lunedì, 3 Febbraio 2025
Immunità dei giganti del web nel mirino della Corte Suprema
La Corte Suprema Usa si appresta ad esaminare la prossima settimana una legge di 27 anni fa che protegge i giganti del webda azioni legali e penali per i contenuti pubblicati dai loro utenti. Promulgata quando il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg aveva solo 11 anni e Google non era neanche nella mente dei suoi creatori, la legge 230 è considerata inviolabile dai suoi difensori e dalle aziende come Instagram, Twitter, Youtube e Wikipedia che in virtu’ di essa vengono considerate semplicemente dei contenitori. L’idea dietro al provvedimento era quella di proteggere l’allora embrionale mondo di Internet da cause legali a cascata e consentirgli di prosperare, incoraggiando al contempo le aziende del web di moderare i propri contenuti. All’epoca la maggior parte dell’attenzione era rivolta ai contenuti sessuali, ma con il passare del tempo sul web sono cominciati ad arrivare altri pericoli come l’estremismo jihadista, i crimini d’odio, la violenza in genere. In due udienze, martedì e mercoledì, i massimi giudici americani ascolteranno le argomentazioni portate dai familiari delle vittime di alcuni attacchi terroristici che accusano Google e Twitter di aver “aiutato” l’Isis pubblicandone la propaganda. Tra loro la famiglia di Nohemi Gonzalez, la studentessa americana di 23 anni uccisa dai jihadisti a Parigi negli attentati del 13 novembre del 2015 mentre cenava in un bistrot. Sono 28 gli Stati che hanno chiesto alla Corte Suprema di rivedere la legge che protegge i giganti del web.