mercoledì, 27 Novembre 2024
Un nuovo documento inguaia la nostra magistratura sul caso di Artem Uss
«Solo in Italia poteva accadere una cosa del genere», così commenta a Panorama un funzionario del Pentagono che protetto dall’anonimato rincara la dose: «I magistrati italiani che hanno gestito la vicenda di Artem Uss hanno fatto un danno irreparabile. Speriamo che si tratti solo di negligenza ma su questo è lecito avere più di un dubbio».
È questa l’atmosfera che regna a Washington D.C. in merito alla vicenda dell’imprenditore russo Artem Uss, fuggito lo scorso 22 marzo dalla casa di Bosco Vione di Basiglio (Milano). L’uomo figlio di Aleksandr Uss governatore della regione di Krasnoyarsk, fedelissimo di Vladimir Putin, era stato arrestato all’aeroporto di Malpensa il 17 ottobre 2022 perché inseguito da un mandato di cattura emesso dalle autorità americane per una serie di reati: contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia con elusione delle sanzioni e di frode bancaria, contrabbando di tecnologie militari dagli Usa verso la Russia e riciclaggio di denaro.
Il 22 novembre 2022 nonostante i pareri negativi del Ministero della Giustizia, e le pressanti richieste del Dipartimento della Giustizia americana che volevano che USS rimanesse in carcere, al 40enne russo vennero incredibilmente concessi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico poi facilmente manomesso. Gli americani preoccupati che i servizi segreti di Mosca, con hanno solidi agganci in Italia ad ogni livello, potessero organizzare la fuga prima dell’estradizione, scrissero una lettera il 19 ottobre 2022 (due giorni dopo l’arresto) nella quale si fa riferimento «all’altissimo rischio di fuga» di Uss.
Poi il dipartimento di Giustizia americano il 29 novembre 2022 (lettera protocollata il 19 dicembre 2022) scrisse di nuovo al nostro ministero della Giustizia chiedendalle autorità di Romdi assumere «tutte le misure possibili» per la custodia cautelare nei confronti di Artem Uss.
Nella lettera si legge «Le autorità statunitensi hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l’estradizione negli Stati Uniti, è stato o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito ad un provvedimento della Corte d’Appello di Milano. Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta- come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022- esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d’Appello di Milano». Ma non è tutto perché il Dipartimento USA ricorda nella sua missiva che i domiciliari «non garantiscono efficacemente la disponibilità del latitante per un’eventuale consegna» e per rafforzare il concetto gli americani avevano anche allegato i nomi di altri sei fuggitivi negli ultimi tre anni. Si tratta di Laura Virginia Fernandez Ibarra, cittadina spagnola fuggita da Firenze, il nigeriano Efeturi Simeon, sospettato di gravi truffe informatiche, il cittadino americano Christopher Charles Garner, ricercato per reati sessuali che venne arrestato e mandato agli arresti domiciliari a Genova, il greco Christos Panagiotakoupolos scomparso in Veneto, la svizzera Daisy Teresa Rafoi-Bleuler, originaria delle Isole Fiji e residente in Svizzera, colpita da un mandato di cattura internazionale emesso dal Tribunale degli Stati Uniti per corruzione e riciclaggio e fuggita da Milano, infine il tedesco Uwe Bangert, mandato ai domiciliari dai giudici di Trento nel 2019 che poi scomparve nel nulla.
Insomma gli americani avevano i loro buoni motivi per dubitare del sistema giudiziario italiano ma nonostante tutti i rilievi Artem Uss uscì dal carcere per andare agli arresti domiciliari. Ovvio che da quel momento l’imprenditore russo iniziò a organizzare la sua fuga ( aveva i suoi telefoni almeno fino al 13 marzo 2023) scoperta il 22 marzo 2023 e che secondo fonti investigative sarebbe stata organizzata nei minimi dettagli, tanto che USS «è riuscito a lasciare l’Italia cambiando la macchina più volte». Altro aspetto incredibile è che la moglie di Artem Uss aveva lasciato l’Italia il 13 marzo (autorizzata dalle autorità italiane), ma nemmeno in questo caso a nessuno (forse) è venuto in mente. Altro aspetto che doveva far scattare l’allarme era il fatto che se Maria Yagodina Uss che si occupava del marito durante gli arresti domiciliari stava partendo qualcosa di grosso era in preparazione e qui non occorre essere degli 007 peraltro non pervenuti in questa storia, per capirlo. Bastava solo un po’ di buonsenso.
