domenica, 24 Novembre 2024
Le prove contro Olindo e Rosa; i dubbi dell’inchiesta che potrebbe riaprirsi
Per la strage di Erba potrebbe esserci un nuovo giudizio nonostante le condanne definitive inflitte a Olindo Romano e Rosa Bazzi. Infatti a distanza di 17 anni dalla strage dove vennero brutalmente assassinate quattro persone e ferita gravemente una, il procuratore generale Cuno Tarfusser ha chiesto la revisione del processo. Una richiesta presentata in un’istanza di 58 pagine che cercano di smontare le tre prove chiave dell’impianto accusatorio contro Rosa e Olindo.
La strage
La richiesta di revisione sostanzialmente tende a sollevare dei dubbi sull’indagine condotta ad Erba, un piccolo comune del comasco sotto shock per la brutalità degli omicidi avvenuti e che hanno sconvolto il Paese intero. La strage è avvenuta la sera dell’11 dicembre 2006 quando i vigili del fuoco intervenuti per spegnere il fuoco in un appartamento di via Diaz, a Erba hanno trovato quattro cadaveri e un ferito grave. Sono Raffaella Castagna, 30 anni; suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni e tre mesi; la madre Paola Galli, 57 anni; la vicina di casa Valeria Cherubini, 55 anni. Il sopravvissuto si chiama Mario Frigerio, ha 65 anni ed è il marito della Cherubini. L’assassino lo ha sgozzato ma non poteva sapere che Frigerio aveva una malformazione congenita che lo ha salvato consentendogli di raccontare cosa è avvenuto quella sera. Azouz Marzouk, 26 anni, marito di Raffaella, diventa il sospettato principale anche per i precedenti penali per droga ma il giorno della strage era in Tunisia.Così la svolta arriva meno di un mese dopo. L’8 gennaio 2007 Rosa Bazzi e Olindo Romano,, vengono fermati e portati in carcere. Le liti condominiali che la coppia aveva con le vittime della strage erano note e a giorni sarebbero culminate in un’aula di tribunale. I due coniugi sostengono di avere un alibi: quella sera erano a cena in un fast food di Como. Agli inquirenti esibiscono lo scontrino che lo dimostra. Ma c’è un buco di due ore, che quindi è compatibile con l’orario degli omicidi.
Le prove
Diverse le prove contro i due condannati. La principale è una macchia di sangue, sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini e trovata all’interno dell’auto di Olindo Romano. Una traccia ematica «Molto nitida», scrissero i giudici, «non degradata» e quindi non frutto di possibile contaminazione, come invece ipotizzava la difesa. Secondo la Procura quella traccia di sangue è stata trasportata nell’auto dei Romano da Olindo, dopo aver calpestato il sangue delle vittime per le aggressioni mortali da lui stesso provocate.
C’è poi la famosa testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, che ha riconosciuto in Olindo il suo assalitore.
La terza prova è la confessione stessa dei due coniugi: “Quando ho finito di ucciderle – ha spiegato Rosa durante un interrogatorio – ho deciso di bruciare tutto perché dovevo cancellare loro e tutto il male che mi hanno fatto. Era tutto finito, dovevano sparire”. Una confessione però poi ritrattata anche se esistono alcune intercettazioni in carcere agli stessi Rosa e Olindo nei dialoghi con alcuni detenuti nelle quali i due confermerebbero le loro confessioni.
A queste ammissioni si aggiungeranno, a circa un mese dai fatti, quelle rese dal marito, Olindo Romano, e raccolte dai Carabinieri, il 10 gennaio del 2007, prima dell’arrivo dei magistrati nel carcere di Bassone, a Como. “Mia moglie ha partecipato con me fin dall’inizio dell’irruzione e in particolare ha commesso l’omicidio del bambino, l’incendio della cameretta e successivamente l’omicidio della Cherubini, al quale ho partecipato anch’io, io la spranga e lei il coltello”, fa scrivere nel verbale di interrogatorio.
La richiesta di revisione
Tarfusser nel suo documento cerca di smontare le tre prove principali che hanno portato all’ergastolo Rosa e Olindo. Sull’istanza presentata alla Corte di Appello di Brescia scrive dell’attendibilità di Frigerio: “Dati clinici acquisiti dopo il 2010 applicati al caso specifico, dimostrano che Frigerio sviluppò, a seguito dell’aggressione, una disfunzione cognitiva provocata da intossicazione da monossido di carbonio, arresto cardiaco, shock emorragico e lesioni cerebrali focali, dati scientifici nuovi che portano alla conclusione che in relazione alle dichiarazioni rese i giorni 20, 26 dicembre 2006 e 2 gennaio 2007, il testimone fu progressivamente indotto ad aderire a suggerimenti che determinarono l’installazione di una falsa memoria circa la corrispondenza fra l’aggressore sconosciuto e Olindo Romano”.Tarfusser cerca anche di sollevare dei dubbi sulla validità del contesto investigativo definendo le prove per cui sono stati condannati Rosa e Olindo maturate in “un contesto che definire malato sarebbe un esercizio di eufemismo”. Il procuratore generale parla inoltre di confessioni “indotte”, le definisce “dichiarazioni auto accusatorie da considerarsi false confessioni acquiescenti”, quelle rilasciate dai due coniugi fatte nella speranza di usufruire di qualche beneficio di legge. Mentre sul sangue ritrovato sul battitacco dell’auto di Olindo sottolinea:”La repertazione e documentazione dei prelievi appare assai carente circa il rispetto di comuni parametri di attendibilità e verificabilità scientifica, ancora di più qualora si riporti la competenza di tale attività in ambito forense”.
Rosa e Olindo per la strage di Erba sono stati condannati all’ergastolo. Ora starà alla Corte d’appello di Brescia decidere se accettare l’istanza di Cuno Tarfusser o respingere questa nuova ricostruzione dove ci sarebbero anche due testimoni, un tunisino ed un ex carabiniere che si è occupato delle indagini. Secondo la difesa il primo sarebbe pronto a sostenere che frequentava la casa dove si è consumata la strage e che era usata per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Mentre l’ex carabiniere dichiarerà che le intercettazioni non sono complete e ci furono delle pressioni per far confessare Rosa e Olindo.