lunedì, 25 Novembre 2024
Sui migranti è l’ora delle scelte nette e non delle mezze misure
L’ultima tragedia di migranti in mare ci fornisce una lezione molto semplice: sull’immigrazione non servono più mezze misure. Anzi, le mezze misure, i compromessi, sono la causa dell’ennesimo disastro. Sarebbe finalmente il caso di fare una scelta netta: o lasciamo entrare tutti i migranti, accontentando i paladini dell’accoglienza ad ogni costo, oppure chiudiamo le frontiere e impediamo le partenze delle zattere dei disperati.
Non c’è di via di mezzo. Nonostante i tentativi di arginare il fenomeno, nel 2002 più di un terzo dei migranti illegali diretti in Europa ha scelto l’Italia come porta di ingresso. Perché proprio l’Italia? Non solo per questioni di vicinanza geografica, ma soprattutto perché nel nostro Paese viene quotidianamente alimentata la speranza di restare sul territorio e di non essere rimpatriati. Se fosse chiaro che l’unico esito di uno sbarco in terra italiana sarebbe il riaccompagnamento immediato nel paese di partenza, probabilmente l’incentivo alla traversata verrebbe meno. E anche il fiorente mercato dei trafficanti – anche quello prospera sui proclami internazionalisti di casa nostra – ne uscirebbe ridimensionato.
Giunti a questo punto, è chiaro che in Europa la discussione è fuori fuoco. Ancora siamo parlando di redistribuzione e di accoglienza, con un gioco delle parti tra Paesi europei, alcuni dei quali adoperano la tragedia migratoria come merce di scambio per ottenere profitti politici su altre pratiche. Eppure inizia a diventare ovvio che il problema non è più accogliere e distribuire: il problema è impedire che i migranti arrivino.
Non basta regolamentare le Ong, o snellire le pratiche per i richiedenti asilo. Occorre un’opera molto più drastica e ambiziosa, che comporta avere il coraggio di scontrarsi con la filosofia dominante. Vale a dire quella narrazione dei buoni sentimenti che da anni domina la scena mediatica, la stessa narrazione che è pronta ad attribuire al governo ogni catastrofe in mare. Quando invece i “mandanti morali” sono i campioni del buonismo, che nel nome dei buoni sentimenti prolungano lo strazio, e rendono più difficile trovare soluzioni.