Si vota per le regionali, con un occhio a Sanremo

“La sinistra prende Sanremo. La destra Lazio e Lombardia”. Il titolo calzantissimo del quotidiano “Libero” in realtà sembra il perfetto racconto di questa campagna elettorale per le regionali. Una campagna in sordina, sul piano politico, e rumorosa sul piano musicale. Non più propaganda nelle piazze, ma esclusivamente sul palco del festival della canzone italiana.

Il fatto che da cinque giorni vita morti e miracoli del festival campeggino nelle pagine di cronaca politica, la dice lunga sullo stato comatoso della nostra classe partitica. Ovviamente è un festival tagliatissimo politicamente, giocato sulla retorica (vuota) dei diritti civili, che fa comodo soprattutto a ciò che resta del Pd. E il “microfono di Dio”, quello che nel ’48 chiamava a raccolta gli elettori contro il nemico alle porte, non è più quello di Padre Lombardi, ma più semplicemente di Amadeus. Il partito democratico, intento a gestire la sua sopravvivenza in un’incomprensibile lotta interna per il potere, ha pensato bene di inserire il pilota automatico: la gestione delle elezioni regionali è stata affidata ora a Chiara Ferragni, ora a Roberto Benigni, ora all’immagine del presidente Mattarella che dagli spalti dell’Ariston è sembrato benedire la Costituzione più bella del mondo dalle incursioni presidenzialiste della “destra autoritaria”. A questo siamo arrivati: alla sinistra che si fa commissariare da Fedez e da Elodie.

Un modo per cavalcare l’onda nazionalpopolare, nella speranza che l’onda elettorale non li travolga. Perché, a scanso di grandi sorprese, nelle due piazze di Lombardia e Lazio la vittoria del centrodestra appare scontata. Entrambe le coalizioni, tuttavia, avranno i loro tormenti post-voto. Se la sinistra dovrà trovare uomini e idee per dare segni di vita, la maggioranza governativa rischia di certificare ancora una volta lo strapotere di Fratelli d’Italia sugli alleati. Le truppe meloniane potrebbero dilagare nelle fortezze lombarde di Lega e Forza Italia, esacerbando la frustrazione degli alleati. E rendendo più complicato il cammino del governo su dossier scontati, soprattutto sul piano dei rapporti con l’estero, in un consesso internazionale dove l’Italia sembra contare più nemici che amici.

Da ultimo, il terzo polo sonderà, ancora una volta, il suo potere di interdizione, soprattutto con la scelta di Moratti in Lombardia. Mentre i Cinque Stelle di Giuseppe Conte, sempre in Lombardia, dovranno dimostrare, evitando il tracollo, che il “campo largo” col Pd ha ancora speranze. Insomma, non sono elezioni di passaggio: o, per dirla con lessico sanremese, non “sono solo canzonette”.

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