della nostra civiltà, fino a soppiantare valori antichi e radicati.

A stesso modo ha rinnovato il concetto di eroe (quanto c’è di lui in Indiana Jones?) quanto di antieroe. Al contrario di tanti altri romanzieri del suo tempo, Verne ha sempre descritto uomini afflitti da sensi di colpa, curiosità, dubbi, paure e soprattutto un rapporto problematico con sé stessi e la società. A voler fare il nome di capitano Nemo, ci si accorge che questo personaggio, incredibilmente misterioso, affascinante, è stato la base per sostanzialmente ogni villain, ogni antieroe che dal cinema, ai fumetti, alle serie tv, fino ai videogiochi, ha dominato il nostro storytelling degli ultimi decenni. E il Nautilus, sorta di meraviglia tecnologica, ha anticipato anche il concetto di guerra moderna, dove il coraggio umano conta meno di zero, ed invece la vittoria è garantita dalla superiorità tecnica. Ma al contrario del positivismo, di quell’Inghilterra vittoriana in cui ogni domanda pareva trovare una risposta nella nuova scoperta, Verne anticipando la fantascienza più matura, ne ha fatto comunque un prolungamento dell’animo umano. Qualcosa che poi sarebbe stato ripreso nella sua visione più oscura da sottogeneri come il cyberpunk e il distopico.

Il padre del cinema come astrazione

Verne seppe anche farci comprendere la distanza che separava tuttora l’occidente dal resto del mondo, e benché da certi punti di vista le sue avventure possono essere tacciate di eurocentrismo, con popoli stranieri sovente descritti come selvaggi, mangiatori di carne umana o simili, la realtà è ben più complessa. Verne ha saputo per primo farci comprendere la limitatezza del punto di vista occidentale, in un’epoca in cui il colonialismo imperava, egli mostrò il rovescio della medaglia: non riuscire a comprendere e capire culture diverse. Dalle profondità marine, da quelle isole misteriose e abissi infinti che poi avrebbero fatto la fortuna dei Kaiju, di King Kong, Godzilla, posto le basi per i grandi antichi di Lovecraft, il suo sguardo intuì che altri Nautilus sarebbero finiti a navigare ma stavolta tra le stelle.

Qualcosa che dall’animazione giapponese, a Guerre Stellari, da Flash Gordon fino ai fumetti Marvel, passando per Ritorno al futuro e 2001: Odissea nello Spazio, ci avrebbe parlato di altre civiltà, di sogni lontani, ma soprattutto di uomini alle prese con i misteri della natura e mondi in fiamme.

A guardare la corsa verso lo spazio durante la Guerra Fredda, l’ossessione per Marte, la sua fiducia nell’uomo e allo stesso tempo una perfetta coscienza delle difficoltà insite nella sperimentazione, che in quanto tale è sempre votata al fallimento proprio per realizzarsi nel suo potenziale. Jules Verne ha fatto sì che uomini come Spielberg, Kubrick, Lucas, Lang, Miyazaki, Scott o Cameron avessero quella base di idee, valori e mondi, grazie alla quale ancora oggi sogniamo ad occhi aperti in una sala cinematografica.
E dire che a suo tempo, fu considerato un autore “minore”, quando di fatto ha aperto alla grande narrazione globale, popolare, ai giovani come fruitori preferenziali.

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