lunedì, 25 Novembre 2024
Elizabeth Hale, semplicemente un «difficile» soggetto borderline
Audrey Elizabeth Hale lunedì 27 marzo ha ucciso 6 persone nell’assalto compiuto alla Covenant School di Nashville, nel Tennessee.
Da quanto emerso Elizabeth Hale avrebbe un profilo coerente col Disturbo Borderline di Personalità, all’interno del quale in cui si includono la paura del rifiuto, ma anche instabilità delle relazioni interpersonali. La parola borderline in passato veniva utilizzata solo in riferimento alla condizione di un disturbo emotivamente instabile, oggi, invece, viene associata anche a sbalzi d’umore, depressione grave, ma anche a disturbi bipolari non psicotici. Le classificazioni più moderne l’annoverano anche in casi di disregolazione emozionale e instabilità del soggetto. Semplificando possiamo immaginare un disturbo caratterizzato da emozioni eccessivi e variabili, nonché da instabilità di identità. Queste persone soffrono di crolli di fiducia in sé stessi, tanto da cadere in comportamenti autodistruttivi e distruttivi relativamente alle relazioni interpersonali. Tra le caratteristiche di questi pazienti, si ritrova una generale instabilità esistenziale.
I soggetti borderline possono diventare anche dei criminali. La paura dell’abbandono in queste persone può essere così forte da giustificare un omicidio, come nel caso della Hale, così come in quello analizzato lo scorso anno nella profilazione di Salvador Ramos, lo shoot murder della strage di Uvalde. Nel caso della Hale possiamo ritrovare l’angoscia abbandonica nel messaggio inviato all’amica prima della strage “sentirai parlare di me quando sarò morto”.
Le sparatorie pubbliche di massa nell’ultimo decennio sono divenute non solo più frequenti, ma anche maggiormente mortali. Il campione di tiratori pubblici di massa è rappresentato prevalentemente da uomini. Nella storia sono presenti solo 4 donne all’interno del campione, due delle quali avrebbero commesso l’azione delittuosa in collaborazione con un tiratore di sesso maschile Il caso della Hale rappresenterebbe quindi il quinto caso.
Di interesse sarebbe il fatto che le sparatorie motivate dall’odio e dalla ricerca della ricerca di fama sarebbero aumentate dal 2015. Tale fenomeno sarebbe in parte spiegabile dalla diffusione dei social media: da un lato questo avrebbe comportato un maggior bisogno di riconoscimento sociale, dall’altro avrebbe favorito il fenomeno dell’emulazione. Nei casi che coinvolgono mass murder, e talvolta atti di natura terroristica, con grande frequenza si presenterebbero casi di emulazione. Buona parte di questi risulterebbero essere collegati in una distanza temporale non maggiore a 18 giorni. Gli assassini si sarebbero quindi ispirati a stragi fatte in precedenza. Considerando la diffusione dei sociali media, su cui vengono diffusi anche i video in diretta da parte di chi sta compiendo la strage, è possibile identificare uno dei diversi fenomeni in gioco che hanno condotto all’incremento statistico considerato in corso di analisi.
Circa il 30% dei tiratori di massa avrebbe sperimentato fenomeni di natura psicotica, mentre gli autori che avrebbero agito in base alle loro allucinazioni rappresenterebbero il 10% dei casi. Tali elementi indicherebbero come sia alta la variabilità dei disturbi di natura psicopatologica, evidenziando l’importanza dell’analisi ad personam. Dalla ricostruzione delle storie di vita degli assassini di massa emergerebbe che, l’80% degli shooter fosse in un periodo di crisi nel periodo antecedente la commissione del delitto, intendendo come crisi un evento limitato nel tempo che travolge i normali meccanismi di coping, ovvero i meccanismi di risposta e di adattamento all’ambiente. Anche in questo caso il fenomeno sarebbe assolutamente individuale e sarebbe ravvisabile in un marcato cambiamento comportamentale. Ad esempio, circa due terzi dei tiratori di massa, avrebbero mostrato una maggiore agitazione prima della sparatoria. La maggior parte dei tiratori di massa avrebbe mostrato da uno a quattro segnali di crisi, mentre oltre un terzo dei tiratori avrebbe mostrato cinque o più segnali di crisi.
Molti tiratori pubblici di massa sarebbero suicidi, ma questo non è un dato che stupisce, si consideri infatti che, le sparatorie di massa potrebbero essere paragonabili a degli spettacoli pubblici di violenza intesi come atti finali. Che sia autoinflitta, o per mano di agenti di polizia, o dopo l’ergastolo, è plausibile considerare una sparatoria di massa come una forma di suicidio. Gli assassini di massa solitamente non tentano in alcun modo di evitare la cattura a eccezione degli offender, con movente di natura materiale o quelli in cerca di attenzione. Questi possono ingaggiare una sparatoria con la polizia, ma sono consapevoli di essere in inferiorità numerica e che avranno la peggio. Gran parte degli assassini di massa sceglie il suicidio o la “morte per mano di un poliziotto”.