Tokyo: Djokovic, non sapevo se venire perché volevo pubblico

(ANSA) – ROMA, 22 LUG – “Io quando gioco sento l’energia del
pubblico, negativa o positiva che sia. Possono tifare per me o
per il mio avversario ma, credetemi, questa è una delle
principali ragioni per le quali continuo a giocare a tennis ad
alto livello da così tanti anni”.
    Novak Djokovic parla per la prima volta dal suo arrivo a Tokyo
per i Giochi, in cui partirà come favorito per l’oro del tennis.
    Lui però ama vivere l’Olimpiade non tanto per la vittoria quanto
per ciò che significa e l’atmosfera che si vive. Non a caso, il
numero uno del tennis è uno di quelli, nelle sue apparizioni al
villaggio atleti, che più si presta per le foto ricordo con
atleti di ogni tipo di disciplina, dal lottatore della Mongolia
alla specialista dello skateboard del Brasile e all’atleta della
squadra dei Rifugiati.
    “Questo è uno dei maggiori interrogativi che mi sono posto
prima di venire – spiega Djokovic -, quando ho saputo che non ci
sarebbe stato il pubblico. Perdere un elemento chiave come i
tifosi significa vedere tutto in modo differente. Però, in ogni
caso, questi rimangono i Giochi Olimpici, un evento unico, e
quindi, nonostante le domande che mi sono posto, alla fine ho
deciso di venire”. “E ho fatto bene e ora sono felice – ha
aggiunto il vincitore di Wimbledon – perché l’Olimpiade
significa tante cose belle e ora me lo sto godendo: sì, questo è
qualcosa di speciale”.
    Se vincerà l’oro dei Giochi e poi l’US Open, Djokovic diventerà il primo tennista della storia ad effettuare il ‘Golden Slam’,
cioè vincere nello stesso anni i 4 tornei più importanti del
panorama tennistico e l’Olimpiade: ci pensa? “Parliamone dopo
questa Olimpiade – la risposta del serbo -, adesso vado avanti
giorno dopo giorno, perché in passato quando ero troppo
concentrato su questo obiettivo non è andata come avrei
voluto”. Finora il massimo che Djokovic ha ottenuto alle
Olimpiadi è il bronzo in singolare a Pechino 2008, sua prima
apparizione ai Giochi: questa volta vuole salire sul gradino più
alto del podio. (ANSA).
   

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