giovedì, 6 Febbraio 2025
Cannes teme le proteste, Fremaux punge governo italiano
Potrebbe saltare la corrente elettrica e il festival di Cannes, che si apre domani con Johnny Depp re Luigi XV in Jeanne du Barry di Maiwenn, restare al buio, potrebbe esserci una protesta a sera sul red carpet in solidarietà con l’Ucraina, contro il cambiamento climatico, contro la regista Maiwenn antifemminista, contro la riforma delle pensioni che da mesi lacera la Francia, di sicuro venerdì fuori l’hotel extralusso Carlton che ha appena riaperto dopo due anni di restauri si sono dati appuntamento i sindacati della Cgt in lotta e il lunedì ci saranno anche i cineasti attivisti a dare solidarietà. E’ il programmino dal 16 al 28 maggio, premiere di film attesissimi a parte.
Sono vietate le manifestazioni (come ogni anno in verità) nella zona della Croisette ma pur confidando in risoluzioni e dialogo con le istituzioni, gli organizzatori fiutano il peggio. Il delegato generale Thierry Fremaux lo premette senza giri di parole, per avvisare tutti: “per due settimane Cannes è una specie di ombelico del mondo, una ribalta per tutti”. Cannes ha una lunghissima storia in tal senso ma questa volta il loro stesso avviso ‘potrebbero tagliare l’energia elettrica’ suona sinistro, anche se da queste parti si ricorda il post 11/9 con misure di sicurezza eccezionali.
La missione del festival di Cannes, al netto della cronaca, però è un’altra: rinsaldare i rapporti con Hollywood e dintorni, recuperare gli asiatici che tornano finalmente in massa dopo la pandemia, mostrare che Cannes ‘è’ il festival, la rassegna in cui si lanciano i nuovi talenti che poi viaggiano per premi fino agli Oscar, confermare il festival come laboratorio culturale dove si accolgono tutte le cinematografie senza razzismi di sorta (“quest’anno abbiamo la Mongolia e il Sudan, oltre al Senegal e il Cile”, ha sottolineato Fremaux più volte) e si spalancano le porte alle donne con sette registe nel concorso, un record, proprio da un festival che il collettivo 50/50 per anni ha messo dati alla mano sotto accusa per misoginia. “Il festival 2023 è testimone di un tempo in cui lo sguardo femminile illumina tutte le arti, non solo il cinema. Da qui partirà una nuova generazione di cinema, giovane, affrancata dai maestri e tutta la selezione è orientata ai nuovi talenti pur accanto ai maestri assoluti come Bellocchio, Kaurismaki, Wenders, Scorsese, Loach e tanti altri”. E anche la giuria, presieduta dallo svedese due volte Palma d’oro Ruben Ostlund (andato agli Oscar proprio con Triangle of Sadness premiato qui nel 2022) è “irregolare, inconsueta, giovane”. Insomma, promette, sarà una bella annata “in dialogo tra le generazioni” quella che si apre domani con la cerimonia condotta da Chiara Mastroianni. L’Italia ha una ribalta d’eccellenza, con ben tre film in concorso: Rapito di Marco Bellocchio, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, La Chimera di Alice Rohrwacher.
Fremaux decanta le lodi del cinema italiano “resistente” a dispetto delle istituzioni e ribadisce come già detto a Parigi a metà aprile: “è paradossale che il governo non lo sostenga come meriterebbe. Il nostro modello francese funziona, merito anche di quello che fa la politica, in Italia invece non accade ed è un peccato, così la crisi delle sale non si risolverà mai. Il cinema italiano è forte ma anche estremamente fragile e andrebbe protetto”, dice il delegato generale del festival, ribadendo la regola del festival: “un film che passa qui, come Jeanne du Barry domani, deve avere l’uscita cinematografica necessariamente, con una eco mediatica che fa bene al ritorno del pubblico in sala”. Sull’uscita in sala dei film in concorso è tetragono da sempre, con il plauso del settore francese, a costo di rompere i ponti con le piattaforme e a perdere gli americani come accaduto in passato favorendo di fatto l’accogliente Mostra di Venezia. Ma con la stoccata alle politiche italiane sul cinema ora c’è anche la voce cinema nella lista delle cose da sistemare tra Macron e Meloni.
Sono attese 35mila persone nelle due settimane del festival, oltre 1000 i giornalisti. La sostenibilità è un’aspirazione potente: lo scorso anno fu plastica free tutto il palazzo, insieme al badge alla stampa fu data una borraccia per ricaricare l’acqua potabile comunale. Quest’anno il taglio è sul mitico red carpet della Montee des Marches, la salita delle star più fotografata al mondo (con gli Oscar e il Met Gala): è stato dimezzato come dimensioni con un risparmio di 1.400 chili di moquette. E pazienza: l’importante che lo calpesti Johnny Depp.
Qualche imbarazzo per il pirata dei caraibi accusato di violenza domestica dall’ex moglie? “E’ stato assolto – dice Fremaux- e il film l’ho preso dopo la risoluzione giudiziaria. A me interessa Depp come attore”. (ANSA).