sabato, 8 Febbraio 2025
Krzysztof Zanussi, un film con i detenuti di Secondigliano
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(ANSA) – NAPOLI, 15 MAR – Fare cinema nel carcere di
Secondigliano. È la nuova sfida del regista polacco Krzysztof
Zanussi, 83 anni, al lavoro con lo scrittore Rocco Familiari e
Marta Bifano in un laboratorio con i detenuti impegnati a
riscrivere il dramma teatrale ‘L’odore’, per un lungometraggio
con la regia di Paolo Colangeli e il contributo della Film
Commission Regione Campania.
Tutto nasce proprio dal lavoro teatrale di Familiari diretto
da Zanussi con Bifano e allestito l’anno scorso all’interno
dell’istituto, un dramma sul tema della separazione affettiva.
Al laboratorio che ne è seguito partecipano anche il
protagonista Blas Roca Rey con la sceneggiatrice Francesca
Pedrazza Gorlero. Oltre a riscrivere il testo, traducendolo in
una sceneggiatura, i detenuti eseguono anche scene salienti
della storia. Il docu-film, coprodotto da Loups Garoux
Produzioni, Media Mediterranea ed Arti Magiche, sarà destinato
alla diffusione in scuole e università ma anche su piattaforme.
“Il carcere di Secondigliano – spiega Marta Bifano – è una
struttura circondariale modello diretta da una donna illuminata,
Giulia Russo, coadiuvata nella sua attività da un’equipe di
ferro. Il teatro, i laboratori che sosteniamo nei vari istituti
circondariali, sono oggi strumenti decisivi per rieducare i
reclusi e per restituire loro una dignità di persona”.
Al centro del dibattito c’è l’affettività negata nelle
carceri italiane. Trentuno paesi europei autorizzano con varie
procedure le visite affettive dei detenuti, ricorda infatti
Pedrazza Gorlero. In Germania e Svezia ci sono miniappartamenti
dove il detenuto è autorizzato a vivere per alcuni giorni con la
famiglia. Avviene anche in Spagna. “La nostra iniziativa –
spiega Colangeli – vuole farsi ambasciatrice culturale di questa
importante azione civile per l’emancipazione del concetto di
detenzione”.
“Ora con la guerra che si avvicina anche all’Italia dal punto
di vista economico, la visione di una vita soft finisce, si
ritorna a una drammaticità dell’esistenza, e questo cambierà il
pubblico”, dice Zanussi. “Sono molto vecchio e ho scritto molte
storie e finché posso voglio continuare a lavorare per
raccontare il senso profondo del dramma e del mistero delle
nostre esistenze”. (ANSA).