sabato, 8 Febbraio 2025
Steven Spielberg, sono rimasto il bambino di Fabelsman
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(ANSA) – BERLINO, 21 FEB – “Sono rimasto come il bambino di
THE FABELSMAN, sento ancora oggi lo stesso livello di
eccitazione quando trovo un libro o una sceneggiatura, o mi
viene in mente un’idea originale che penso possa diventare un
buon film. Un’eccitazione seconda forse solo alla nascita di un
bambino. Quella sensazione è ancora viva in me”. Così oggi
Steven Spielberg, 76 anni, incontrando la stampa alla Berlinale
che gli consegnerà sabato sera l’Orso d’Oro onorario alla
carriera. E questo subito prima della visione del suo ultimo
film, THE FABELSMAN, in corsa per ben sette Oscar.
E ancora il regista parlando di questo suo ultimo film: “Ho
sempre voluto raccontare la storia di mia madre, mio padre e
delle mie sorelle. Un’idea che è stata dentro di me tutta la
vita e che traspare in tutti i miei film che, alla fine, sono
sempre personali. Anzi molti di loro riguardano proprio la
famiglia. Ma niente certo come THE FABELSMAN la racconta nei
particolari”.
Sottolinea poi il regista che ha girato oltre 100 film e serie
tv, ottenuto diciannove candidature agli Oscar e ha vinto tre
statuette: “Mia madre diceva sempre: quando racconterai la
nostra storia? Eppure ti ho dato così tanto materiale buono,
quando userai quel materiale? È stato durante la pandemia che mi
sono passate in testa tante brutte idee, che mi hanno davvero
spaventato. Ho iniziato così a pensare alla mortalità,
all’invecchiamento e questa paura che provavo per la pandemia mi
ha dato il coraggio di raccontare la mia storia personale”.
Il film preferito? “Non lo dirò mai, i film sono come i figli,
non ce n’è uno preferito. Sicuramente però posso dire che
quello più difficile, fisicamente ed emotivamente, è stato
SCHLINDER’S LIST.
E conclude: “Penso che SCHLINDER’S LIST abbia il primato di
andare oltre se stesso. La Shoah Foundation ha raccolte
testimonianza in tutto il mondo, da quelle armene di terza
quarta generazione a quelle raccolte a Sarajevo fino a quelle di
Cambogia e Ruanda. Quindi l’archivio si è espanso oltre
l’Olocausto ad altri genocidi. E la Germania, e in particolare
Berlino, è stata la nostra prima sede europea nel 1994”. (ANSA).