Evidente che la fuga sia stata possibile grazie una vasta rete di complici (probabilmente anche italiani) che hanno coperto la fuga dell’imprenditore russo che non ha certo problemi economici. Come è fuggito? Secondo le ricostruzioni della Procura Uss sarebbe fuggito in auto con un complice (i ROS hanno le immagini), poi avrebbe cambiato più volte veicolo fino alla frontiera slovena «raggiunta in poche ore, da qui in Serbia e infine in Russia dove è riapparso agli inizi di aprile. Ma chi ha organizzato l’interazione operazione? A Washington non hanno dubbi in proposito: «L’FSB russo ha solidi legami in Italia da decenni e grazie alla capacità di corrompere ad ogni livello fare un’operazione come questa è fin troppo facile magari aiutata dalla mafia serba (molto presente a Milano, n.d.a) con la quale l’FSB ha importanti e consolidati rapporti». A proposito di complici: 4-5 persone risulterebbero al momento indagate per aver favorito l’evasione. Sul fronte politico-giudiziario c’è da registrare che il ministero della Giustizia ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo. Come scrivono il Corriere della Sera e La Repubblica, il Ministro Carlo Nordio addebita ai tre giudici Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino di aver deciso i domiciliari «senza prendere in considerazione», quelle circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere. In sintesi Nordio accusa i giudici di «non aver valutato elementi dai quali emergeva l’elevato e concreto pericolo di fuga». Immediate le reazioni della magistratura che attacca a palle incatenate il Ministro della Giustizia. All’ANSA il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia ha affermato che «Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri è che il Ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato. Da quanto leggo da un informato articolo di stampa – prosegue – l’addebito disciplinare muove censure al merito della decisione, contesta gli apprezzamenti dei fatti operati dal Collegio giudicante e non pare focalizzare l’attenzione sui profili di potenziale responsabilità disciplinare che, secondo la legge, sono costituiti esclusivamente dalla negligenza inescusabile». A lui ha fatto eco il leader delle toghe progressiste di Area, Eugenio Albamonte: «È un esercizio dell’azione disciplinare a furor di popolo, anzi di governo, che crea un precedente molto grave in termini di invadenza del potere esecutivo sull’autonomia e indipendenza della giurisdizione ed un modo per scaricare sugli altri le proprie responsabilità». Per Magistratura democratica quella di Nordio «è una inedita, non consentita e pericolosa interferenza nel lavoro dei giudici. Per Magistratura Democratica (MD) «è gravissima l’iniziativa del ministro Nordio nei confronti dei giudici del caso Uss.Usare la leva del disciplinare per operare pericolosi condizionamenti dei giudici rende i cittadini più esposti ed indifesi, costituendo, una sostanziale aggressione alle libertà costituzionali fondamentali». Infine MD auspica «tutta la comunità giuridica riconosca la gravità del momento e reagisca compatta. Sotto attacco non ci sono solo i giudici di Milano, ma la libertà e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla giustizia». Il premier Giorgia Meloni sul caso ha affermato lo scorso 15 aprile mentre trovava in visita istituzionale in Etiopia: «La fuga di Artem Uss del 22 marzo è un fatto abbastanza grave, quando tornerò in Italia ne parlerò con il Ministro Carlo Nordio per capire bene come sono andate le cose. Sicuramente ci sono delle anomalie, e l’anomalia principale credo sia la decisione della Corte di Appello di offrire arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere quella decisione anche quando c’era un’iniziativa sull’estradizione, perché ovviamente in quel caso il rischio di fuga diventa più evidente». Fin qui la cronaca di un brutto cortocircuito tra gli apparati italiani che rischia di compromettere i rapporti fin qui ottimi tra il governo di Roma inizialmente guardato con sospetto, e l’amministrazione americana ma non solo; il rischio è che anche tra i rispettivi apparati (i Governi passano mentre i Funzionari governativi restano) si sia creata una crepa pericolosa anche perché negli Stati Uniti (e non solo) c’è chi è convinto che Artem Uss «sia stato messo nelle condizioni ideali per poter fuggire per fare un favore a Vladimir Putin». Ora per sgombrare il campo da sospetti e pericolose insinuazioni c’è solo un modo: scoprire e rimuovere i colpevoli grazie ai quali Artem Uss è fuggito dall’Italia.