Israele nel caos per la riforma della giustizia. Netanyahu cede e la rinvia

Pochi minuti fa il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha fermato l’iter per l’approvazione della contestatissima riforma della giustizia. La decisione è arrivata dopo le manifestazioni di protesta della scorsa notte e quelle di oggi, alle quali hanno partecipato più di 600.000 persone. Non appena si è saputo che il ministro della Difesa Yoav Galant che aveva chiesto il blocco della riforma almeno fino al giorno dell’Indipendenza nazionale (26 aprile 2023) «in modo da ritrovare l’unità nazionale» era stato licenziato dal premier la gente è scesa per le strade. Galant in un comunicato aveva detto pur condividendo il progetto che «già adesso esiste un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale. La sicurezza dello Stato di Israele è la missione della mia vita. Per Israele, indossando l’uniforme dell’IDF, l’ho rischiata dozzine di volte e anche adesso, per il suo bene, sono pronto a rischiare e pagare qualsiasi prezzo».

Parole che non sono piaciute a Netanyahu che appena rientrato dalla visita di stato in Inghilterra lo ha licenziato. Nir Barkat ministro dell’Economia di Israele, sostiene il premier Netanyahu nella decisione di fermare il progetto «Lo Stato di Israele ha la precedenza su tutto, il popolo di Israele ha la precedenza su tutto. Sosterrò il primo ministro nella decisione di fermarsi e tracciare un nuovo corso. La riforma è necessaria e la realizzeremo, ma non a prezzo di una guerra civile». Stamattina ha parlato il presidente israeliano Isaac Herzog che ha chiesto a Netanyahu di fermare la contestatissima riforma «La gente è attanagliata da una profonda paura”. La sicurezza, l’economia, la società tutto è minacciato. Gli occhi dell’intero popolo di Israele sono puntati su di voi, abbiamo assistito a scene molto difficili. Faccio appello al Primo Ministro, ai membri del governo e ai membri della coalizione. Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per amore della responsabilità a cui siamo obbligati, ti invito a interrompere immediatamente il processo legislativo della riforma». Il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha affermato che «Gli Usa restano preoccupati per la situazione in Israele. Abbiamo invitato il governo israeliano a trovare un compromesso sulla riforma e Il presidente Joe Biden ha condiviso direttamente e in modo molto franco le sue preoccupazioni con il premier israeliano Benyamin Netanyahu». Stamattina il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca rispondendo al giornalista israeliano Barak Ravid aveva affermato che «Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per lo sviluppo degli eventi in corso in Israele, compreso per il potenziale impatto sulla prontezza militare sollevato dal ministro Yoav Gallant, che sottolinea l’urgente necessità di un compromesso». A proposito di Stati Uniti Asaf Zamir console generale di Israele a New York, si è dimesso per protesta contro la decisione del premier di licenziare il ministro della Difesa Gallant «Non posso più continuare a rappresentare questo governo. Considero mio dovere garantire che Israele rimanga un faro di democrazia e libertà nel mondo». Clamorosa invece la scelta fatta dal comandante della polizia di Tel Aviv, Ami Eshed, che si è unito ai manifestanti che a migliaia sono scesi in strada a protestare dopo la cacciata del ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant.

Le cinque componenti principali della riforma giudiziaria

1. Clausola di sostituzione

Il Parlamento israeliano (Knesset) potrebbe annullare le decisioni della Corte Suprema con una maggioranza semplice di 61 voti su 120 membri della Knesset

2. Nomina dei giudici

Le riforme cambierebbero il modo in cui vengono selezionati i giudici della Corte Suprema, dando essenzialmente alla coalizione di governo al potere il controllo della loro nomina. Oggi i giudici sono scelti da un comitato di nove membri: tre giudici della Corte Suprema – compreso il presidente dell’Alta Corte –, due rappresentanti dell’Ordine degli avvocati e quattro membri che sono rappresentanti eletti (due ministri e due membri della Knesset). Se queste riforme venissero approvate, i due rappresentanti dell’Ordine degli avvocati sarebbero sostituiti da due rappresentanti pubblici scelti dal ministro della Giustizia. Ciò darebbe al governo in carica la maggioranza dei voti per la selezione dei giudici.

In altre parole, il governo al potere avrebbe cinque seggi su nove nel comitato quando si tratta di nominare nuovi giudici della Corte Suprema. Ma tenete presente che questa è una riforma che è stata spinta per un bel po’ di tempo, perché ci sono molti che credono che l’Associazione degli avvocati israeliani non abbia posto nel comitato, e che coloro che selezionano i giudici della Corte Suprema dovrebbero riflettere maggiormente il pubblico.

3. Età pensionabile anticipata per i giudici

Oggi la Corte Suprema israeliana ha 15 giudici. Una volta nominati, i giudici prestano servizio fino al pensionamento all’età di 70 anni, a meno che non vengano rimossi o scelgano di dimettersi dall’incarico. Le riforme giudiziarie abbasserebbero l’età pensionabile per i giudici della Corte Suprema a 67 anni. Se attuata, la mossa richiederebbe che quattro dei 15 giudici attualmente in carica si facciano da parte. Ciò significherebbe che il nuovo governo potrebbe occupare quei posti con le proprie selezioni secondo le regole della nuova riforma giudiziaria.Va notato che in passato c’è stata una spinta a farlo perché molti sostengono che ci deve essere sangue nuovo e una società israeliana più varia nell’Alta Corte.

4. Prova di ragionevolezza

La Corte Suprema non sarebbe più in grado di giudicare la legislazione, le nomine o altre decisioni del governo della Knesset sulla base della «ragionevolezza». Che cosa significa? Ecco due esempi.

Il mese scorso, la Corte Suprema ha stabilito che la nomina di Aryeh Deri, capo del partito Shas, a ministro da parte del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu fosse «altamente irragionevole» a causa delle sue passate condanne penali. Se la Corte Suprema non l’avesse fatto, Deri – che è stato condannato per frode e corruzione – sarebbe attualmente ministro del governo israeliano.

Nel 2007, quando la Corte Suprema stabilì che la decisione del governo di non rafforzare le aule di Sderot contro gli attacchi missilistici era «irragionevole».

Sderot è una città del sud di Israele che confina con la Striscia di Gaza, e i residenti locali hanno solo circa 15 secondi per raggiungere i rifugi antiaerei, motivo per cui la Corte Suprema ha affermato che sarebbe irragionevole aspettarsi che intere aule possano correre verso un rifugio antiaereo in tempo durante un attacco. Il tribunale ha ordinato all’allora Primo ministro Ehud Olmert di rafforzare immediatamente le scuole.

5. Consulenti legali

Il piano include anche la modifica della legge in modo che i ministri del governo possano nominare i propri consulenti legali, cosa che al momento non è di loro competenza. Oggi i ministri ricevono consulenza da consulenti che operano sotto il ministero della Giustizia, ovvero la magistratura. Queste riforme significherebbero che anche i consulenti legali del governo perderebbero la capacità di prendere decisioni vincolanti e sarebbero solo in grado di fornire consulenza. Ogni ministero ha un consulente legale che dice cosa è legale o meno secondo la legge e l’attuale governo sostiene che i consulenti legali nominati dalla magistratura sono di parte.

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