Tra memorie della Shoah e pandemia la Amsterdam di Steve McQueen

(ANSA) – CANNES, 18 MAG – Una toponomastica della Shoah,
ripercorrendo civico per civico le strade che oggi calpestiamo
inconsapevoli ma che hanno vissuto dal 1940 alla liberazione
alleata momenti drammatici. Qui abitava la famiglia catturata e
portata ad Auschwitz, qui una donna nascose più di 100 ebrei, e
via dicendo, via per via, civico per civico, una sorta di
stradario dello sterminio quello che ha portato al festival il
regista premio Oscar per 12 anni schiavo, l’inglese Steve
McQueen. Proprio a Cannes fece scalpore nel 2008 con il suo
primo film pugno nello stomaco, Hunger, la storia dei patimenti
fino alla morte di Bobby Sands il membro dell’Ira interpretato
da Michael Fassbinder, vincendo la Camera d’or. “Ho accolto con
grande interesse il suo documentario e prenoto il nuovo film di
finzione” ha detto il delegato generale del festival di Cannes
Thierry Fremaux presentando Occupied City. E’ ambientato ad
Amsterdam, la città in cui McQueen vive da 27 anni e il lockdown
per la pandemia lo ha fatto riflettere sugli spazi cittadini. La
vita nella città occupata dai nazisti la conosciamo per Il
diario di Anna Frank, questo film di Steve McQueen ne prosegue
idealmente la vicenda raccontandoci tutto il resto di quella che
fu una delle comunità più perseguitate di tutta Europa, composta
all’epoca di 100mila persone. Le immagini sono quelle della
Amsterdam di oggi e la cosa che più resta è quel ‘Demolished’,
demolito, che molto spesso accompagna la narrazione ad indicare
che quei luoghi che hanno vissuto il terrore non esistono più e
sopra ci hanno costruito altro, palazzi, alberghi, piazze, bar,
ristoranti. La suggestione delle scene spesso dall’alto con il
drone, deriva oltre che dal racconto, dal momento in cui McQueen
fa le riprese: la Amsterdam deserta della pandemia, proponendo
un parallelo (improprio?) con il coprifuoco imposto durante la
guerra. Il film, 4 ore, si ispira ad Atlante di una città
occupata (Amsterdam 1940-1945), opera della compagna di Steve
McQueen, la storica olandese Bianca Stigter. “Questo film parla
tanto del presente quanto del passato”, ha detto McQueen a
Variety. “Sfortunatamente, sembra che non impariamo mai dal
passato”, ha aggiunto, riferendosi all’ascesa dell’estrema
destra. (ANSA).
   

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