I big data diventano arma, allarme degli esperti

(ANSA) – ROMA, 26 LUG – Ormai i dati personali raccolti e
venduti a terzi da praticamente tutte le applicazioni, possono
essere usati come arma, uno scenario prospettato da molti anni
che ora è realtà. Lo affermano diversi esperti al Washington
Post dopo il caso del vescovo americano Jeffrey Burrill,
costretto a dimettersi dopo che un giornale ha scoperto, sulla
base dei dati teoricamente anonimi di una app, la frequentazione
di alcuni bar gay.
    “E’ la prima volta, che io sappia, che un’entità
giornalistica traccia una specifica persona e usa le
informazioni raccolte come arma – afferma Bennett Cyphers, della
Electronic Frontier Foundation, attiva sui diritti digitali -.
    Questo è esattamente il tipo di minaccia alla privacy che
abbiamo descritto per anni”: Le app raccolgono dati come età, sesso, spostamenti dedotti
dal Gps o abitudini nell’uso del browser, che poi vengono
venduti a terze parti che li usano per messaggi commerciali
mirati, indagini di mercato o ricerche. In teoria i dati più
sensibili, come il nome, vengono cancellati, ma una ricerca già
nel 2013 ha dimostrato che basta incrociarne quattro di quelli
che invece vengono trasmessi, ad esempio età, sesso, codice di
avviamento postale della residenza, poer identificare
univocamente il 95% degli utenti. “I consumatori non hanno molti
strumenti per difendersi – afferma Serge Egelman
dell’International Computer Science Institute -. Una volta che i
dati lasciano il dispositivo non c’è modo di sapere che cosa
succederà, chi li riceverà. Non c’è nessuna consapevolezza di
come verranno usati”. (ANSA).
   

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